L’INCHIODATA DEL GOVERNO MELONI: VUOLE PRODURRE “UN MILIONE DI AUTO” IN ITALIA E POI PRENDE A SBERLE L’UNICO PRODUTTORE (SEMI)ITALIANO, CIOÈ STELLANTIS – IL NUOVO ATTACCO DELLA DUCETTA CONTRO L’EX FIAT: “GLI INCENTIVI NON POSSONO ESSERE RIVOLTI A UN’AZIENDA NELLO SPECIFICO. SE SI RITIENE CHE PRODURRE IN ALTRE NAZIONI SIA MEGLIO NON MI SI DICA CHE L’AUTO CHE VIENE PRODOTTA È ITALIANA E NON LA SI VENDA COME ITALIANA” – MACRON SPINGE PER LA FUSIONE CON RENAULT. TE CREDO: COSÌ L’ASSE SI SPOSTA SEMPRE PIÙ VERSO PARIGI (CON LO STATO AZIONISTA)
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1. STELLANTIS, NUOVA CASSA INTEGRAZIONE MELONI: INCENTIVI? NON È ITALIANA
Estratto dell’articolo di Bianca Carretto per il “Corriere della Sera”
[…] Carlos Tavares […] ieri è stato «messo a tacere» dalla premier italiana, Giorgia Meloni, che dal Giappone ha giudicato «bizzarre» le richieste di incentivi all’Italia da parte di una società con sede all’estero e che produce in diverse fabbriche oltre confine. Su Stellantis «noi siamo interessati a ogni forma di investimento che può produrre posti di lavoro — ha spiegato Meloni — siamo molto attenti al campo dell’automotive, ne abbiamo parlato anche oggi nell’incontro che ho avuto con i vertici di alcune aziende giapponesi.
Il rapporto deve essere equilibrato».
«Penso — ha aggiunto — che il ceo di una grande società sappia che gli incentivi di un governo non possono essere rivolti ad una azienda nello specifico, e penso che si sappia anche che noi abbiamo investito circa un miliardo di euro sugli ecoincentivi...
Dopodiché noi siamo sempre disponibili e aperti per tutto quello che può produrre in Italia posti di lavoro. Chiaramente, se invece si ritiene che produrre in altre nazioni dove c’è un costo di produzione inferiore sia meglio non posso dire niente però non mi si dica che l’auto che viene prodotta è italiana e non la si venda come italiana».
Le auto con i nostri marchi «nazionali» che hanno diritto all’Ecobonus 2024 sono poche: le due Jeep — Renegade e Compass — prodotte a Melfi con la Fiat 500 X, la Fiat Panda costruita a Pomigliano d’Arco, la Fiat 500e e la Abarth 500e che escono entrambe da Mirafiori. Presente nella lista anche l’Alfa Romeo Tonale, assemblata nello stabilimento napoletano.
[…] Sempre ieri, in concomitanza, il costruttore francese ha deliberato sette settimane di cassa integrazione proprio nel sito di Mirafiori, sulle linee della Fiat 500 Bev e Maserati. Immediata la reazione dei sindacati: il segretario della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, ha chiesto di «assegnare un altro modello di largo consumo alla fabbrica torinese e di anticipare i lanci produttivi dei modelli Maserati». Questo ultimo brand potrebbe essere assorbito dalla Ferrari per creare quel polo del lusso e dell’alto di gamma con il Cavallino che potrebbe fungere da vera punta di diamante, un’idea che dieci anni fa era già venuta a Sergio Marchionne.
2. ELKANN CHIUDE LA PORTA A RENAULT "AVANTI CON I PIANI PER L'ITALIA"
Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per “la Stampa”
John Elkann è nettissimo: «Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori» ha dichiarato ieri, mentre i titoli del gruppo e quelli di Renault animavano l'apertura delle Borse. «La società è concentrata sull'esecuzione del piano strategico "Dare forward" e nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati per rafforzare l'attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l'Italia» ha poi aggiunto il presidente e primo azionista della società nata quattro anni fa dalla fusione tra Fca e Psa/Peugeot.
Quanto alla presenza e al ruolo di Stellantis in Italia, Elkann ha poi cercato di smorzare le polemiche e le critiche arrivate dal governo […] confermando che «Stellantis è impegnata al tavolo automotive promosso dal Mimit […]».
Insomma, da un lato nessuna contrapposizione con l'esecutivo, e dall'altro […] la conferma che quelle diffuse nei giorni scorsi a proposito di un possibile matrimonio tra Stellantis e Renault […] sono solo «speculazioni infondate di alcuni organi di stampa».
[…] È vero che la scorsa settimana l'ad di Stellantis Carlos Tavares, in un'intervista a Bloomberg, aveva evocato un possibile processo di consolidamento del settore auto in Europa per raggiungere quelle economie di scala indispensabili per effettuare gli investimenti necessari per investire sull'auto elettrica e contrastare la concorrenza (sleale) dei produttori cinesi, ma poi si era fermato lì […].
[…] stando a diversi analisti, un'aggregazione tra Stellantis e Renault presenterebbe più problemi che vantaggi, non tanto rispetto alle fabbriche italiane di quella che potrebbe essere l'eventuale nuova aggregazione quanto in Francia.
[…] Unire questi due gruppi vorrebbe infatti dire mettere assieme ben 17 marchi (14 di Stellamtis e tre di Renault) e 23 stabilimenti, sommando ai 12 di Stellantis gli 11 di Renault. Secondo gli esperti di Equita, «per Exor una diluizione della quota non sarebbe un problema, mentre sarebbe da chiarire la posizione di Nissan, che detiene il 15% di Renault e condivide parecchi progetti industriali e che si rivelò un ostacolo ai tempi della proposta fusione Renault-Fca».
Tuttavia, sempre secondo Equita, «l'inclusione di Renault nel perimetro di Stellantis avrebbe dei problemi di carattere sociale per le duplicazioni di impianti in Francia e avrebbe degli evidenti ostacoli di antitrust, non tanto a livello europeo in quanto la quota di mercato combinata salirebbe intorno al 26%, simile a quella di Volkswagen, quanto nei singoli Paesi come in Francia e in Italia». [...]
3. IL NO COMMENT DA RENAULT E L’IMBARAZZO DELL’ELISEO MA SI PUNTA SUL MATRIMONIO
Estratto dell’articolo di Umberto Mancini per “il Messaggero”
La presa di posizione del presidente di Stellantis, John Elkann, ha creato non poco imbarazzo al governo francese. Tant'è che Renault, partecipata al 15% dallo Stato transalpino e promessa sposa, secondo indiscrezioni, del gruppo formato da Fca e Psa, ha mandato la palla in corner, trincerandosi dietro il più scontato dei no comment.
La smentita sulla fusione con Stellantis arrivata da Torino ha di fatto lasciato l'amaro in bocca. Perché l'Eliseo vede di buon occhio un consolidamento del settore auto, ovviamente sotto la regia francese. Tanto più dopo le aperture di Carlos Tavares, ceo di Stellantis, che aveva sottolineato come questa soluzione fosse l'unica in grado di far fronte all'agguerrita concorrenza cinese.
Di certo l'Eliseo quando pensa al consolidamento immagina uno spostamento strategico dell'asse a proprio favore, a vantaggio cioè degli interessi nazionali, magari per diventare un campione europeo sia sul fronte produttivo che dello sviluppo tecnologico nell'elettrico. Una mossa […] che andrebbe a valorizzare gli stabilimenti oltre confine, indirizzando gli investimenti a tutela dei lavoratori francesi.
Nonostante la smentita di Elkann, che cerca anche di recuperare terreno nelle interlocuzioni con il governo italiano, per gli analisti uno scenario in cui il governo francese supporta ancora una fusione fra Stellatis e Renault non può essere escluso del tutto. Anzi.
Va detto però che una operazione di questo tipo dovrebbe superare i vincoli antitrust e, soprattutto, i problemi sociali legati alla duplicazione degli impianti francesi. Di fronte alla necessità di reggere alla competizione internazionale, la scelta potrebbe anche essere obbligata.
[…] i sindacati italiani temono che a pagare il prezzo più alto potrebbero essere proprio le fabbriche italiane. Stabilimenti che già soffrono, proprio ieri è stata annunciata una nuova tornata di Cig a Mirafiori, nonostante il piano di incentivi varato dal governo. Incrociando i differenti criteri di prezzo di listino o livello di emissioni per accedere agli incentivi, saranno meno una decina i modelli di Stellantis prodotti in Italia che potranno ottenere l'ecobonus dal primo marzo.
In quest'ottica sconti soprattutto per Fiat elettrica, Panda ibrida e le Jeep Renegade. Per il resto, incentivi per l'acquisto di nuovi mezzi anche al suv Tonale (quello Plug-in Hybrid Q4 280 CV) e la Jeep Compass 1.6 Multijet.
I marchi automobilistici cinesi iniziano invece a proliferare in Europa e l'industria automobilistica del Vecchio Continente soffre. Per questo Luca de Meo, a capo del Gruppo Renault e presidente dell'Acea, chiede una nuova politica industriale per proteggere l'Europa dai marchi stranieri come Tesla e dai marchi cinesi. […]