SOLDI, SOLDI, SOLDI: LO SCAZZO TRA I FIGLI DI DEL VECCHIO CONTINUA – LUCA, CLEMENTE E PAOLA SI OPPONGONO ALLA DISTRIBUZIONE DEI DIVIDENDI: VOGLIONO CHE PRIMA CI SIA UN ACCORDO ALL’UNANIMITÀ PER MODIFICARE LO STATUTO – I LEGALI LAVORANO DA QUASI DUE ANNI ALL’INTESA: LE QUESTIONI ANCORA APERTE SONO LA SCADENZA DEL CDA (CHE ORA È A TEMPO INDETERMINATO), UNA SOGLIA PIÙ ALTA PER I DIVIDENDI E LE MODALITÀ DI USCITA…
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Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”
Slitta a data da destinarsi la chiusura della successione di Leonardo Del Vecchio. I sei eredi del fondatore della Luxottica, i figli Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente, e i due legatari, la vedova Nicoletta Zampillo e suo figlio Rocco Basilico, non hanno ancora trovato un accordo per sbloccare la situazione.
Al centro dell'attenzione c'è sempre la governance della Delfin, la cassaforte lussemburghese che controlla il gruppo EssilorLuxottica, con partecipazioni importanti in Covivio, Mediobanca e Generali. La diversità di vedute si è toccata con mano in occasione dell'assemblea Delfin di inizio giugno quando i soci sono stati chiamati ad approvare il bilancio e la distribuzione dei dividendi, che per l'esercizio 2023 sono stati pari a 890 milioni confluiti in Delfin da Essilux e dalle altre partecipate.
Il bilancio è stato approvato, ma non la parte che riguardava i dividendi, per la ferma opposizione di tre soci, Luca, Clemente e Paola, cioè coloro che hanno accettato la successione con il beneficio di inventario ormai due anni fa. Tre voti contrari su 8 non permettono alcuna distribuzione ai soci (che richiede i 2/3 dei voti cioè sei su otto) se non quella minima pari al 10% degli utili che è stata già anticipata in autunno. Il 5% degli utili è poi andato, come previsto dallo statuto, alla Fondazione Del Vecchio che ha così rimpinguato la sua dote.
Questa decisione di fatto blocca tutto: i tre soci contrari vogliono che in primo luogo si giunga a un accordo all'unanimità per modificare lo statuto e solo a quel punto si possa far decadere il beneficio di inventario, procedere con il pagamento dei legati e chiudere la successione.
Mentre altri quattro componenti della famiglia, cioè Marisa, Leonardo Maria, Zampillo e Basilico erano invece del parere che sarebbe meglio chiudere subito la successione e poi prendersi ancora un po' di tempo per arrivare alla definizione del nuovo statuto di Delfin.
Un testo su cui i legali delle diverse parti hanno lavorato a testa bassa nei mesi scorsi arrivando a definire i contorni delle principali questioni tecniche. E cioè una scadenza temporale del cda Delfin, che ora è a tempo indeterminato, e che potrebbe essere di tre o quattro anni; una soglia più alta rispetto all'attuale 10% per la distribuzione minima del dividendo anche con maggioranze diverse dai due terzi; modalità di uscita nel caso uno degli otto soci voglia lasciare la compagine azionaria.
Nonostante ciò manca ancora la piena volontà da parte di uno o più componenti della famiglia a fare il passo decisivo, cioè andare a modificare ciò che è stato deciso a suo tempo dal padre Leonardo. Il quale aveva voluto escludere qualsiasi famigliare dal cda Delfin affidando a tempo indeterminato la gestione a Francesco Milleri, Romolo Bardin, Mario Notari.
I quali hanno carta bianca in tutte le decisioni di investimento del grande patrimonio che oggi giace nelle casse di Delfin, anche se i famigliari hanno chiesto di essere informati delle decisioni più importanti, come potrebbero essere quelle in aumento o in diminuzione di partecipazioni sensibili come Mediobanca e Generali. Ma la blindatura è totale sulla gestione delle aziende sottostanti, che continuano a operare senza scossoni.
In mancanza di un accordo famigliare una svolta potrebbe arrivare dall'esterno, con una decisione del tribunale sulla causa intentata dal legatario Francesco Milleri (presidente e ad di Essilux e presidente di Delfin) contro lo stato di graduazione sull'inventario deciso da alcuni eredi. […] da registrare che la pratica della successione Del Vecchio è stata presa in mano dal notaio Cesare Gattoni, in seguito a divergenze sorte tra la famiglia e Mario Notari sull'ammontare della parcella e che ha portato a un altro contenzioso legale. […]