L’OMICIDIO DI GIANNI VERSACE HA CAMBIATO LA STORIA FINANZIARIA D’ITALIA – LEGGETE COSA RIVELA SANTO VERSACE: “SE GIANNI NON FOSSE STATO UCCISO AVREMMO CREATO UN POLO INTERNAZIONALE DEL LUSSO CON LA FUSIONE TRA VERSACE E GUCCI. AVEVAMO TROVATO UN ACCORDO. IL PROGETTO ERA STATO SUGGERITO DAI BANCHIERI DI MORGAN STANLEY - LORO ERANO FORTISSIMI NEGLI ACCESSORI. NOI NEI VESTITI - KERING NON SAREBBE ESISTITA. PERCHÉ IL GRUPPO DELLA FAMIGLIA PINAULT HA AVUTO UN PASSAGGIO EVOLUTIVO FONDAMENTALE QUANDO, NEL 1999, HA ASSORBITO IN MANIERA DEFINITIVA GUCCI. VERSACE E GUCCI SAREBBERO STATI UN CAMPIONE NAZIONALE VERO. SAREMMO ARRIVATI OVUNQUE…”
-Estratto dell’articolo di Paolo Bricco per il “Sole 24 Ore”
«I più grandi dolori? La morte di mio fratello e la mancata fusione fra Versace e Gucci.
L’uccisione di Gianni ha fatto scomparire una parte di me e ha chiuso traumaticamente un’epoca. Inoltre, ha impedito la costituzione di un polo del lusso che avrebbe cambiato la moda internazionale. Quell’operazione avrebbe mutato il destino dell’Italia. Sarebbero emersi nuovi assetti produttivi, finanziari e strategici per il nostro Paese. Ne sono sicuro.
Gianni mi diceva: “Santo, quanto ci siamo divertiti in questi primi venticinque anni? Non abbiamo fatto ancora nulla. Non sai quanto ci divertiremo nei prossimi venticinque”».
Santo parla di Gianni. […] «Il 15 luglio 1997 a Miami spararono a Gianni. Io ero a Roma a preparare la sfilata a Trinità dei Monti. A lungo ho rimosso quei minuti. Mi hanno poi raccontato che, quando mi dissero che Gianni era morto, io risposi “Non è possibile. Gianni è immortale”».
Quel colpo di pistola in Florida ha interrotto la vita di un ragazzo nato a Reggio Calabria, ha dissolto un pezzo di anima di un fratello e ha provocato una crepa nella storia industriale e civile dell’Italia. «Poco prima della morte di Gianni, c’era stato un pranzo al Savini di Milano. Avevamo trovato un accordo. Il progetto era stato suggerito dai banchieri di Morgan Stanley, Paola Giannotti de Ponti e Galeazzo Pecori Giraldi. Gucci, che era già quotata, avrebbe fatto un aumento di capitale che noi avremmo sottoscritto conferendo la nostra società.
Tecnicamente, insieme, avremmo controllato il 60% del capitale del nuovo aggregato. La moda non sarebbe più stata la stessa. Gianni aveva 50 anni ed era all’apogeo. In Gucci Tom Ford, che in quel momento era lo stilista più brillante della nuova generazione, ne aveva 35. La loro azienda era condotta da Domenico De Sole. Dalla nostra parte, nel versante gestionale, c’ero io. Loro erano fortissimi negli accessori. Noi lo eravamo nei vestiti, sia da donna che da uomo. Una irripetibile combinazione di business e di persone».
[…] «Kering non sarebbe esistita. Perché il gruppo della famiglia Pinault, che prima si chiamava Ppr e che nel 2013 avrebbe cambiato il suo nome in Kering, ha avuto un passaggio evolutivo fondamentale quando, nel 1999, ha assorbito in maniera definitiva Gucci. Versace e Gucci sarebbero stati un campione nazionale vero. Con forza finanziaria, capacità produttiva, solidità logistica.
Saremmo arrivati ovunque», riflette Santo con dispiacere controllato, ma senza troppa nostalgia. E, così, quello sparo di 26 anni fa a Miami Beach illumina la traiettoria della successiva travagliata vicenda dell’impresa (fino all’acquisizione, nel 2018, da parte della società che possedeva già Michael Kors e Jimmy Choo, rinominata Capri Holdings) e soprattutto chiarisce una delle occasioni mancate della storia italiana. […]