TIM BUM BAM – CI SONO DUE INCOGNITE PER IL RINNOVO DEL CDA DI TIM: VIVENDI E CDP - I FRANCESI AVREBBERO POTUTO FARE UNA LISTA PROPRIA, MA SAREBBE UN CASINO PER VIA DELL’INTRECCIO CON MEDIASET– LA CASSA ASPETTA DI CAPIRE COSA CAMBIA CON IL NUOVO GOVERNO. COMPRESO L’ATTEGGIAMENTO SULLA RETE UNICA: CON OGNI PROBABILITÀ PALERMO NON ESERCITERÀ LA PRELAZIONE SUL 40% DI OPEN FIBER CHE ENEL VUOLE VENDERE A MACQUARIE
-Francesco Spini per “La Stampa”
Prende forma la lista promossa dal consiglio per il rinnovo dello stesso cda di Tim. Ieri il presidente Salvatore Rossi ha presentato ai consiglieri una versione «lunga», una rosa in cui saranno effettuate le scelte: 25 nomi, frutto di una prima selezione avvenuta in collaborazione con i cacciatori di teste di Egon Zehnder.
Nei prossimi quattro giorni Rossi e i suoi consulenti proseguiranno nell' opera di scrematura attraverso nuove audizioni per individuare la lista da presentare all' assemblea. Che ieri è stata ufficialmente convocata per il 31 di marzo, in modalità covid, col voto a distanza.
L' idea è quella di portare al cda già convocato per il 23 febbraio - dove peraltro si esamineranno i conti del 2020 - una lista da 15 candidati (o 10, se si escludono le riserve), previo un passaggio al comitato nomine. L' obiettivo è quella di effettuare un ricambio nell' ambito di una continuità, in cui è già certa la riconferma oltre che di Rossi alla presidenza, di Luigi Gubitosi come amministratore delegato.
Oltre a Massimo Ferrari e Lucia Morselli, nessun altro consigliere ha invece segnalato la propria indisponibilità. La vera incognita è rappresentata da altre possibili liste. I francesi, per esempio, saranno nella lista del cda, con l' ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine (ex presidente proprio di Telecom, tra l' altro) e il top manager di Canal+, Frank Cadoret.
Avrebbero anche potuto fare una lista propria (qualcuno pensa che l' eventualità non sia scongiurata...) ma ciò, in caso di vittoria, comporterebbe l' assunzione del coordinamento e controllo di Tim che mal si concilierebbe con la posizione in Mediaset (dove Vivendi ha il 29,9%), in un intreccio ancora al vaglio dell' Agcom e, sul fronte del Biscione, della magistratura penale e civile.
Resta poi l' incognita della Cdp. Se presentare una propria lista in Tim o limitarsi al voto assembleare lo deciderà in un cda lunedì. Si racconta che fino a qualche tempo fa l' ad di Cassa, Fabrizio Palermo, forte del 9,89%, fosse propenso a schierare le sue pedine. Il rischio, anche qui, sarebbe quello di incorrere nel coordinamento e controllo in caso di maggioranza, il che si scontrerebbe col fatto che la stessa Cdp ha anche il 50% di Open Fiber.
Puntando alla minoranza, la Cdp si metterebbe in diretta concorrenza con la lista presentata dai fondi riuniti sotto il cappello di Assogestioni e, anche questo, potrebbe suonare stonato. Da capire è la linea su questi temi del socio di riferimento di Cassa, visto che il ministero del' Economia ha un nuovo inquilino, Daniele Franco. Un cambio di governo che rende incerta anche la permanenza di Palermo in Cdp come ad.
Tutti questi cambiamenti rendono quantomai incerto il futuro della rete unica. La fusione tra FiberCop (rete Tim) e Open Fiber è, se non altro, in forte ritardo e rischia di perdere il treno dei fondi di Next Generation Eu. Sempre lunedì Cdp Equity deciderà, con ogni probabilità, di non esercitare la prelazione sul 40% e passa di Open Fiber che Enel vuol vendere al fondo Macquarie.
Ma sui prossimi passi di un' eventuale fusione (per cui entro febbraio arriverà la sola due diligence tecnica), da tempo è calata la nebbia al punto che, se finirà su un binario morto, il 5-10% che Cdp dovrebbe comprare per avere la maggioranza di Open Fiber, potrebbe restare all' Enel. Ora il mercato attende i conti che Tim prenderà in esame martedì: gli analisti, in media, si attendono che il 2020 venga archiviato con ricavi a 15,72 miliardi in calo del 7,2% (-5% nell' ultimo trimestre) e un ebitda (mol) giù del 6,2%, meno 2,8% negli ultimi tre mesi dell' anno.