SAPETE PERCHÉ LE BANCHE STENTANO A EROGARE I FINANZIAMENTI? PERCHÉ I BANCARI RISCHIANO L'ACCUSA DI BANCAROTTA! - SENZA UNO SCUDO PENALE, CHE L'ABI HA CHIESTO ESPRESSAMENTE, QUEI POCHI FUNZIONARI DI BANCA SOPRAVVISSUTI ALLE MIGLIAIA DI ESUBERI DI QUESTI ULTIMI ANNI, DOVREBBERO AUTORIZZARE PRESTITI A IMPRENDITORI GIÀ IN DIFFICOLTÀ. E IN CASO DI FALLIMENTO, ESSERE CHIAMATI IN GIUDIZIO PERCHÉ HANNO DANNEGGIATO I CREDITORI PREESISTENTI
-Oltre al carico, c'è il problema del merito creditizio per prenditori non "in bonis". Senza manleva per i deliberanti (per importi "medi" sono organi monocratici) c'è il rischi di commettere esercizio abusivo del credito e concorso in bancarotta fraudolenta. 1/n
— MI PIACE (@MICIPIACE) May 8, 2020
Oltre al carico, c'è il problema del merito creditizio per imprenditori non "in bonis". Senza manleva per i deliberanti (per importi "medi" sono organi monocratici) c'è il rischio di commettere esercizio abusivo del credito e concorso in bancarotta fraudolenta.
Le banche diffondono, ovviamente, visto che non sono enti di beneficenza, istruzioni che non consentono deroghe alle attuali normative e misure del merito creditizio. Chi deve firmare non considera solo la garanzia che, se è vero che attenua l'assorbimento di Patrimonio ed il rischio di credito, costituirebbe una chiara aggravante (penale) nel caso di successivo default del finanziato già "classificato" che finisse in default.
Considerato che molte delibere dovrebbero prevedere il consolidamento di debiti "a revoca" preesistenti per essere plausibilmente sostenibili finanziariamente, il sospetto di acquisizione dolosa di garanzia a danno dei creditori chirografari preesistenti è fondato. Se non si risolve questo aspetto, come chiesto da Sabati i in Commissione Banche, non si sblocca proprio nulla. n/n
COVID-19, ECCO COME IN AMERICA LO STATO AIUTA A FONDO PERDUTO LE IMPRESE
Manola Piras per www.startmag.it
Gli Stati Uniti pompano denaro nelle casse delle imprese provate dalla pandemia per il Covid-19 e lo fanno velocemente mentre in Italia, nonostante due decreti di cui uno ad hoc come il dl Liquidità, i soldi arrivano con lentezza grazie alle solite lungaggini burocratiche. Soprattutto, differenza non da poco, i finanziamenti decisi dal Tesoro americano con il Cares Act per buona parte sono a fondo perduto. E anche la tempestività degli aiuti non è proprio un elemento secondario per la competitività – soprattutto delle pmi – in un contesto economico mondiale fortemente critico.
All’interno del Cares Act, provvedimento da 2.200 di dollari varato il 27 marzo scorso e che fornisce 349 miliardi di dollari alle imprese, c’è il pacchetto di sostegno a famiglie e lavoratori con l’assegno medio fino a 1.200 dollari ad adulto e a 500 dollari per minori fino a 17 anni di età o fino a 3.400 dollari totali per famiglia.
COME FUNZIONA IL CARES ACT PER LE IMPRESE E COS’E’ L’ENHANCEMENT ACT
Firmato il 24 aprile scorso dal presidente Usa Donald Trump, il Paycheck Protection Program and Health Care Enhancement Act (detto Enhancement Act) è un nuovo pacchetto federale di aiuti da 484 miliardi di dollari destinato a sostenere le piccole imprese e gli ospedali. L’Enhancement Act rifinanzia il cosiddetto “Paycheck Protection Program” (PPP), piano di sostegno alle pmi gestito dalla Small Business Administration e introdotto dal Cares Act, che ha messo in campo 349 miliardi di dollari per prestiti bancari con garanzia pubblica da concedere a condizioni agevolate alle imprese con meno di 500 dipendenti. Ma vediamo come funzionano il PPP e l’Enhancement Act.
I finanziamenti – con importo massimo per impresa pari a 10 milioni di dollari – sono garantiti integralmente dall’agenzia governativa e devono coprire costi come il pagamento di stipendi, interessi di mutui accesi in precedenza, canoni di affitto o locazione e utenze, fa notare un’analisi della rivista specializzata Diritto bancario: ai prestiti, che hanno durata biennale, viene applicato un tasso di interesse dell’1% ma, se nelle otto settimane successive all’erogazione sono impiegati almeno al 75% per sostenere costi del personale, possono essere convertiti in sussidi a fondo perduto nei limiti a patto che si mantengano occupazione e livelli salariali o si riassumano rapidamente i dipendenti licenziati.
I 349 miliardi di dollari sono stati esauriti in meno di due settimane a causa del gran numero di domande (1,7 milioni) ma anche alla partecipazione al programma di molte grandi imprese. Come fa notare Anna Toniolo dell’Università di Trento “è emersa una tendenza dei grandi istituti di credito americani a privilegiare le richieste per importi più ingenti, di modo da aumentare il valore delle loro commissioni, che vanno dall’1% al 5% dell’importo erogato”.
IL CASO DELL’ITALIANA UMBRAGROUP
A beneficiare degli aiuti disposti dall’amministrazione Trump anche l’italiana UmbraGroup, multinazionale con sede principale a Foligno, in provincia di Perugia, leader nella fornitura di viti a ricircolo di sfere e di soluzioni ad elevata tecnologia destinate al settore aerospaziale, industriale ed energetico. Umbragroup ha circa 1.300 dipendenti e – oltre alla capogruppo italiana – possiede altre sei società di cui due negli Stati Uniti, entrambe controllate al 100% da UmbraGroup: Umbra Cuscinetti Inc e Linear Motion LLC. La prima ha sede ad Everett, nello stato di Washington, conta circa 120 dipendenti e un fatturato nel 2019 pari a 35,6 milioni di dollari; la seconda con sede a Saginaw, nel Michigan, conta circa 160 dipendenti e un fatturato di circa 41,5 milioni di dollari nel 2019.
Da notare la velocità con cui le due società americane hanno ricevuto gli aiuti: Umbra Cuscinetti Inc. ha presentato la domanda tramite Bank of America il 22 aprile e Linear Motion LLC, sempre tramite Bank of America, il 24 aprile, per un importo pari a 2.397.018 di dollari. Il 1 maggio a Linear MotionLLC è stata comunicato l’esito positivo della domanda e ha ricevuto la somma richiesta.
COSA STA SUCCEDENDO IN ITALIA
Nel nostro Paese invece la situazione è ben diversa: i finanziamenti con garanzia Sace previsti grazie al decreto Liquidità stentano a decollare e le imprese che si rivolgono alle banche trovano parecchie difficoltà nell’avvio della procedura e devono fare i conti con istruttorie lunghe. Per ridurle, ha affermato il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, durante l’audizione in Parlamento, un po’ mettendo le mani avanti, “occorre tutelare sotto il profilo penale l’attività di erogazione di credito durante la crisi. Occorre, in altri termini, evitare che sulle banche e sugli esponenti siano trasferiti rischi che non possono in alcun caso essere riconosciuti come loro propri laddove le misure di sostegno offerte alle imprese in attuazione dei provvedimenti normativi non sortissero gli sperati effetti e le imprese cadessero in stato di insolvenza con possibili conseguenze rispetto alle procedure fallimentari”.
Non è un caso che il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, lo ha esplicitato: “Qualche banca ha rallentato perché sta pretendendo dal governo uno scudo penale su argomenti specifici – ha detto il leader sindacale – perché corrono il rischio di essere accusati di reati, in concorso, come la bancarotta preferenziale o la bancarotta semplice delle imprese a cui concedono i prestiti garantiti dallo Stato: l’aiuto a imprese di cui già si conosce la difficoltà economica può essere interpretato come il tentativo di posticipare il dissesto e poi il fallimento”.