"UN PIANO DI INFRASTRUTTURE PUBBLICHE PER FAR RIPARTIRE IL PAESE" – LA RICETTA DI PIETRO SALINI: “CI SONO 36 MILIARDI DI EURO DI RISORSE FERME. SE NON RIPARTONO L'ECONOMIA E LA PRODUZIONE INDUSTRIALE, NON RIUSCIREMO A MANTENERE IL NOSTRO LIVELLO DI VITA, I NOSTRI STIPENDI E LE NOSTRE PENSIONI, IL WELFARE E I DIRITTI…”
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Un Piano di infrastrutture pubbliche per ridare lavoro e speranza al Paese. Così Pietro Salini, alla guida di uno dei più grandi gruppi di costruzioni europei, in un'intervista al Corriere della sera in cui chiede di ripartire in sicurezza coinvolgendo i sindacati.
"Conviene dirci subito come stanno le cose - osserva - se non ripartono l'economia e la produzione industriale, non riusciremo a mantenere il nostro livello di vita, i nostri stipendi e le nostre pensioni, il welfare e i diritti. Oggi c'è in gioco non solo il nostro presente, ma anche il nostro futuro e quello dei nostri figli.
Dobbiamo muoverci in fretta pensando a un piano a breve e un piano a lungo termine, un New deal coordinato con tutte le forze in campo, politiche, imprenditoriali, sociali. Una parte di questo ampio disegno è rappresentato da un programma di infrastrutture pubbliche per far ripartire il Paese, salvare l'occupazione, mantenere in vita migliaia di piccole imprese".
Si dovrebbe partire da "un grande piano per le infrastrutture per il breve termine e uno per il prossimo decennio, che guardi al 2030. Ci sono 36 miliardi di euro di risorse ferme. Si rimuovano gli ostacoli burocratici, e si avviino i progetti. E contemporaneamente si creino nel sistema meccanismi per anticipare i pagamenti delle fatture, favorire l'indebitamento delle imprese, spostare le scadenze fiscali e contributive e immettere reale liquidità nel sistema per mantenere in vita tutta la filiera".
"Questa pandemia come tutti i cambiamenti improvvisi avrà effetti dirompenti - rileva Salini - è necessario dare immediata risposta per la ripresa del lavoro. Nei cantieri noi siamo già ripartiti, o in alcuni casi non ci siamo mai fermati. Il nemico che abbiamo dietro l'angolo è la disoccupazione, un impoverimento senza precedenti qualora riducessimo pesantemente il Pil e perdessimo ampie quote di mercato. Questa è una crisi che non si risolve solo attraverso nuovo debito. Questa è una chiamata alle armi".