NAGEL METTE A CUCCIA CALTAGIRONE - DOPO LA BATTAGLIA (VINTA) SU GENERALI, L’AD DI MEDIOBANCA PROVA A FARE IL POMPIERE: “È NECESSARIO SUPERARE LA FASE DI ANTAGONISMO E ARRIVARE A UNA MAGGIORE COLLABORAZIONE” - PER TENDERE LA MANO, ALLA LISTA DI MINORANZA POTREBBE ESSERE AFFIDATA ANCHE UNA PRESIDENZA, QUELLA DEL COMITATO PARTI CORRELATE (IN POLE C'È CATTANEO) - I CONTI CHE BATTONO LE ATTESE, LA STRATEGIA DELLE “PICCOLE ACQUISIZIONI” E QUELLA SUL LEONE, CHE “SVOLGE UN COMPITO IMPORTANTE PER MEDIOBANCA"
-Francesco Spini per “la Stampa”
«È necessario superare la fase di antagonismo e arrivare a una maggiore collaborazione per il bene della compagnia e per tutti gli attori», dice l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel. L'argomento, ovviamente, è quello che ha tenuto banco negli ultimi mesi: le Generali, di cui Piazzetta Cuccia è primo azionista col 12,8%.
Finito lo scontro, con l'esito assembleare che ha premiato la lista del consiglio di cui Piazzetta Cuccia è stata grande sponsor, «ho la ragionevole aspettativa che si possa fare perché è stato possibile negli anni scorsi».
Nessun problema dunque che Francesco Gaetano Caltagirone, dopo aver perso la sfida di Trieste, abbia rinforzato fino al 5,5% anche la sua quota in Mediobanca, dove ora - come in Generali - è secondo socio, in questo caso dietro Leonardo Del Vecchio (19,4%): «Per noi tutti gli azionisti vanno bene e lavoriamo per tutti gli azionisti», afferma.
Nagel parla nel giorno dei conti dei nove mesi (l'esercizio si chiude il 30 giugno) che battono le attese e si caratterizzano con una «immutata traiettoria di crescita», come sintetizzano dalla banca: l'utile netto sale del 19% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, a 716 milioni, i ricavi avanzano del 9% a 2,147 miliardi, con un balzo delle commissioni del 13% a 645 milioni e un +3% del margine di interesse, a 1,106 miliardi.
Ai soci, Nagel presenta una remunerazione che, tra dividendi e riacquisto di azioni proprie, raggiunge un payout di circa il 100%. Mediobanca, afferma il suo numero uno, senza esposizioni verso geografie a rischio, «ha le caratteristiche per fare bene anche nel nuovo scenario», complicato dalla guerra in Ucraina.
Gli ambiti in cui il gruppo è impegnato (risparmio gestito, credito al consumo oltre al corporate&investment banking) «sono tre business in cui possiamo crescere, aumentare le dimensioni, prendere più quote di mercato».
La strategia preferita è «fare piccole acquisizioni». Ancora invece non si vede all'orizzonte quell'affare importante al punto da giustificare un'uscita da Trieste. Generali del resto «svolge un compito importante per Mediobanca, è un rischio decorrellato a quello bancario».
Anche nel terzo trimestre ha contribuito con 76,9 milioni ai profitti netti, fissati a 190 milioni. Inoltre «siamo molto soddisfatti di questa esposizione anche nello scenario a venire. Questo non vuol dire che non monitoriamo le opportunità».
Dopo il tentativo su Banca Generali voci hanno chiamato in causa Mediolanum, Anima, Azimut: «Oggi - chiarisce Nagel - non ci sono colloqui in corso o dossier aperti». La verità, sostiene, è che «per cambiare status quo dobbiamo avere delle opzioni concrete e altrettanto valide». Che ora non ci sono.
Nelle Generali, piuttosto, l'ottica è quella di trovare un nuovo equilibrio. Si capirà presto se ciò sarà possibile. Dopo la riconferma formale (a maggioranza) dell'ad Philippe Donnet oggi il cda delle Generali deciderà la composizione dei comitati che potrebbero essere confermati nel numero di sei.
Secondo alcune previsioni è possibile che alla lista di minoranza venga affidata anche una presidenza, quella del comitato parti correlate, per cui in pole position sarebbe il consigliere indipendente Flavio Cattaneo. Possibile che Caltagirone - unico socio in cda, se si esclude Clemente Rebecchini, che rappresenta Mediobanca - rientri nei comitati per gli investimenti e per le operazioni strategiche. Ma non sarà, questo, un terreno di scontro.