MURO DI GOMMA CONTRO LA CINA – PIRELLI FA SLITTARE IL RINNOVO DEL BOARD E LA PRESENTAZIONE DEL PIANO INDUSTRIALE 2025 IN ATTESA CHE IL GOVERNO DECIDA SE E COME ESERCITARE IL “GOLDEN POWER” PER RIDURRE “L'INFLUENZA” DEL SOCIO SINOCHEM, CHE OGGI HA LA QUOTA DI MAGGIORANZA DELL'AZIENDA CON IL 37% – AL G7 DI HIROSHIMA, L'ELEFANTE NELLA STANZA SARÀ PROPRIO IL TEMA DELLA SUPERPOTENZA ECONOMICA USATA DA PECHINO COME ARMA POLITICA. COME LIMITARE I RISCHI SENZA RINUNCIARE AI BENEFICI?
-1. L'IPOTESI GOLDEN POWER FA SLITTARE LA NOMINA DEL NUOVO CDA DI PIRELLI
Estratto dell'articolo di “La Stampa”
Pirelli, in attesa che il governo decida se e come esercitare il "golden power" in relazione al nuovo patto di sindacato tra ChemChina e i soci italiani, ha deciso di convocare per il 29 giugno l'assemblea per l'approvazione del bilancio e rinviare a una successiva assemblea, da convocare entro il 31 luglio, il rinnovo del board. Di conseguenza, spiega una nota, slitta anche la presentazione dell'aggiornamento del piano industriale al 2025. La presentazione verrà fatta entro la fine dell'esercizio 2023.
«Quella sul golden power è una procedura in fieri. È impossibile dire quale sarà il risultato: sapremo il risultato non prima di fine maggio o inizio giugno – ha detto Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e ceo del gruppo –. L'unica cosa che sappiamo è che ci sarà un ritardo - ha detto Tronchetti -. C'è una serie di quesiti sollevati da altri Paesi, com'è normale in questo tipo di processi».
I risultati del primo trimestre di Pirelli sono tutti in crescita: ricavi a 1,7 miliardi (+11,7%), Ebitda adjusted a 359,7 milioni (+8%),e utile netto a 115 milioni (+4,7%).
2. SUL TAVOLO DEL G7 LO SCONTRO USA-UE SUI RAPPORTI CON LA CINA
Estratto dell'articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica”
L’elefante nella stanza del G7, la prossima settimana a Hiroshima, sarà un dragone: la Cina e la sua superpotenza economica, usata sempre di più da Pechino come arma politica. Come contrastarla in maniera coordinata? Come limitare i rischi del rapporto industriale con la Cina senza rinunciare ai benefici? I Sette Grandi hanno cominciato a discuterne ieri a Nigata, nel più importante tra i vertici che anticipano il summit della prossima settimana, cioè quello dei ministri dell’Economia e delle Finanze.
[…] L’obiettivo degli Stati Uniti è inserire nel comunicato finale del G7 una risposta condivisa a questa arma impropria, compattando il fronte delle democrazie. Ma più che vere ritorsioni pronte ad essere azionate, su cui i Paesi europei resistono, è probabile ci si limiti a una dichiarazione di intenti, secondo indiscrezioni raccolte da Bloomberg .
Tra i Paesi più prudenti - non da oggi - c’è la Germania, la cui industria ha in Cina un mercato fondamentale. Lo conferma anche l’atteggiamento di Berlino a un secondo tavolo in corso, diverso ma collegato, quello sull’undicesimo pacchetto di sanzioni europee per la guerra in Ucraina.
La proposta preliminare della Commissione ipotizza non solo di punire le aziende extra-Ue che aggirano i blocchi commerciali imposti contro Mosca, ma anche di limitare gli scambi con i loro Paesi. Un’ulteriore escalation che colpirebbe la Cina, le cui imprese stanno facendo affari d’oro in Russia. La Germania si è detta contraria, raccogliendo anche il supporto dell’Italia.
L’approccio che si sta cristallizzando in Europa nei confronti della Cina è sintetizzato da una formula usata da Ursula von der Leyen: “derisking”, cioè limitare i rischi della dipendenza economica, per esempio sulle materie prime strategiche, “senza decoupling”, cioè senza un divorzio completo dalla Repubblica popolare, di cui l’Europa non può fare a meno come fornitore, e non vuole fare a meno come mercato. Un messaggio rivolto anche agli Stati Uniti, che invece hanno a lungo parlato di separazione forzata dall’economia cinese.
Negli ultimi giorni però anche l’amministrazione Biden sembra aver modificato la sua retorica. Se da un lato il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha tratteggiato le linee di una nuova economia globale in grado di garantire sicurezza, proprio Yellen ha riconosciuto che un “decoupling” completo sarebbe un disastro.
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Gli Stati Uniti stanno cercando di ricostruire un minimo dialogo con Pechino: ieri a Vienna lo stesso Sullivan ha incontrato il responsabile della politica estera cinese Wang, gettando le basi per una futura telefonata Biden-Xi. […] Morale: gli Stati Uniti e l’Europa sembrano convergere verso il concetto di “derisking”, che potrebbe diventare la cornice comune delle relazioni con Pechino.