L’ITALIA È TORNATA LA PECORA NERA D’EUROPA – IL CONFRONTO TRA I DOCUMENTI PROGRAMMATICI DI BILANCIO DEI PAESI DELL’UE È IMPIETOSO PER IL GOVERNO MELONI: IL PIL NEL 2023 CRESCERÀ SOLO DELL’1,2%, IL DATO PIÙ BASSO DI TUTTO IL CONTINENTE. E LA STIMA VIENE CONSIDERATA DA MOLTI ANALISTI FIN TROPPO OTTIMISTA – POI C’È LA QUESTIONE DEFICIT: COME HA SCRITTO “LE MONDE”: “PRESENTANDO UN BILANCIO COSÌ, IL GOVERNO MELONI RINUNCIA A RIDURRE IL DEBITO…” – SOLO LA GUERRA IN MEDIO ORIENTE SALVERÀ LA DUCETTA DALLA SCURE DELLE AGENZIE DI RATING

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Estratto dell’articolo di Gianni Trovati per “il Sole 24 Ore”

 

GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

Per il prossimo anno l’Italia mette in programma la crescita più bassa dell’Eurozona, e la spesa per interessi di gran lunga maggiore dell’area. Nel mancato rispetto del Trattato che chiede di mantenere il deficit sotto al 3% del Pil il nostro Paese sarà in compagnia di altri sei Stati, e di altri sette nell’assenza di una significativa discesa del peso del debito sul prodotto.

 

Il confronto fra i Documenti programmatici di bilancio inviati in questi giorni alla Commissione europea […] mostra bene quanto sia complicato il ritorno in campo delle regole fiscali comunitarie, soprattutto nell’impostazione più rigida spinta dalla Germania e dai suoi alleati del Nord Europa; ma è efficace anche nell’indicare quanto pesi per l’Italia il fatto di arrivare a questa ennesima giravolta congiunturale con i conti pubblici gravati da un maxidebito, mentre gli stenti dell’economia reale rischiano di durare più che altrove.

LA MANOVRA DI GIORGIA MELONI - MEME BY GNENTOLOGO

 

Proprio questo è il primo fattore a emergere nella rassegna dei Dpb riassunta nel grafico in pagina. […]. I calcoli riprodotti nei programmi ufficiali di finanza pubblica fotografano però le attese del momento, validate dagli Uffici parlamentari di bilancio introdotti in ogni Paese dalle regole Ue, e soprattutto misurano gli spazi fiscali che i Governi possono utilizzare per provare a contrastare i colpi della congiuntura.

 

In quest’ottica l’obiettivo di crescita 2024 fissato da Roma all’1,2% sta accendendo un dibattito serrato fra gli osservatori, perché appare più ottimista rispetto alle stime domestiche e internazionali. Che si stanno peraltro aggiornando rapidamente al ribasso dopo lo scoppio della crisi nata dall’attacco di Hamas a Israele.

ARTICOLO DI LE MONDE CONTRO LA MANOVRA DEL GOVERNO MELONI

 

Ma nel confronto continentale la prospettiva disegnata dal Governo italiano si rivela la più modesta dell’Eurozona, dove solo la Finlandia prevede una crescita analoga a quella italiana (+1,2%) mentre tutti gli altri Paesi puntano a un ritmo più vivace. La Francia mette in programma un +1,4%, la Germania un +1,6% mentre in Spagna si arriva al +2 per cento.

 

Non si tratta di un problema di ottimismo o di autostima nazionale. La questione è più complessa, e ha a che fare con le debolezze strutturali dell’economia italiana e con gli scarsi strumenti che la finanza pubblica ha oggi a disposizione per rimediare.

 

GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI

Può stupire il confronto con la Germania, che dopo la crescita zero di quest’anno prevede un balzo al +1,6% l’anno prossimo. L’orizzonte tedesco è ovviamente dominato dallo stesso grado di incertezza che circonda le previsioni degli altri. Ma è invece certo che Berlino quest’anno ha potuto distribuire aiuti di Stato per 208 miliardi […]: somma superiore del 9% rispetto ai 191,5 miliardi del Pnrr che l’Italia sta faticando parecchio a spendere nell’arco di sei anni, e più che doppia rispetto a un Superbonus che ora ipoteca le prospettive del debito da qui al 2026 compreso a botte di oltre 20 miliardi all’anno.

 

BLOOMBERG GIORGIA MELONI

I margini fiscali, insomma, non sembrano un fattore secondario nel costruire le possibilità di ripresa. Nonostante queste cifre ciclopiche, del resto la Germania mette in programma un ritorno del deficit al 2%, dopo il 2,5% registrato quest’anno proprio per il rientro sopra la linea di tutti gli aiuti di Stato come chiesto dalla Corte dei conti, una discesa del debito al 64,7% e una spesa per interessi che non supera l’1% del Pil.

 

Da noi invece il costo degli interessi volerà al 4,2% del Pil, prima di salire di un altro decimale nel 205 e arrivare al 4,6% (103,6 miliardi) nel 2026. È un livello assolutamente inedito da quando esiste l’euro (il costo degli interessi è sotto i 100 miliardi annui dal 1996), e lontanissimo da quello che si incontra in qualsiasi altro Paese europeo: compresa la Grecia, dove gli interessi scenderanno nel 2024 al 3,2%. Anche perché ad Atene il debito/Pil calerà di un altro 7,1%, in una corsa che presto lascerà a noi anche il primato continentale del passivo. […]

ARTICOLO DELL ECONOMIST SU GIORGIA MELONI E LO SPREAD - 4 OTTOBRE 2023