MEDIOBANCA WAR - TRA LA LISTA DI NAGEL E QUELLA PROMOSSA DA MILLERI (CON IL SUPPORTO DI CALTAGIRONE) SARÀ BATTAGLIA ALL’ULTIMO VOTO. IL RISULTATO FINALE DIPENDERÀ MOLTO DALL’AFFLUENZA IN ASSEMBLEA, CHE VIENE STIMATA INTORNO AL 75% – TRA LE INCOGNITE APERTE C’È IL 2,2% DEI BENETTON: VOTO NEUTRALE O, COME IN GENERALI, PER IL DUPLEX MILLERI-CALTA? – I PROXY DEGLI INVESTITORI ISTITUZIONALI (DA ISS A GLASS LEWIS) SI SONO SCHIERATI A FAVORE DELLA LISTA NAGEL MA CON QUALCHE CREPA: IL PUNTO DEBOLE È IL CANDIDATO PRESIDENTE, PAGLIARO, CHE NON È UN INDIPENDENTE COME RICHIEDONO GLI STANDARD DELLE GRANDI BANCHE…
-Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per "Affari & Finanza - la Repubblica"
La rappresentazione più scenografica che viene fatta in questi giorni di Mediobanca è quella di un fortino nel quale sono asserragliati con l’elmetto in testa i due condottieri Renato Pagliaro e Alberto Nagel. […] Pagliaro e Nagel sono gli eredi di Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi, i banchieri che hanno segnato la nascita della banca d’affari e il suo periodo di splendore al centro del sistema finanziario e imprenditoriale italiano.
[…] Fino al 2016 Mediobanca ha combattuto battaglie riguardanti le proprie partecipazioni, come Generali, Fonsai, Rcs, quando queste rischiavano di produrre ricadute negative. Questa volta è diverso perché l’attacco è rivolto direttamente al management della banca e alla formazione del suo organo di governo, il consiglio di amministrazione.
L’origine della contesa ha un prologo inaspettato. Il cavalier Leonardo Del Vecchio, ex martinitt e costruttore di un impero nella produzione e distribuzione di occhiali, incrocia gli uomini di Mediobanca in una piazza che di finanziario ha poco: l’Istituto europeo di oncologia (Ieo).
Dall’alto dei suoi 30 miliardi di patrimonio voleva rilevarlo e investire 500 milioni per farlo diventare un polo d’eccellenza. Ma il suo progetto si è scontrato con i guardiani del fortino, visto che lo Ieo era un fiore all’occhiello di Cuccia. «Ho chiesto in alternativa che venisse scorporato il Monzino, ma anche su questo ho ricevuto un rifiuto», disse Del Vecchio nel 2018.
Da lì è partita la battaglia, con acquisti di azioni Mediobanca fino ad arrivare al 19,74% del capitale, con una richiesta a salire oltre stoppata dalle ferree regole della Bce.
Ora Del Vecchio non c’è più, ma ha lasciato le consegne al suo manager di fiducia Francesco Milleri, che in vista dell’assemblea del 28 ottobre ha prima trattato per entrare nella lista promossa dal cda uscente ma quando ha visto che gli interessi non coincidevano ha presentato una lista di minoranza lunga, composta da cinque candidati, che potrebbe giocarsela per diventare la più votata. Eventualità che i banchieri del fortino considerano una iattura.
[…] La partita è tutta qui: uno scontro di culture e filosofie che si scarica sulle regole di governance. Gli investitori istituzionali dovrebbero votare compatti la lista del cda ma qualche crepa sta comparendo all’orizzonte: il punto debole è il candidato presidente, Pagliaro, che non è un indipendente come richiedono gli standard delle grandi banche. Questo neo è stato fatto notare nella raccomandazione di Iss, che però non ha influito sul giudizio complessivo.
Venerdì sera a mercati chiusi è arrivato anche il consiglio di Glass Lewis, l’altra grande società di proxy, che ha confermato il giudizio favorevole per la lista del cda. Il risultato finale dipenderà molto dall’affluenza in assemblea, che viene stimata intorno al 75%.
E anche dall’orientamento di alcuni investitori, come Edizione dei Benetton che ha il 2,2%, Unipol con un altro 2% e altri piccoli investitori con quote tra lo 0,5% e l’1,5%. Se la lista del cda guidata da Pagliaro e Nagel riuscirà a prevalere si andrà avanti con un consiglio molto compatto intorno al capoazienda, con sole tre voci esterne provenienti dai soci di minoranza. Se invece prevarrà la lista presentata da Milleri, allora le voci nuove nel cda saranno cinque, ma ciò non andrà a influenzare la maggioranza del cda che occuperà nove posizioni tra cui il presidente e l’ad.
In molti si domandano quale sarà il punto di caduta finale di questa partita. Milleri ha pieni poteri grazie all’investitura di Del Vecchio ma la famiglia alle sue spalle mugugna e preferirebbe concentrarsi sui lauti dividendi di Essilux. Il quadro potrebbe cambiare proprio con le modifiche alla governance che stanno per essere introdotte dal ddl Capitali, i cui contenuti sono stati influenzati dalle posizioni di Francesco Gaetano Caltagirone, alleato di Milleri con in portafoglio il 9,9% di Mediobanca.
Se davvero dal gennaio 2025 gli azionisti di minoranza verranno rappresentati in cda con il metodo proporzionale, allora gli uomini di Milleri potrebbero salire a 6, rendendo più difficile la gestione della banca e la presa di Mediobanca su Generali. I due veterani nel fortino però non si danno per vinti e contano sul sostegno del mercato per continuare a fare quello che hanno fatto finora: gestire con estrema prudenza la banca, far crescere il credito al consumo (gioiello lasciato da Cuccia), gestire patrimoni, controllare Generali e i suoi lauti dividendi da redistribuire ai fondi in cambio del loro consenso. […]