OCSE NON VEDE, FACEBOOK NON DUOLE – L’EX VICEPREMIER BRITANNICO NICK CLEGG, RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE DI FACEBOOK, FA UNA SUPERCAZZOLA SUL LAVORO DELL'OCSE SULLA NUOVA REGOLAMENTAZIONE DEI COLOSSI WEB: “SERVONO NUOVE REGOLE E NOI SAREMO COLLABORATIVI” - L’AVVERTIMENTO SUI RISCHI DELLA PERDITA DELLA RETE UNIVERSALE: “IN CINA STANNO ISOLANDO I CITTADINI. LA NOSTRA IDEA DI INTERNET POTREBBE SMETTERE DI ESISTERE NEL GIRO DI QUALCHE ANNO” (COME A DIRE, QUELLI CHE VERRANNO DOPO DI NOI SARANNO PEGGIO)
-Andrea Andrei per “il Messaggero”
Dateci delle regole, e noi le seguiremo. Ormai il mantra in casa Facebook è chiaro: che si tratti di fisco, privacy o gestione della piattaforma, l'importante è avere una regolamentazione a cui far riferimento. E questo perché è altrettanto chiaro che qualsiasi decisione presa in autonomia dal social network è fonte di grattacapi.
Lo ha ammesso con una certa onestà Nick Clegg, da un anno responsabile della Comunicazione di Facebook (ed ex vice primo ministro del governo di David Cameron in Gran Bretagna), che ieri è intervenuto alla Luiss di Roma per un incontro con gli studenti: «Facebook è consapevole dei propri errori. Capisco che alcuni legislatori riflettano, specialmente dopo il caso Cambridge Analytica, ma il mio messaggio alla nuova commissione e al nuovo Parlamento Ue è: mettiamoci al lavoro su nuove regole su privacy, portabilità dei dati, linguaggio d'odio e integrità nella comunicazione politica. Internet è entrato in una nuova fase, servono nuove regole».
Ma soprattutto, ha detto Clegg, «Se i governi vogliono cambiare il sistema di pagamento delle tasse, noi saremo collaborativi. Sosteniamo quello che sta facendo l'Ocse» in materia di web tax. E quindi ben venga, per Facebook, la decisione della Francia di Emmanuel Macron, che ha fatto slittare l'entrata in vigore della web tax per attendere la messa a punto del progetto dell'Ocse: «Spero che anche altri Paesi, come l'Italia, abbiano lo stesso approccio».
Clegg, riguardo alla politica fiscale di Facebook, non vuole sentir parlare di illegalità: «In Europa noi paghiamo le tasse in Irlanda, che è un membro dell'Unione Europea. Paghiamo le tasse dove l'azienda crea valore, nel nostro caso negli Stati Uniti: lì lo scorso anno abbiamo sborsato 5 miliardi di dollari».
LA RICETTA
Via libera alle regole nel Vecchio Continente, ma con un avvertimento: «Il ridimensionamento della Silicon Valley non è una ricetta per il successo delle aziende europee. La prossima Google o Alibaba potrebbe nascere in Europa se ci sono le condizioni per le aziende tecnologiche di prosperare». Secondo uno studio di Copenaghen Economics, citato da Clegg, «le app di Facebook hanno aiutato a generare più di 200 miliardi di vendite nell'ultimo anno e 3 milioni di posti di lavoro».
Ma non è l'unico avvertimento che Clegg ha voluto lanciare: «La nostra idea di internet potrebbe smettere di esistere nel giro di qualche anno. La Cina sta già isolando i suoi cittadini dal resto del mondo. Lì non si crede in una rete universale, che sia concepita alla luce dei valori della libera espressione, della responsabilità e della trasparenza, ma si punta al controllo e alla censura».
A proposito di libertà d'espressione, non poteva non finire sul tavolo la questione di Casapound e della decisione di Facebook di oscurare la pagina del gruppo politico (poi riammessa online da una sentenza del Tribunale di Roma) per incitazione all'odio: «È stata una decisione estrema ma legittima. La nostra policy si basa sul comportamento sia dentro che fuori dalla piattaforma. Ma ci atterremo a quello che decide il legislatore». La risposta di Casapound non si è fatta attendere: «Per fortuna la Costituzione prevale sulle multinazionali», ha commentato il leader Simone Di Stefano.
Lo scorso ottobre a Firenze, l'ad di Apple, Tim Cook, aveva lanciato una frecciata a Facebook sulla sua criptovaluta Lybra, dicendo che «nessuna azienda dovrebbe sostituirsi allo Stato coniando una valuta» e poi aggiungendo: «va bene vendere dei prodotti alle persone, ma non rendere le persone prodotti». «Lybra non è una valuta», ha risposto Clegg in un incontro a margine della conferenza, «è un metodo di pagamento che permette ai nostri 1,7 miliardi di utenti di pagare con il cellulare ovunque, soprattutto in Africa, Asia e America Latina dove molte persone sono fuori dal sistema bancario. E poi basta dire che noi vendiamo dati. Noi vendiamo pubblicità, che grazie ai dati che abbiamo a disposizione si adatta di più agli utenti. Apple porta avanti un modello di business a pagamento, che va bene nei Paesi più ricchi, ma non per la maggioranza delle persone in tutto il mondo. Noi offriamo servizi gratuiti, e così permettiamo a tutti di comunicare».