IN PANCIA ALLE BANCHE ITALIANE CI SONO 18,05 MILIARDI DI “ADDITIONAL TIER 1”: INTESA SANPAOLO NE HA PER 9,94 MILIARDI, UNICREDIT PER 6,41 MILIARDI, BANCO BPM PER 1,4 MILIARDI E FINECOBANK PER 300 MILIONI - GLI AT1 SONO BOND SUBORDINATI AD ALTO RISCHIO (I PRIMI CHIAMATI A COPRIRE LE EVENTUALI PERDITE NEI CONTI DEGLI ISTITUTI) CHE NON HANNO FORMALE SCADENZA MA SONO RIMBORSABILI, ALLA PARI, A CERTE SCADENZE TEMPORALI - QUALCHE VOLTA UNA FINESTRA DI RIMBORSO VIENE “CHIUSA” DA UN ISTITUTO PER LE AVVERSE CONDIZIONI DI MERCATO E IN QUEL CASO IL RENDIMENTO SALE…

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Estratto dell’articolo di Andrea Greco per “la Repubblica”

 

UNICREDIT INTESA SANPAOLO

Circa il 7% dei 250 miliardi di euro di bond subordinati di tipo «At1» in circolazione in Europa è targato Italia. Ammontano infatti a 18,05 miliardi gli Additional tier 1 nostrani, e sono stati emessi, con un crescendo iniziato nove anni fa, da quattro tra le principali banche italiane.

 

[…] Intesa Sanpaolo ne ha per 9,94 miliardi, Unicredit per 6,41 miliardi, Banco Bpm per 1,4 miliardi e Finecobank per 300 milioni. Non c’è niente di strano: la normativa continentale prevede che a fianco del capitale azionario ci siano obbligazioni a più alto grado di rischio, chiamate per prime a coprire le perdite che eventualmente emergano nei conti degli istituti; non a caso sono chiamati "quasi equity", strumenti assimilabili al capitale e solo per investitori professionali.

BPM

 

Solo che da una settimana i bond At1 ballano che è un piacere sui listini, per via del fatto che le autorità svizzere hanno deciso di azzerare tutti i 17 miliardi di At1 emessi da Credit Suisse prima di affidarla alla rivale Ubs, salvaguardando invece, almeno in parte, gli azionisti del gruppo in crisi.

 

Una mossa inattesa dagli investitori, dato che sovverte le gerarchie degli strumenti finanziari europei: la direttiva sulle risoluzioni bancarie Brrd (quella del famigerato "bail in" per limitare i salvataggi pubblici di banche in crisi) vede infatti al primo posto le azioni, tra chi si deve sobbarcare le perdite bancarie: e solo se questo non basta si erode il valore degli At1, poi dei bond Tier2 (o At2), poi degli altri titoli subordinati e solo alla fine si toccano i depositi dei clienti, tutelando quelli sotto i 100 mila euro.

Finecobank

 

Dopo un avvio di settimana con perdite pesanti, gli indici di questi strumenti hanno in parte recuperato, ma siamo sotto di un 10-15% rispetto a prima della crisi. Mentre i rendimenti stanno salendo, ormai, oltre le due cifre percentuali: tanto che diverse banche emittenti si chiedono se sia o meno il caso, in questa fase, di "richiamare" i titoli At1 in circolazione.

 

Una delle caratteristiche degli At1 è, infatti, la presenza di un’opzione "callable", per cui non hanno formale scadenza ma sono rimborsabili, alla pari, a certe scadenze temporali.

In genere le opzioni sono sempre rispettate, perché l’investitore non ama le sorprese.

 

Qualche volta, come nel caso del Santander del febbraio 2019 una finestra di rimborso viene chiusa dall’emittente, per le avverse condizioni di mercato. In genere i sottoscrittori non la prendono bene, il prezzo scende e il rendimento sale […] In genere questi rimborsi sono accolti con favore, come sinonimo di solidità […]

Santander

 

[…] Unicredit dovrà pensare bene a quel che sia meglio fare quando, il 3 giugno, scadrà l’opzione per richiamare un suo bond At1 da 1,25 miliardi, con tasso 6,63% che, in caso di mancato richiamo, salirebbe quasi al 9%. […] Gli altri callable di banche italiane hanno finestre nel 2024 (quattro, uno a testa per gli emittenti citati sopra a partire da Intesa Sanpaolo in maggio), mentre altri otto hanno l’opzione nel 2025. […]