LA PREVIDENZA ESPLODERÀ IN FACCIA ALLE NUOVE GENERAZIONI – L'INPS LANCIA L'ALLARME: L'ETÀ MEDIA DI ACCESSO ALLA PENSIONE IN ITALIA È DI 64,2 ANNI, GRAZIE ALLA POSSIBILITÀ DI USCIRE IN ANTICIPO RISPETTO ALL'ETÀ DI VECCHIAIA. QUESTO, INSIEME ALLA “GENEROSITÀ” DEI TRATTAMENTI RISPETTO ALL'ULTIMA RETRIBUZIONE, “RISCHIA DI CREARE SQUILIBRI PER IL SISTEMA PREVIDENZIALE” – CROLLA IL POTERE D'ACQUISTO: NEGLI ULTIMI DUE ANNI L’AUMENTO LORDO DEI SALARI È STATO DEL 6,8%, A FRONTE DELLA CRESCITA DEI PREZZI DEL 15-17%...
-INPS, IN PENSIONE IN MEDIA A 64,2 ANNI, RISCHIO SQUILIBRI
(ANSA) - L'età media di accesso alla pensione in Italia, grazie alla possibilità di uscire in anticipo rispetto all'età di vecchiaia, è di 64,2 anni e questo, insieme alla generosità dei trattamenti rispetto all'ultima retribuzione, rischia di creare squilibri per il sistema previdenziale. Emerge dal Rapporto annuale dell'Inps.
"Le previsioni Eurostat per l'Ue relative agli andamenti demografici - si legge - fanno presagire un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi crescenti di squilibri per i sistemi previdenziali, soprattutto per quei paesi, come l'Italia, dove la spesa previdenziale è relativamente elevata".
Nel 2021, l'ultimo anno per cui vi sono dati confrontabili, la spesa previdenziale italiana si è attestata al 16,3% del prodotto interno lordo (PIL), un livello inferiore solo a quello della Grecia, a fronte di una media europea del 12,9%".
"La spesa pensionistica italiana - prosegue il Rapporto - è particolarmente elevata per due motivi principali. Innanzitutto, l'età effettiva di accesso alla pensione di vecchiaia è ancora relativamente bassa a causa dell'esistenza di numerosi canali di uscita anticipata dal mercato del lavoro, nonostante un'età legale a 67 anni, tra le più alte in Europa.
Oltre a questo, le pensioni sono, in media, generose ed infatti il tasso di sostituzione della pensione rispetto all'ultima retribuzione percepita prima del pensionamento è tra i più elevati in UE, al 58,9%, quasi 14 punti percentuali sopra la media europea (45%)". L'Inps chiarisce che l'età media effettiva di pensionamento nel 2023 è di 64,6 anni se si considerano solo i pensionati Inps e non si considerano i casi di accompagnamento al pensionamento come l'Ape sociale e gli esodi.
L'età media di pensionamento è cresciuta di oltre due anni dai 62,1 anni del 2012, anno di entrata in vigore della riforma Fornero. L'Inps segnala che dal 2019 al 2021 i pensionamenti anticipati rispetto all'età di vecchiaia sono stati circa 500mila l'anno per poi scendere nel 2022 sotto quota 400mila e fissarsi a 300mila nel 2023. Tra il 2019 e il 2021 ha avuto una parte significativa Quota 100 ma la parte principale in tutti e cinque gli anni l'ha avuta l'uscita con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) possibile indipendentemente dall'età anagrafica.
INPS, 26,6 MILIONI LAVORATORI, UN MILIONE IN PIÙ DI 2019 ++
(ANSA) - Nel 2023 i lavoratori iscritti all'Inps con almeno una settimana di contributi sono stati 26,6 milioni, oltre 1,08 milioni in più del 2019. E' quanto emerge dal rapporto annuale dell'Inps che segnala come la differenza rispetto all'Istat dipenda dal fatto che l'Istituto di statistica faccia un'indagine campionaria mentre l'Inps dà un dato di flusso annuo.
Le settimane lavorate in media nel 2023 per ogni assicurato sono state 43,1 a fronte delle 42,9 medie del 2019. Hanno trainato l'aumento i dipendenti privati a tempo indeterminato mentre si sono ridotti gli autonomi. Si registrano 540mila lavoratori in più nati in Paesi extra Ue.
INPS, RISULTATO ECONOMICO 2023 +2.063 MILIONI (ANSA) - L'Inps ha registrato nel 2023 un risultato di esercizio positivo per 2.063 milioni di euro, in peggioramento di 5.083 milioni rispetto al 2022, quando è risultato pari a 7.146 milioni di euro. Lo si legge nel Rapporto annuale nel quale si chiarisce che per effetto del risultato d'esercizio conseguito e della riduzione del debito per anticipazioni di tesoreria (4.500 milioni), il patrimonio netto passa da 23.221 milioni di euro di inizio esercizio a 29.784 milioni al 31 dicembre 2023. Le entrate contributive nel 2023 raggiungono quota 269.152 milioni con un aumento sul 2022 del 5,08% mentre le uscite totali per prestazioni salgono a 398.063 con un aumento del 4,6%. I trasferimenti dello Stato salgono a 164.432 milioni con una crescita del 4,73%.
INPS, RETRIBUZIONI +6,8% SUL 2019 MA CALA POTERE ACQUISTO
(ANSA) - Al notevole recupero occupazionale, sia in termini di unità che di intensità di lavoro, "non è corrisposto un incremento dei redditi e delle retribuzioni tale da compensare pienamente la perdita di potere d'acquisto conseguente alla recrudescenza del fenomeno inflattivo". Lo si legge nel Rapporto annuale dell'Inps nel quale si sottolinea come si sia registrato un aumento lordo dei salari monetari del 6,8% nel periodo a fronte di un aumento dei prezzi attorno al 15-17%.
L'aumento delle retribuzioni monetarie è del 10,4% netto tra il 2021 e il 2023 anche grazie agli interventi di decontribuzione. In media le retribuzioni (comprese quelle part time e quelle dei contratti per solo una parte dell'anno) nel 2023 sono state pari a 25.789 euro lordi nell'anno. L'importo in media ha raggiunto i 39.176 euro per quelle full time e full year. A ottobre 2023, il 79% dei lavoratori, pari a circa 11,6 milioni di individui, ha beneficiato di questa riduzione contributiva.
Questa percentuale aumenta all'84% per le donne e supera il 90% per i giovani sotto i 35 anni. L'importo medio mensile della decontribuzione, corrispondente ad un aumento della retribuzione imponibile lorda, è stato di circa 100 euro (123 euro se si considerano i rapporti a tempo pieno e attivi per l'intero mese).
"L'effetto complessivo dell'esonero contributivo, del trattamento integrativo, delle modifiche alle aliquote e alle detrazioni - si legge - ha contribuito ad attutire in maniera importante l'impatto dell'inflazione. Se analizziamo, infatti, la variazione della retribuzione netta corrispondente al salario medio lordo degli anni 2021 e 2023, l'incremento sale da circa il 6,9% per il lordo ad un più consistente 10,4% per il netto. Si tratta, in ogni caso, di un valore ancora distante dal recupero pieno dell'inflazione".
INPS, PENSIONE MEDIA UOMINI SUPERIORE 35% A QUELLA DONNE
(ANSA) - Al 31 dicembre 2023 i pensionati erano circa 16,2 milioni, di cui 7,8 milioni di maschi e 8,4 milioni di femmine per un importo lordo complessivo delle pensioni erogate di 347 miliardi di euro. Lo si legge nel Rapporto annuale dell'Inps che chiarisce come il reddito medio da pensione per gli uomini sia superiore del 35% di quello delle donne.
"Sebbene rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (il 52%), si legge, le femmine percepivano il 44% dei redditi pensionistici, ovvero 153 miliardi di euro contro i 194 miliardi dei maschi. L'importo medio mensile dei redditi pensionistici percepiti dagli uomini era superiore a quello delle donne di circa il 35%. Per gli uomini il reddito da pensione è in media di 2.056,91 euro mentre per le donne è di 1.524,35 euro.