SUP-POSTE PER GIORGETTI! - IL GOVERNO RINVIA LA VENDITA DEL 14% DI POSTE. PERCHÉ? IL MINISTRO DELL’ECONOMIA DICE: “CI SONO PICCOLE COSE TECNICHE, MA LE METTIAMO A POSTO". PROBABILMENTE IL GOVERNO NON VUOLE FAR COINCIDERE LA VENDITA (E L’INCASSO DI 2,5 MILIARDI) CON LA DISCUSSIONE DELLA MANOVRA “DEI SACRIFICI” - ALL'ESECUTIVO SERVONO SOLDI E LA PRIVATIZZAZIONE DEL GRUPPO GUIDATO DA MATTEO DEL FANTE ERA STATA APPROVATA UN MESE FA - L'IPOTESI DEL COINVOLGIMENTO DELLE FONDAZIONI

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Estratto dell’articolo di Francesco Bertolino e Daniela Polizzi per www.corriere.it

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 8

Il governo rinvia la vendita del 14% di Poste. Ieri il gruppo guidato da Matteo Del Fante ha confermato che il collocamento è stato interrotto «in pendenza delle decisioni e delle valutazioni in corso riguardo a modalità e tempi dell’offerta».

 

Cosa significa? «Nessun problema. Ci sono piccole cose tecniche, ma le mettiamo a posto», ha rassicurato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’improvviso stop, a pochi giorni dalla data attesa per l’operazione, ha però suscitato perplessità sul mercato.

 

Il peso del retail

Qualcuno immagina che il governo non volesse far coincidere la nuova privatizzazione di Poste — e il relativo incasso di 2,5 miliardi — con la discussione parlamentare della manovra «dei sacrifici». Altri ritengono invece che il rinvio sia funzionale ad aumentare la componente nazionale nell’operazione.

 

MATTEO DEL FANTE

Pochi giorni fa, del resto, la stessa premier Giorgia Meloni ha sottolineato che la società «deve rimanere nelle mani degli italiani» e che il governo sta ragionando sulla «cessione di una quota abbastanza minoritaria, dedicata esclusivamente ai retailer, i piccoli risparmiatori italiani e ai dipendenti di Poste».

 

Il mandato alle banche

Parole che sembrano preludere, perlomeno, a un aumento della quota di Poste riservata al retail rispetto al 30-35% immaginato dagli analisti. Se non, addirittura, a un’esclusione dei grandi fondi, che comporterebbe però il probabile ridimensionamento dell’offerta al di sotto del 14% e sarebbe in contraddizione con il mandato per il collocamento affidato dal Tesoro a 11 banche, italiane ed estere.

 

L’interesse delle fondazioni

giancarlo giorgetti giorgia meloni

Un’altra ipotesi è allora che, per rafforzare la presa domestica sulle Poste, il governo intenda coinvolgere le Fondazioni bancarie e sia in attesa della conclusione dei loro processi deliberativi. Almeno quattro enti sarebbero in effetti interessati all’operazione e potrebbero investire nell’insieme circa 150 milioni, sufficienti a coprire circa il 6% dell’offerta.

 

Il dossier sarebbe al vaglio di Cariplo, Firenze, Lucca e Cuneo; la valutazione richiederà, tuttavia, tempo perché le Fondazioni sono ora impegnate nella programmazione per il 2025, attività che non si chiuderà prima di settimana prossima. A quanto filtra, comunque, il governo non starebbe premendo per accelerare le operazioni. […]

MATTEO DEL FANTE 2
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