Francesco Spini per “la Stampa”
«Chiudiamo il 2023 con un risultato molto positivo, anticipiamo gli utili netti previsti dal piano al 2025 di due anni», dice l'ad Carlo Messina commentando i conti di Intesa Sanpaolo. I profitti della banca balzano del 76,4% a 7,7 miliardi di euro (l'ultimo trimestre si chiude con utili a 1,6 miliardi) mentre nel 2024 e 2025 sono pronti, assicura il banchiere, a sfondare il muro degli 8 miliardi.
Questo anche grazie ai motori del risparmio gestito e dell'assicurazione che, con le commissioni, compenseranno il calo degli interessi netti una volta che la Bce avrà iniziato il taglio dei tassi.
Senza contare la svolta digitale che «grazie alla piattaforma Isitech», su cui la banca ha investito 2,8 miliardi.
Fatto sta che il «miglior anno di sempre» – dove i proventi operativi netti sono in crescita del 17,2% a 25,14 miliardi – farà felici gli azionisti: ai soci vanno 5,4 miliardi in dividendi, tra i 2,6 pagati a novembre come acconto e i 2,8 che saranno proposti all'assemblea. Altri 1,7 miliardi arriveranno sotto forma di riacquisto di azioni proprie. Una serie di azioni che confermano Intesa (+1,27% ieri in Borsa) come «la prima in Europa quanto a dividend yield», il rendimento da dividendo. Con 7,1 miliardi in distribuzione, il payout complessivamente supera il 90%, ma si confronta col 100% di Unicredit.
gian maria gros pietro carlo messina giovanni bazoli
Messina però non crede nelle spremiture a oltranza: «Bisogna avere chiaro che le aziende non sono mucche da mungere, ci deve essere un giusto equilibrio per dare dividendi per cassa e poi se c'è capitale in più fare ulteriori distribuzioni». Intesa deciderà anno per anno sul fronte dei buyback. Quest'anno scatterà a giugno, dopo il via libera della Bce e dei soci. Messina, sportivamente, fa i «complimenti ai risultati» di Unicredit, «che sono ottimi» con gli 8,6 miliardi che aggiudicano a Piazza Gae Aulenti il derby degli utili.
Andrea Orcel «fa un lavoro eccellente», ammette l'ad di Intesa, il quale parla però di «approcci diversi». Del tipo: «Noi in un trimestre facciamo rettifiche su crediti che loro fanno in un anno».
E mentre non prevede acquisizioni, per via della dimensione già raggiunta in Italia e l'impraticabilità del cross border, il numero uno di Intesa Sanpaolo non si sottrae nemmeno alle domande che riguardano il futuro della governance della banca, che tra un anno affronterà il rinnovo dei vertici.
Le indiscrezioni che vedono in pole position l'ex numero uno della Compagnia di Sanpaolo, Francesco Profumo, per sostituire Gian Maria Gros-Pietro alla presidenza di Ca' de Sass lasciano assai freddo Messina. «Sono molto legato a Profumo, lo stimo moltissimo», è la premessa. «Ha contribuito al successo di Intesa Sanpaolo così come io ho contribuito al suo successo in Compagnia».
Detto ciò, «credo che Gros-Pietro stia facendo un lavoro eccellente come presidente». Tanto più che al prossimo giro di nomine «il 50% dei consiglieri perderà i requisiti di indipendenza e non potrà essere rinnovato, tra di essi tutti i presidenti dei comitati».
E se «io sono disponibile a continuare e voglio continuare nel mio ruolo, e credo che questo sia nell'interesse degli azionisti e del management», col venir meno dei presidenti dei comitati, «ritengo che il presidente sia una di quelle figure che difficilmente possano essere cambiate».
In sostanza la presidenza di Intesa «oggi è in ottime mani e restando dov'è evita rischi operativi di governance. Poi, ovviamente, decidono gli azionisti». E Profumo? «Farò di tutto perché abbia posizioni importanti dappertutto». Messina parla anche dell'Abi, «dove stiamo solo se comandiamo», sintetizza. Chiede «una condivisione delle scelte fondamentali e delle cariche fondamentali. Se accadrà, Intesa sarà ben felice di far parte dell'associazione a pieno titolo. Se invece l'Abi rimarrà un soggetto che non riconosce il nostro peso specifico, faremo le nostre valutazioni. Per ora abbiamo intenzione di restare».
CARLO MESSINA GIUSEPPE GUZZETTI