SONO I TEDESCHI CHE ESAGERANO O NOI CHE FACCIAMO POCO? (SAPETE GIÀ LA RISPOSTA) – LA GERMANIA HA GIÀ SUPERATO I MILLE MILIARDI DI AIUTI STATALI ALLE IMPRESE PER L’EMERGENZA CORONAVIRUS MA CHIEDE A BRUXELLES DI ALZARE IL TETTO AL CREDITO DI 800 MILA EURO – IL RISCHIO, SECONDO LA VESTAGER, È CHE IL BAZOOKONE DELLA MERKEL DIA ALLE AZIENDE TEDESCHE UN VANTAGGIO COMPETITIVO TROPPO GRANDE. MENTRE NEGLI ALTRI PAESI (ITALIA) LE IMPRESE PRENDONO SOLDI INDEBITANDOSI E CON TASSI MOLTO ALTI

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angela merkel starnutisce 2

Giuliana Ferraino per www.corriere.it

 

Per sostenere le aziende, allentando i problemi di liquidità, urgenti sopratutto per le piccole e medie imprese, e salvare posti di lavoro nelle regioni e nei settori particolarmente colpiti dalla crisi, la Commissione europea ha sospeso le regole sugli aiuti di Stato: fino alla fine di quest’anno, i Paesi Ue potranno, ad esempio, fornire prestiti alle imprese a interessi zero e garanzie che coprono fino al 100% di rischio, ma soltanto fino a un valore nominale di 800 mila euro ad impresa.

 

Dentro questa cornice, l’Italia ha varato il decreto liquidità, che permette alle società di ricevere prestiti garantiti dallo Stato al 100% fino a 25 mila euro, mentre quelli sopra i 25 mila euro (e fino a 800 mila euro) sono garantiti al 90% dalla Sace, la società controllata dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp). Un po’ meno, visto i nostri vincoli di bilancio, di quanto permesso dalle nuove regole temporanee europee.

 

LUFTHANSA
ursula von der leyen e angela merkel

La Germania non solo ha già fatto molto di più, ma vorrebbe andare oltre. Dopo aver già superato i mille miliardi di aiuti, sotto varie forme, per l’emergenza coronavirus, il ministro dell’economia Peter Altmeir, conservatore, e il ministro delle Finanze Olaf Scholz, socialdemocratico, hanno chiesto a Bruxelles di ampliare in modo significativo il tetto al credito di 800 mila euro garantito al 100% dallo Stato, per dare un maggiore supporto alle imprese tedesche davanti alla crisi.

 

Peter Altmaier ministro Economia

La cancelliera Angela Merkel può permettersi di essere generosa con le sue aziende e la pandemia ha fatto cadere il tabù dello schwarze Null, il pareggio di bilancio. Ma ora il freno è a Bruxelles. Margarethe Vestager, la commissaria danese per la Concorrenza e vice presidente della Commissione guidata dalla tedesca Ursula von Der Leyen, starebbe opponendo «una feroce resistenza» alle richieste di Berlino, secondo Handelsblatt, che cita fonti Ue.

 

Olaf Scholz

Per Vestager dare un’assunzione di responsabilità in blocco sarebbe inaccettabile, ma possibile solo caso per caso. Mentre resta ancora in standby — anche se ci sarebbero colloqui costruttivi — il via libera al Fondo di stabilizzazione dell’economia (Wsf), istituito dal governo federale con una dotazione di 600 miliardi, 100 dei quali destinati alle partecipazioni statali dirette nelle imprese in difficoltà.

margrethe vestager

 

Per capire la potenza di fuoco messa in campo dalla Germania basta ricordare il caso dell’operatore turistico Tui, salvato grazie a un’iniezione di 2 miliardi di euro, di cui l’80% dalla banca pubblica KfW; o di Adidas, che ha avuto prestiti per 3 miliardi (2,4 miliardi dalla Kfw); fino alla compagnia aerea Condor, che ha ricevuto 550 milioni complessivi dal governo federale e dal Land dell’Assia. Entro la fine della settimana dovrebbe toccare alla Lufthansa, che perde un milione di euro all’ora. Per salvare dalla bancarotta la compagnia tedesca, che controlla Swiss, Austrian Airlines, Brussels Airlines e Air Dolomite, si parla di un intervento pubblico assai controverso tra i 9 e i 10 miliardi.

angela merkel starnutisce 3

 

Il punto è che gli aiuti messi in campo dalla Germania superano di gran lunga non solo quelli stanziati da Italia e Spagna, ma anche dalla Francia. E, visto da Bruxelles, chiedere di ampliare significativamente il tetto previsto di 800 mila euro al credito fornito con la garanzia statale al 100%, rischia di dare alla aziende tedesche un vantaggio competitivo troppo grande. La questione però andrebbe capovolta. In una crisi senza precedenti come quella del Covid-19 il rischio è di fare troppo poco e troppo tardi. Perciò più che frenare la Germania, la Commissione europea dovrebbe incoraggiare gli altri Stati membri e l’Unione a fare di più per le imprese e le persone rimaste senza lavoro per il lockdown. Anche l’Italia può fare di più. Abbiamo visto che il decreto liquidità, lasciando alle banche il compito di fare un’istruttoria per valutare il merito di credito delle aziende prima di deliberare prestiti oltre i 25 mila euro, complica la procedura e allunga i tempi.

Lufthansa sciopero

 

Per dare liquidità immediata alle aziende in difficoltà il processo dovrebbe diventare automatico. Perfino la Banca d’Italia suggerisce la necessità di iniezioni di liquidità, mettendo in conto che molti prestiti non saranno restituititi. La pandemia ha cambiato tutti i parametri, facendo cadere molti tabù, anche l’aumento del debito pubblico. Tanto più che «il debito pubblico italiano è sostenibile», argomenta tra gli altri l’ex capo economista del Fondo monetario Oliver Blanchard, ricordando che la Bce ha creato lo spazio fiscale per aumentare la spesa pubblica. L’alternativa di ritrovarsi con un’economia in macerie, con migliaia di aziende in bancarotta, alta disoccupazione e recessione prolungata, è assai meno desiderabile.