ZUCK VUOLE METTERVI LE MANI IN TASCA! - DOPO IL FALLIMENTO DEL PROGETTO LIBRA IL FONDATORE DI FACEBOOK ESTENDE “WHATSAPP PAY” AD ALTRI PAESI OLTRE L’INDIA, PER SCAMBIARE DENARO VIA CHAT IN MODO “FACILE E VELOCE COME INVIARE UN’IMMAGINE” - TUTTI I BIG DEL TECH SI STANNO BUTTANDO SU PAGAMENTI E ACCOUNT BANCARI VIRTUALI, OVVIAMENTE PER PROFILARCI SEMPRE MEGLIO…
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Francesco Malfetano per “il Messaggero”
Il futuro delle big tech sono i pagamenti. I giganti della tecnologia (da Google a Facebook fino ad Apple e Amazon) dopo essersi appropriati della vita di miliardi di utenti in formato big data, ora sono pronti a rivoluzionare - e monitorare - il modo in cui questi gestiscono le proprie finanze. L'ultimo annuncio l'ha estratto dal cilindro Mark Zuckerberg che, da tempo ormai, sta provando a sbarcare nel mondo del fintech con il suo impero social.
Pochi giorni fa durante la presentazione dei risultati finanziari di Facebook Inc, la società che controlla anche Instagram e Whatsapp, Zuck ha annunciato l'imminente arrivo di un sistema di pagamento integrato nell'app di messaggistica istantanea. Dopo il successo ottenuto in una sperimentazione in corso in India infatti, nei prossimi sei mesi «WhatsApp Pay sarà rilasciato in diversi Paesi» ha ammesso il miliardario. Probabilmente il lancio avverrà a scaglioni: prima ulteriori test in Indonesia, Brasile e Messico (hanno regolamentazioni meno stringenti della Ue) e poi nel resto del mondo.
LA VELOCITÀ
Nella pratica l'app consentirà di collegare il proprio account a un conto corrente o a una carta di credito, rendendo non solo possibile scambiare denaro con i propri contatti in modo «facile e veloce come inviare un'immagine», ma anche effettuare pagamenti nei siti di e-commerce che lo supportano.
A differenza di quanto tentato con Libra, la valuta digitale sabotata dai dubbi dei governi mondiali e dalle rinunce di partner come Visa, Mastercard, eBay, Vodafone e PayPal, Zuckerberg ha in mente di offrire agli utenti non una moneta alternativa in stile bitcoin ma un modo diverso per accedere ai propri soldi.
Un borsello digitale in realtà piuttosto simile a Facebook Pay, il servizio associato a Messenger già lanciato negli Stati Uniti a novembre. Entrambi i Pay di Menlo Park sono esperimenti che strizzano l'occhio a WeChat, omologo cinese di WhatsApp, che spopola in Asia permettendo non solo scambi di denaro o transazioni ma anche di pagare bollette, biglietti del treno, multe e ristoranti.
Una strada, quella degli account bancari virtuali, che deve sembrare molto remunerativa. Apple ad esempio la scorsa estate ha lanciato una propria carta di credito in collaborazione con Goldman Sachs (con scarsi risultati) mentre Google ha annunciato Cache, un accordo con Citigroup per consentire ai suoi utenti di unire account Gmail e conto corrente.
In ballo c'è una profilazione molto più accurata di quella attuale, capace di carpire le abitudini di acquisto degli utenti, il livello di entrate, la propensione alla spesa, il profilo di investimento e di risparmio. Informazioni preziose sulle quali poter costruire servizi ad alto valore aggiunto. Allo stesso modo anche Amazon già due anni fa ha dato la possibilità ai suoi clienti statunitensi di aprire una sorta di conto corrente da utilizzare come modalità di pagamento per i suoi servizi e per gli acquisti online.
LE CHALLENGER BANK
Nonostante ciò, sembrerebbe che Jeff Bezos immagini un futuro piuttosto distante dai pagamenti autorizzati attraverso una carta di credito, una app sullo smartphone o altri sistemi contactless. Per i negozi fisici infatti, il colosso di Seattle immagina che si possa pagare attraverso la propria mano. La scorsa settimana ha depositato il brevetto di Orville, un nuovo sistema di pagamento che impiegherebbe appena 0,3 secondi per scansionare e riconoscere il palmo della mano, collegandolo in maniera univoca a un singolo acquirente.
Iniziative che puntano a scardinare il dominio delle banche tradizionali proseguendo lungo la strada già intrapresa dalle tante challenger bank, piccoli istituti digitali specializzati nell'offrire servizi più agili nell'utilizzo e a costi contenuti.
Dall'inglese Revolut alla tedesca N26, fino all'italianissima Hype che ha già raccolto oltre un milione di utenti, il settore è in netta crescita in Italia grazie all'approccio più digitale e alla possibilità di gestire tutto interamente dallo smartphone. Non è un caso se, secondo un sondaggio condotto da Reputation Institute a inizio 2020, solo il 27,4% degli italiani si è detto soddisfatto dell'accessibilità digitale ai servizi della propria banca tradizionale e soprattutto non lo è se un italiano su due sarebbe già pronto ad abbandonare la propria banca per aprire un conto con le big tech.