CON LO SGUARDO RIVOLTO A ORCEL – IL RISIKO BANCARIO È IN STANDBY: TUTTI ASPETTANO DI VEDERE LA PRIMA MOSSA DEL NEO-BOSS DI UNICREDIT. SI PRENDERÀ MPS O FARÀ UN TORTO AL GOVERNO DRAGHI? DOPODICHE' PUNTERA' AD ACQUISIRE ANCHE BPM, PER COLMARE IL DIVARIO CON INTESA? – RIMARREBBERO FUORI TRE BANCHE: SONDRIO, CARIGE E BPER, CON CIMBRI A FARE DA PIVOT AL NUOVO POLO...
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DAGONEWS
Il risiko bancario è in standby. Con Draghi a Palazzo Chigi, le molte operazioni di fusione e acquisizione (da Unicredit a MPS, da Bper a BPM) sono ferme, perché gli operatori aspettano di capire cosa accadrà in casa Unicredit: vogliono capire quale sarà la prima mossa di Andrea Orcel e l'eventuale reazione di Draghi.
Unicredit è infatti la prima tessera di un effetto domino che rivoluzionerà il sistema bancario italiano.
La prima domanda del sistema è: Orcel si prenderà MPS o farà un torto al governo, che preme per rifilare a qualcuno il cadavere senese? Carlo Messina è stato abilissimo ad anticipare il Mef: con l’acquisizione di Ubi, Intesa si è messa al riparo dal rischio di doversi accollare anche il Monte.
Una volta acquisita MPS con dote di cinque miliardi, Orcel potrà aprire all’acquisizione di Banco-Bpm. I colloqui con Castagna si sono intensificati negli ultimi tempi, mentre, di contro, si sono raffreddati quelli tra l’ad del Banco e Bper, dopo l’inserimento deciso da Cimbri (Unipol) di Piero Montani. Orcel, che è soprattutto un banchiere d'affari, in questo modo risolverebbe anche la questione della gestione ordinaria del nuovo gruppo, che affiderebbe all’esperto Giuseppe Castagna.
Anche perché il vero obiettivo di Orcel, come abbiamo scritto su Dagospia, è provare ad azzerare il mega-divario con Intesa Sanpaolo, e salvare la baracca Unicredit, ormai in affanno dai tempi di un'altra tragica fusione, quella con la scassata Capitalia by Geronzi, nel lontano 2007.
Con questo scenario, rimangono fuori tre istituti: Banca Popolare di Sondrio, Carige e appunto BPER, con quest'ultima (cioè Unipol) a fare da pivot al nuovo polo (la BCE vuole tre grandi campioni nazionali).
Sondrio e Genova insieme valgono quanto Banco-BPM e, con Castagna tolto dal fuoco, Bper non avrebbe più il problema di una sua ricollocazione tra l'ad Montani e il prossimo presidente Flavia Mazzarella, gran devota di Draghi direttore generale del Tesoro, nell'era delle privatizzazione .
Lo stallo per il momento riguarda anche la Mediobanca di Nagel: c’è indecisione su Donnet mentre sono sempre più scatenati i due arzilli vecchietti Del Vecchio e Caltagirono. Idem per la cordata dell’avvocato Erede che dovrebbe entrare nel capitale di RCS. Per il momento…
2 - MONTEPASCHI O BPM, IL PRIMO BIVIO DI ORCEL BANCHIERE SUPERSTAR
Francesco Spini per “La Stampa”
«Ci saranno sorprese», scommettono in molti. Di certo la data di domani sarà uno spartiacque per Unicredit. L' assemblea della seconda banca italiana nominerà il nuovo cda di cui sarà presidente Pier Carlo Padoan. Con esso comincerà l' era di Andrea Orcel, il banchiere-star che diventa ad con un carico di aspettative.
Molte di esse hanno a che vedere con il suo passato di superbanker all' Ubs: si riferiscono alla sua abilità nel gestire le fusioni e le acquisizioni. La più scontata ed evocata è quella che vedrebbe nel mirino il Monte dei Paschi di Siena, la banca salvata dallo Stato e da cui lo Stato, per accordi con Bruxelles, ha un anno per uscire.
«Nessuna banca può resistere alle richieste di un governo, in Italia come altrove», commenta da Londra un analista che chiede anonimato. Eppure, mentre dal Financial Times rimbalzano notizie di incontri già consumati tra Orcel e il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, da ambienti bene informati si sottolinea come, settimana dopo settimana, cresca - in linea col malumore dei fondi e di altri soci di rilievo come Leonardo Del Vecchio - la resistenza del banchiere all' affare senese.
Voci insistenti parlano di altre opzioni considerate con maggior favore, come quella che avrebbe come obiettivo il Banco Bpm. Che, nel frattempo, ha affievolito i contatti con la Bper a prossima guida di Piero Montani e pronta, dicono le stesse fonti, a considerare la strada per Genova, a soccorso di Carige.
Finora Orcel, salvo poche incursioni, è rimasto nel suo ritiro familiare di Cascais, in Portogallo. Ritiro da «re», quindi, in cui non avrebbe perso le vecchie abitudini fatte di levatacce mattutine, allenamenti intensivi e riunioni non stop. Al lavoro su una fusione pronti-via?
Qualcuno la pensa diversamente. Davide Serra, numero uno di Algebris, casa di investimento che in Unicredit - tra equity e credito - ha investito circa un miliardo mostra soddisfazione per l' arrivo di Orcel: «È un' ottima notizia», dice il finanziere alla Stampa. «In Ubs ha salvato la divisione di banca di investimento che, in precedenza, stava per affondare l' istituto elvetico. Lui l' ha portata al 20-25% di Roe, ha fatto un lavoro pazzesco».
A Unicredit il passo sarà cadenzato: «Pensare che possa fare un' operazione straordinaria appena arrivato è follia», dice Serra. Le priorità sono altre. «I ricavi scendono, la prima cosa da fare è far saltare l' organizzazione dei co-head, le doppie responsabilità che bloccano le decisioni in banca.
Dovrà capire chi vuole e chi no tra i manager, far ripartire la macchina commerciale in Italia. Prima del 2022-2023 vedo difficile immaginare chissà quale operazione: se non sai nemmeno come gioca la tua squadra e chi sono i tuoi giocatori come fai a fare calciomercato?».
Passo lento, studio, azione interna, dunque potrebbero essere le prime mosse di Orcel. Il quale un mese fa è stato al quartier generale, a Milano, per fare un primo giro di ricognizione, incontrando i manager più importanti. Tornerà in tempo per la sua prima apparizione pubblica, la presentazione dei conti del primo trimestre, il 6 maggio.
Il punto sarà convincere il mercato, che dal «Cristiano Ronaldo della finanza» si attende spettacolo: «Una banca solo commerciale, in un mondo di tassi sotto zero, fa i soldi che fa: pochi - spiega l' anonimo analista da Londra -. Dovrà fare acquisizioni».
Il primo test domani, quando in assemblea il suo signor compenso da 7,5 milioni di euro (5 di parte variabile, ma il primo anno non commisurati ad alcun risultato), sarà messo ai voti. I più importanti soci italiani, le Fondazioni CariVerona e Crt, hanno annunciato il loro disco verde. Chissà se i fondi seguiranno il «no» suggerito dai loro consulenti Iss e Glass Lewis. «I due proxy advisor americani - commenta Serra - non hanno capito che i 7,5 milioni, Orcel li poteva incassare come compenso differito di Ubs, standosene a casa a guardare Netflix. Unicredit ha colto l' occasione, proprio come la Juve con Ronaldo».