SANZIONI STONATE - IL RUBLO CONTINUA A RAFFORZARSI: DALL’INIZIO DELL’ANNO SI È APPREZZATO DEL 17%, E IL CAMBIO CON IL DOLLARO È AI MINIMI DA DUE ANNI È MEZZO - A INCIDERE C’È OVVIAMENTE LA POLITICA DELLA GOVERNATRICE DELLA BANCA CENTRALE, ELVIRA NABIULLINA, CHE HA PORTATO I TASSI D’INTERESSE FINO AL 20% (ORA SONO AL 14). E POI C’È IL GAS: CON LA NUOVA PROCEDURA PER IL PAGAMENTO, CON I FAMIGERATI “CONTI K”, LA VALUTA RUSSA SI APPREZZERÀ
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Fabrizio Goria per “La Stampa”
Non conosce freni la corsa del rublo. In questa prima fase del 2022 la divisa russa è stata la migliore tra le 31 valute principali monitorate da Bloomberg. Il tutto nonostante le sanzioni introdotte dai Paesi Nato nei confronti della Federazione Russa.
A inizio anno occorrevano 75 rubli per acquistare un dollaro. Ma ora, a quasi tre mesi dall'invasione in Ucraina, ne bastano 62. L'apprezzamento è stato di poco superiore al 17 per cento. E adesso il rublo è ai minimi da due anni e mezzo contro il dollaro statunitense.
L'esito delle sanzioni è ancora in divenire. Ma c'è già una conseguenza precisa.
Nel breve periodo, la forza del rublo sul mercato valutario è stata notevole. Tutto il contrario dell'euro, che dopo lo scoppio del conflitto fra Mosca e Kiev è sceso ai minimi dal 2017 contro la moneta a stelle e strisce.
A incidere sul rafforzamento della moneta russa, ci sono prima di tutto le reti di protezioni adottate dal Cremlino e dalla Banca di Russia guidata da Elvira Nabiullina. Vale a dire, il raddoppio dei tassi d'interesse a quota 20% (ora però sono ridiscesi al 14%), obbligo per le aziende esportatrici di convertire l'80% della valuta estera in rubli e introduzione di una serie di controlli sui capitali. A questo scenario si è aggiunta la pressione per costringere le aziende europee a pagare il gas in rubli e non in valute come euro o dollari.
«L'apprezzamento dipende sì dai controlli sui capitali ma anche dal fatto che sul mercato c'è domanda di rubli per esigenze di pagamenti», fa notare Roberto Mialich, FX Strategist di UniCredit. Non solo. «L'altro fattore che ha guidato il cambio euro/dollaro è la guerra, a cui l'Europa è più esposta degli Usa dal punto di vista geografico ed economico», conclude Mialich.
Il quadro potrebbe complicarsi ancora alla luce delle prossime decisioni di politica monetaria della Banca centrale europea (Bce), che è chiamata, fra giugno e luglio, a fornire indicazioni prospettiche su cosa intende fare per contrastare le fiammate dell'inflazione. Elemento che potrebbe mettere ulteriore pressione su un euro che vede sempre più vicino alla parità con il dollaro. -