"MONTE" DEI PEGNI – MPS SI PREPARA ALL’ARRIVO DI UNICREDIT: IL PIANO "LIGHT" PRESENTATO DA BASTIANINI AL CDA PREVEDE 2670 ESUBERI E UN AUMENTO DI CAPITALE TRA DUE MILIARDI E DUE MILIARDI E MEZZO DA REALIZZARSI ENTRO APRILE. CIOÈ QUANDO ARRIVERÀ LA FUSIONE – UNICREDIT AVRÀ LO SCORPORO DEL CONTENZIOSO DA 10 MILIARDI E UNA BELLA DOTE FISCALE. IL MEF RESTERÀ AZIONISTA, MA PRIMA A PIAZZA GAE AULENTI C’È DA SCIOGLIERE IL NODO DELLA GOVERNANCE
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CLIMA ARROVENTATO IN UNICREDIT: LA GUERRA È TRA PADOAN E MICOSSI. L'EX MINISTRO SPINGE AFFINCHÉ IL COMITATO NOMINE (GUIDATO DA MICOSSI) SI DIA UNA MOSSA NELLA SCELTA DEL SUCCESSORE DI MUSTIER. LUI VORREBBE L'EX MPS MARCO MORELLI, PER FAVORIRE LE NOZZE PILOTATE - MICOSSI VORREBBE ASPETTARE L'ASSEMBLEA E HA UN ALTRO PROFILO IN MENTE
MPS, AUMENTO DI CAPITALE FINO A 2,5 MILIARDI, MPS SI PREPARA ALL’ARRIVO DI UNCIREDIT
Gianluca Paolucci per “la Stampa”
Il fabbisogno di capitale per Montepaschi è tra due miliardi e due miliardi e mezzo, da realizzarsi entro l'assemblea di aprile. Una stima di 2670 esuberi nell'arco del piano (entro il 2025), al netto delle nuove assunzioni. Conti in pareggio nel 2022 e ritorno all'utile nel 2023.
Un piano prudente, quello presentato dall'ad, Guido Bastianini ieri al cda, che resterà valido fino a quando non verrà realizzata la fusione alla quale il Tesoro sta lavorando ormai da mesi e per la quale Unicredit è l'unico candidato. Ovvero con ogni probabilità entro aprile, quando appunto verrà realizzato il rafforzamento patrimoniale annunciato ieri.
E al termine del quale il Tesoro resterà azionista, con una piccola quota, dell'istituto di piazza Gae Aulenti. Il piano d'altronde prevede «un sostanziale mantenimento dell'attuale modello operativo e dell'infrastruttura tecnologica della banca, al fine di non porre vincoli ad ipotesi aggregative».
D'altra parte, il ministero dell'Economia spinge per arrivare alla fusione in tempi rapidi e i numeri sui quali è scritto il piano rischiano di avere davvero poco valore. «Il piano industriale di Mps rappresenta soltanto il primo tempo di una partita molto più complessa nella quale incideranno la voglia, l'intenzione e la determinazione delle "parti interessate" rispetto alle decisioni già prese della Banca centrale europea e della Commissione europea», ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni.
Al di là degli effettivi spazi di manovra la volontà è chiara: tutto si risolverà in primavera, con l'aumento di capitale che rafforzerà l'istituto e contestualmente arriverà la fusione. Probabilmente con Unicredit, al momento l'unica «carta» in mano al Mef. Che avrà anche la dote fiscale prevista dalla manovra con l'utilizzo dei crediti d'imposta di Mps e lo scorporo del contenzioso fiscale da 10 miliardi che oggi pende sulla banca senese.
«Nessuna decisione è stata presa fino ad ora», replicano fonti del Mef, dove si conferma solo che sono in corso «le attività necessarie per dare attuazione alla decisione del Governo di vendere».
Per questo sarà interessante guardare come verrà risolto il nodo della governance di Unicredit dove nessuno, né i soci né tantomeno il Mef, hanno intenzione di fare nomine targate politicamente.
Per questo, si rafforza il nome di Alberto Nagel, attuale numero uno di Mediobanca, banchiere «di sistema» con un riconoscimento bipartisan. Mentre perde quota il nome di Marco Morelli, pur stimato al Tesoro anche per l'esperienza in Mps. Per conseguire i suoi obiettivi, il piano di Mps punta su «iniziative industriali» capaci «di creare rapidamente valore, con contenuti rischi di realizzazione». Le assunzioni sottostanti sono «ritenute prudenziali», con un pil sotto i livelli pre-covid e tassi fermi per almeno un triennio. Il piano sarà trasmesso al Mef, che dovrà discuterlo con la Dg Comp, per i profili antitrust relativi agli aiuti di Stato.
Nel frattempo Mps sottoporrà entro fine gennaio alla Bce il capital plan che indicherà le modalità con cui soddisfare un fabbisogno di capitale compreso tra i 2 e i 2,5 miliardi. Risorse che serviranno a coprire una carenza stimata in 0,3 miliardi al 31 marzo e in 1,5 miliardi a fine 2021, esercizio che sarà impattato da oneri di ristrutturazione e dagli effetti della pandemia sul portafoglio crediti.
Il tema degli esuberi, per quanto il numero sia inferiore alle indiscrezioni dei giorni scorsi e aleatorio alla luce della prossima fusione, scatena comunque la reazione dei sindacati. «È fondamentale che la Bce autorizzi il capital plan che le sarà sottoposto per consentire alla banca più antica del mondo di competere alla pari al fine di sostenere famiglie e Pmi. Considerate le uscite volontarie e il turn over, non è accettabile che la Dg Competition continui con l'impostazione dogmatica del taglio degli organici», dice il segretario di First Cisl Riccardo Colombani.