TASSO INDIETRO! – LA BANCA CENTRALE EUROPEA TAGLIA ANCORA I TASSI DI INTERESSE DI 25 PUNTI BASE: LA DECISIONE ERA AMPIAMENTE PREVISTA, VISTO LO STALLO DELL’ECONOMIA EUROPEA – FUBINI: “L’AREA EURO È SOSTANZIALMENTE FERMA, PRIVA DI UNA STRATEGIA: IL TAGLIO DEI TASSI ANTICIPATO E L’IMPROVVISA PREOCCUPAZIONE DELLA BCE PER LO STATO DI SALUTE DEL PAZIENTE SONO SOLO LA PRESA D’ATTO DI UNA CONDIZIONE TROPPO A LUNGO NEGATA O LIQUIDATA COME PASSEGGERA” – IL FALLIMENTO DEL MODELLO TEDESCO, I CONSUMI AL PALO IN FRANCIA E IL DEBITO ITALIANO: I MOLTI GUAI DELL’UE…
-BCE: TAGLIA TASSI DI INTERESSE, TASSO SUI DEPOSITI SCENDE AL 3,25%
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - - Il Consiglio direttivo Bce, al termine della riunione di politica monetaria, ha deciso di tagliare i tassi di interesse di 25 punti base, come ampiamente scontato dai mercati.
Pertanto, il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, tasso mediante il quale la Bce orienta la politica monetaria, scende al 3,25%. Di conseguenza i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale calano rispettivamente al 3,40% e al 3,65%
"La decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale, tasso mediante il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria - si legge nel comunicato di fine vertice - scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. Le ultime informazioni sull’inflazione indicano che il processo disinflazionistico è ben avviato".
Le prospettive di inflazione sono inoltre "influenzate dalle recenti sorprese al ribasso degli indicatori dell’attività economia". "Ci si attende che l’inflazione aumenti nei prossimi mesi, per poi diminuire e raggiungere l’obiettivo nel corso del prossimo anno - prosegue il comunicato -. L’inflazione interna resta elevata, in quanto i salari continuano a crescere a un ritmo sostenuto. Al tempo stesso, le pressioni sul costo del lavoro dovrebbero seguitare ad attenuarsi gradualmente, in un contesto in cui i profitti ne mitigano parzialmente l’impatto sull’inflazione".
"Il Consiglio direttivo - conclude il comunicato - è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine". Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione.
BORSA: EUROPA ACCELERA DOPO TAGLIO TASSI BCE, MILANO A +1,2%
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Consolidano i rialzi le Borse europee dopo la decisione della Bce, ampiamente attesa, di tagliare i tassi di 25 punti base. “Le ultime informazioni sull’inflazione indicano che il processo disinflazionistico è ben avviato", si legge nel comunicato di fine vertice.
La Banca centrale europea continua però a predicare prudenza sul futuro, ribadendo l’obiettivo del ritorno dell’inflazione al 2% a medio termine e specificando che l’istituto “manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine".
Così il Ftse Mib di Milano sale dell’1,2% trainato da Poste Italiane (+3,1%). Ben impostati anche il Cac di Parigi (+1,4%), il Dax di Francoforte (+0,8%), l’Aex di Amsterdam (+0,7%), mentre rimane attorno alla parità l’Ibex di Madrid (+0,1%).
LA SCELTA DELLA BCE SUI TASSI
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
[…] Siamo entrati nel mese di giugno scorso con un costo ufficiale del denaro al 4%, potremmo uscire dal prossimo giugno al 2%. Se andasse davvero così, avremo avuto la restrizione monetaria più precipitosa della storia dell’area euro seguita dal secondo allentamento più rapido dopo quello seguito al crash di Lehman Brothers a fine 2008.
Significa che la Banca centrale ha sbagliato tutto, perché ha reagito tardi all’ondata d’inflazione post-Covid e poi di nuovo si è accorta tardi dello stallo della crescita europea del 2024?
I giudizi ex post sono uno sport per i privilegiati che non devono decidere nella nebbia dell’incertezza per poi formare un compromesso fra 26 visioni diverse al tavolo di Francoforte. Più interessante è che la Bce sia sicuramente rimasta sorpresa dalla debolezza dell’area euro.
L’inflazione viaggia già sotto le previsioni di settembre e la ripresa — tante volte annunciata — sembra allontanarsi ogni mese di più. L’area euro è sostanzialmente ferma, priva di una strategia: il taglio dei tassi anticipato e l’improvvisa preoccupazione della Bce per lo stato di salute del paziente sono solo la presa d’atto di una condizione troppo a lungo negata o liquidata come passeggera.
In Germania, da sola poco meno di un terzo dell’area euro, il prodotto lordo nel 2024 promette di registrare una contrazione per il secondo anno di seguito. L’intero modello industriale — con il quale l’Italia è integrata — appare obsoleto e da ripensare.
In Francia consumi e investimenti privati, tradizionale motore dell’economia, sono letteralmente piatti; il mercato delle case e gli investimenti immobiliari in contrazione; buona parte della domanda è sostenuta dalla spesa pubblica, che ora dovrà brutalmente contrarsi perché sta arrivando una stretta ai conti da 60 miliardi di euro — ammesso che passi — per arginare un bilancio dello Stato sempre più scricchiolante.
Quanto all’Italia, va meglio della Germania ma non meglio dell’area euro. La recessione industriale ha già più di un anno e mezzo, mentre la gestione del debito pubblico e il rispetto delle nuove regole europee impongono per il 2025 un aumento della pressione fiscale dal 42,3% al 42,8% del prodotto lordo (circa 11 miliardi).
È sempre più chiaro che il nuovo Patto di stabilità inizia a mordere in un momento infelice: la stretta di bilancio in Francia, sommata alla più blanda stretta di bilancio in Italia e a quella ancora minore in Spagna, unite alla mancata spinta in deficit del governo tedesco produrranno — in aggregato — qualcosa di facile da prevedere: stagnazione europea.
La Bce non fa che reagire a questa realtà. Servirebbe una strategia per incoraggiare più investimenti in comune, pubblici e privati, mentre i singoli governi risanano i propri conti nazionali. […] la voglia incontenibile di tanti politici nelle capitali di mantenere una linea diretta con i signori del denaro del proprio Paese blocca sul nascere qualunque idea di mercato europeo dei capitali. Poco importa che, senza quello, ristagnino gli investimenti sulla scala e di intensità tecnologica che servirebbero per competere nel mondo.
Molto più comodo dare la colpa di tutto alla Bce. Specie se poi — per la felicità dei suoi tanti critici — qualche volta apre gli occhi un po’ troppo tardi per davvero.