SOFFERENZA, MEGLIO SENZA – ALBERTO NAGEL BOMBARDA LA BCE SULLA NORMA CHE IMPONE LA SVALUTAZIONE DEI CREDITI DETERIORATI: “È SBAGLIATA E APPLICATA NEL POST COVID È COME UNA BOMBA ATOMICA CAPACE DI PRODURRE UN DISASTRO NEL BILANCIO DELLE BANCHE” – LA PANDEMIA RISCHIA DI CREARE ALTRI 130 MILIARDI DI NPL. CHE SUCCEDERÀ QUANDO LE BANCHE TORNERANNO ALLA “NORMALITÀ”?
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Roberta Amoruso per “il Messaggero”
Tra emergenza pandemica e recessione, non siamo certo in tempi da strette regolamentari. E la Bce dovrebbe conoscere bene gli effetti che la norma su sofferenze e Utp (i crediti malati ma non ancora degradati a sofferenza), il cosiddetto calendar provisioning, rischia di avere sui bilanci delle banche in tutta Europa.
Perché Francoforte non fa marcia indietro? A chiederlo ieri nel corso di un' audizione sul tema liquidità presso la Commissione parlamentare d' inchiesta sul sistema banche, è stato l' amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. Un tema molto caro anche all' Abi che più volte ha sollecitato Bce ed Eba a un ripensamento.
Il calendar provisioning della Bce, che impone la progressiva svalutazione dei crediti deteriorati fino al 100%, è «una norma sbagliata», ha spiegato Nagel, e dunque andrebbe rivista, perché «applicata nel post Covid è come una bomba atomica» capace di produrre «un disastro nel bilancio delle banche, non solo italiane».
La preoccupazione è legata a quando, usciti dal limbo del liberi tutti deciso dalla Vigilanza che ha concesso massima flessibilità sul trattamento dei crediti, le banche si troveranno a dover applicare le norme originali. «Entriamo in questa crisi con regole nuove e molto peggiorative», ha detto ancora Nagel parlando di quanto introdotto dalla Bce un anno e mezzo fa.
LA STRETTA
A spiegare nel dettaglio la minaccia per le banche nel contesto di una crisi che produrrà inevitabilmente una nuova valanga di crediti non esigibili è sempre Nagel. «Quando hai un credito deteriorato lo devi svalutare, un terzo all' anno, in tre anni», ha spiegato. Si tratta di una regola «introdotta per le sofferenze di nuova generazione dal 2019 in poi, ma entrata in vigore praticamente nel 2020».
E gli effetti non si possono ancora vedere per via del congelamento durante l' emergenza Covid. Ma prima o poi arriveranno, e allora «è importante riflettere ora» su una norma «che vale sia per le sofferenze che per i vecchi incagli» facendo «di tutta un' erba un fascio».
Fino a che punto può arrivare la deflagrazione? Fino a far scattare «la necessità di nuovi aumenti di capitale entro 2-3 anni». Ma anche prima, teme Nagel. «Ci sarà una massa di partite che diventeranno quantomeno Utp (Unlikely to pay) e se le devi trattare già come sofferenze», ha puntualizzato il banchiere, «la prima conseguenza è che sarà molto difficile che allo stesso creditore una banca dia altri soldi».
L' auspicio è che si arrivi dunque a «un' iniziativa a livello europeo» visto che «tutte le banche europee sono d' accordo». Nonostante le preoccupazioni, rimane un certo ottimismo sul clima di interlocuzione sull' asse tra Francoforte e Parigi: «Da quando c' è Andrea Enria alla supervisione, la Bce ha un dialogo con le banche, il mercato e gli investitori più attivo e produttivo. E ci sono le basi per dialogare su una riforma».
Una linea condivisa da Carla Ruocco, presidente della Commissione di inchiesta sulle banche: «Sono sempre più convinta della necessità di creare una bad bank nazionale, perché la mole di moratorie e nuovi finanziamenti, circa 400 miliardi, con molta probabilità, si trasformerà in nuovi Npl, stimabili in circa 130 miliardi».