UNICREDIT, UNICAOS - LA NOMINA DI ANDREA ORCEL HA PROVOCATO UN COCCOLONE AL MINISTRO DELL’ECONOMIA GUALTIERI E AL PRESIDENTE IN PECTORE PADOAN. CON IL “BANCHIERE D'ACCIAIO” LE NOZZE CON MONTE PASCHI RISCHIANO DI SALTARE. MENTRE SI MOLTIPLICANO LE INDISCREZIONI SUL POSSIBILE RINVIO DELLA PRIVATIZZAZIONE DEL MONTE – SUL ‘’FINANCIAL TIMES’’ ORCEL VIENE DESCRITTO COME “VORACEMENTE COMPETITIVO”, CAPACE DI PERDERE LA CALMA “NEL TIPICO MODO ITALIANO, A VOLTE GRIDANDO E INVEENDO A CHI GLI SI TROVA DI FRONTE”
-1 - UNICREDIT TOLTA ALLE GRINFIE DEL PD GRAZIE ALL'AIUTO DI DEL VECCHIO &C
Attilio Barbieri per "Libero quotidiano"
Nazionalità italiana ma esperienza internazionale. Andrea Orcel, sarà l'amministratore delegato di Unicredit, designato ieri dal cda dell'istituto. Prende il posto del francese Jean Pierre Mustier con la benedizione di Leonardo Del Vecchio, azionista della banca con poco meno del 2% del capitale e quella non meno rilevante di Fondazione CariVerona (1,8%) e Fondazione CariTorino (1,6%).
Con lui alla guida dell'istituto di Piazza Gae Aulenti potrebbe tramontare l'ipotesi della fusione con il Montepaschi che preoccupava gli azionisti italiani della banca. E non solo. Il balzo in Borsa fatto registrare martedì dal titolo - più 4,45% a 7,75 euro - si spiegherebbe anche se non soprattutto con la frenata sulla strada delle nozze con l'istituto senese, sgradite al mercato prima ancora che al patron di Luxottica.
Complice anche la crisi di governo l'avvicendamento alla guida di Unicredit può essere sicuramente l'occasione per imprimere all'istituto una sterzata che lo porti lontano da Siena e lo tolga dalle grinfie del Pd, dopo la designazione alla presidenza di Pier Carlo Padoan, ex ministro dell'Economia prima con Renzi e poi con Gentiloni.
NOZZE DIFFICILI
E si dice che la nomina di Orcel abbia provocato più di un mal di pancia al ministero di Via XX Settembre. Con lui sulla plancia di comando le nozze dell'anno rischiano di subire una battuta d'arresto. Tutto ciò proprio mentre si moltiplicano le indiscrezioni sul possibile rinvio della privatizzazione del Monte.
Un nuovo annuncio è atteso a breve, anche perché oggi dovrebbe tenersi il consiglio di amministrazione di Rocca Salimbeni sul "capital plan". Fra l'altro, proprio a Padoan si deve l'operazione che condusse il Tesoro a prendere il controllo del Montepaschi con la ricapitalizzazione precauzionale, facendone a tutti gli effetti una banca di Stato.
Ed erano in molti a vedere l'arrivo dell'ex ministro come un fattore di accelerazione sulla strada della fusione fra i due istituti. Operazione sgradita agli azionisti italiani. Ma con Orcel nella stanza dei bottoni di Unicredit la musica è probabilmente destinata a cambiare.
Il successore di Mustier arriva a Milano dopo la tormentata vicenda del mancato ingaggio al Banco Santander, promessogli da Ana Botin, la figlia di Emilio, storico patron del gruppo spagnolo e mai ratificato dal cda.
Fra l'altro fu proprio lui, da Londra, dove guidava la divisione "global markets & investment banking" di Merrill Lynch, a disegnare lo spezzatino del gruppo olandese Abn Amro che portò Antonveneta dapprima al Santander e poi al Montepaschi.
L'arrivo di Orcel a Piazza Gae Aulenti avviene sotto i migliori auspici. Ieri sera, a Borsa abbondantemente chiusa, il cda di Unicredit lo ha designato all'unanimità come prossimo amministratore delegato. Sarà inserito con Padoan nella lista dei candidati per il rinnovo dei vertici, presentata per l'approvazione alla prossima assemblea degli azionisti, il 15 aprile.
Classe 1963, lavoratore instancabile, con un bagaglio di conoscenze sterminato, Orcel è cresciuto alla Goldman Sachs e dopo la lunga parentesi a Merrill Lynch, dove curò la regia delle fusioni che diedero vita a Unicredit, nel 2011 arriva al gruppo Ubs di cui diventa amministratore delegato della controllata che si occupa di investment banking.«Non vedo l'ora di lavorare con lui», ha detto ieri Padoan, alla notizie dell'investitura da parte del consiglio. Chissà cosa pensano a Siena.
2 - CORSA, SFIDE E MILIONI IN UNICREDIT ARRIVA ORCEL IL BANCHIERE D'ACCIAIO
Giovanni Pons per "la Repubblica"
Andrea Orcel, banchiere d'affari di caratura internazionale, romano con studi di economia alla Sapienza ed esperienze in grandi gruppi finanziari europei, ha accettato di prendere in mano le redini di Unicredit e calarsi nella dura realtà della banca commerciale.
Una sfida che potrebbe far tremare i polsi a molti ma il banchiere poliglotta, madre francese e padre siciliano, ha sufficiente sangue freddo nelle vene per far dimenticare in breve tempo tre anni di poco comprensibile gestione del francese Jean Pierre Mustier.
Orcel è salito nell' olimpo dell'investment banking europeo lavorando prima alla Merrill Lynch e poi per sette anni in Ubs chiamato da Sergio Ermotti, ex braccio destro di Alessandro Profumo nei tempi d' oro dell' Unicredit.
Nel tempo Orcel si è costruito la fama di manager che sussurrava ai potenti, dal pugno di ferro, con uno stile manageriale ruvido anche a costo di episodi a volte criticati dai giornali. All' inizio del 2019 doveva prendere servizio al Banco Santander, il colosso spagnolo di cui aveva seguito le gesta a fianco del patron don Emilio Botin, ma all' ultimo momento il contratto con gli spagnoli è saltato per una questione di soldi.
Orcel non ha voluto rinunciare a circa 50 milioni di euro di stock option che gli svizzeri dell'Ubs non hanno voluto riconoscere e gli spagnoli non hanno voluto pagargli, oltre allo stipendio monstre di circa 10 milioni all' anno. Una causa che si dovrà chiudere prima di iniziare l' avventura italiana e che potrebbe renderlo ancora più ricco.
Sposato nel 2009 dopo 16 anni di fidanzamento con l'ex dipendente di British Airways Clara Batalim, da cui ha avuto una figlia, runner, body builder e patito dello sci d'acqua che praticava nel laghetto di un club vicino a Gatwick, Orcel negli anni si è fatto conoscere per essere un instancabile lavoratore ma con un piglio poco adatto al lavoro di squadra, con la tendenza a isolare i collaboratori che performano poco.
Tanto che in molti si chiedono se questi ingredienti uniti a una iper competitività siano il mix ideale per ricreare un team di manager motivati e un clima favorevole in una banca che oggi appare piuttosto disorientata. «Non sono facile e chiedo molto, ma non più di quello che sto facendo io stesso», ha replicato alle critiche in un' intervista.
E quanto alla dedizione al lavoro Orcel un giorno ha affermato di avere rispetto per la scelta di un banchiere che «cancella le sue vacanze per aiutare a chiudere un affare», anche se lui non lo chiederebbe.
In un profilo della sua persona uscito sul Financial Times Orcel viene descritto come «voracemente competitivo», capace di perdere la calma «nel tipico modo italiano, a volte gridando e inveendo a chi gli si trova di fronte».
Una delle sue tecniche preferite è quella di portare il suo staff a riunirsi una volta all'anno fuori sede, anche lontano dal' abituale luogo di lavoro, che per lui è sempre stato Londra. Un anno il meeting si è svolto in Arizona e al rientro Orcel ha detto ai suoi collaboratori: «Se riuscite a sopravvivere a 45 gradi, ai serpenti a sonagli e al deserto vuol dire che vinceremo».
Solo una volta il volto del rigoroso banchiere d'affari ha lasciato il posto ad atteggiamenti più umani, quando ha espresso il suo favore per il congedo parentale schierandosi a favore del crescente movimento europeo che ha permesso a padri e madri di ritagliarsi del tempo per stare con i figli piccoli.
Debolezze presto dimenticate quando Bloomberg nel 2018 ha svelato un memo interno a Ubs in cui Orcel chiedeva ai suoi managing director di tenere tra 250 e 300 meeting all'anno con clienti, pena il licenziamento. Una richiesta che provocò la fuoriuscita di diversi banchieri dall'istituto elvetico e che spinse un anonimo senior executive dell'Ubs a dichiarare al Financial Times: «Orcel è il miglior banchiere con cui ho mai lavorato ma il peggior manager che abbia mai visto».
È con queste credenziali che comincia l'avventura italiana in una banca che ha conosciuto diverse stagioni, da quella della crescita esponenziale condotta da Alessandro Profumo, a quelle post crisi finanziaria globale segnate dagli aumenti di capitale e dalla vendita dei gioielli di famiglia, segnate da Federico Ghizzoni prima e Mustier poi. In tutti i cambi della guardia Orcel è sempre entrato nella lista dei papabili, ora ce l'ha fatta e deve dimostrarsi all'altezza della fama.
Il campo più insidioso sarà quello dove gioca anche la politica che da diversi mesi sta spingendo nella direzione del matrimonio con Mps. Il presidente in pectore, Pier Carlo Padoan, ex ministro del Tesoro, sembra allineato con via XX Settembre, Banca d'Italia e Bce nel pensare che l'unico approdo possibile per Siena sia nelle braccia dell'Unicredit, pur con una corposa dote. Meno convinti sembrano gli azionisti, alcuni dei quali preferirebbero un matrimonio con Banco Bpm.
Nel mezzo c'è una banca che ha estremo bisogno di rimettere a fuoco tutte le sue funzioni operative e tornare a fare utili. Un'impresa non da poco.