DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - CI SONO VIDEOGIOCHI CHE FANNO BENE ALLA SALUTE PSICO-FISICA, COME “BRAIN TRAINING”, PERCHÉ NASCONO CON IL PROPOSITO DI ALLENARE IL CERVELLO - E QUELLA IN USCITA ORA PER NINTENDO SWITCH, E’ LA VERSIONE RIVEDUTA E AMPLIATA DELL’ORMAI CLASSICO USCITO PER DS NEL 2005 - POSSIAMO GIOCARE CON L’ARITMETICA, LA LOGICA, LA LETTURA, LA MEMORIA E L’OSSERVAZIONE - VIDEO
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Federico Ercole per Dagospia
E’ innegabile che i videogame possano essere anche “salutari” in qualche modo; come una qualsiasi attività che solleciti la creatività, i riflessi, le emozioni e un pensiero strategico. Dipende dal tipo di gioco e dal tempo che vi dedichiamo, perché tutto può diventare un ossessione e assecondare così il sorgere di patologie più o meno gravi, persino la lettura protratta per ore della Divina Commedia (magari legati alla sedia come Leopardi) o allenarsi nella corsa trascurando quel sinistro dolore al ginocchio o nubi temporalesche e fulminanti.
Ci sono tuttavia videogiochi che fanno meglio di altri alla salute psico-fisica, solo perché nascono proprio con uno specifico proposito, quello di essere in un qualche modo balsamici, pensati in maniera formale per giovare oltre che per intrattenere.
Ecco dunque l’allenamento per il cervello del Dottor Kawashima, versione riveduta e ampliata per Nintendo Switch dell’ormai classico uscito per DS nel 2005.
E non è una cosa da poco che Brain Training torni proprio oggi -in un’epoca dove essere dissennati e ignoranti diviene vanto e pregio- questa ginnastica quotidiana che ci fa riscoprire il divertimento del calcolo, della lettura, della logica, denunciando la vecchiezza del nostro cervello stanco e aiutandoci a migliorare le attività della corteccia prefrontale, laddove si scatenano i pensieri e i motori dell’azione più complessi oltre che il principio dell’etica.
QUANTI HANNI HA IL TUO CERVELLO?
Ryuta Kawashima, un neuroscienziato giapponese e professore dell’Università di Tohoko, è il nostro paziente e severo maestro in Brain Training. Il volto del professore appare trasformato in maschera elettronica e dialoga con noi, proponendo, informando e sfidando; infine deliziandoci con il commento sulle nostre attuali capacità intellettive o avvilendoci.
Non si tratta di test per quantificare il quoziente intellettivo, ma per stabilire l’età del cervello del giocatore. Non preoccupatevi (non troppo almeno) se dopo i primi test doveste risultare molto più “anziani” di quanto siate in realtà, è una cosa normale, perché il videogioco in questione vi consentirà, giorno dopo giorno, di ringiovanire la mente invecchiata dalle fatiche del quotidiano, per esaltarvi ad ogni miglioramento, fino a quando sarete così abili e reattivi da avere una testa più giovane di quanto in realtà siate.
Oltre la componente terapeutica va inoltre sottolineato cone Brain Training ci rammenti la (video)ludicità dimenticata di quelle attività cerebrali di tutti i giorni che oggi, proprio per l’abuso di comode tecnologie, stanno scomparendo anche dalle scuole secondarie e primarie.
A COSA “GIOCHIAMO”
Il dottore ci fa giocare con l’aritmetica, la logica, la lettura, la memoria e l’osservazione. Ci sono ad esempio una serie di calcoli non troppo complessi da risolvere nel tempo più veloce possibile, catene di sottrazioni durante le quali bisogna ricordare il risultato precedente, letture ad alta voce, identificazione di note e accordi musicali, varia insiemistica.
Risulta molto utile per la fruibilità di Brain Training la versione originale di Switch, quindi quella con i Toy-con staccabili e non quindi la “Lite”, perché alcuni esercizi richiedono di utilizzare uno di questi controller indipendentemente dallo schermo, funzionando con notevole efficacia ludica. Si può tuttavia giocare anche con il modello solo portatile di Switch (con i Toy-con fissi) a patto di rinunciare a qualche valida dinamica di gioco.
All’interno della copia del videogame troviamo una penna da utilizzare sul touch-screen di Switch e con questa scriviamo le soluzioni, selezioniamo, produciamo rette o cerchi. Inizialmente si può pensare che, soprattutto quando si tratta di scrivere dei numeri, la penna sia imprecisa e tendiamo così a incolpare l’oggetto per i nostri errori di grafia.
E’ vero, il “matitone” di Nintendo per Brain Training può sembrare talvolta fallace e il gioco può non riconoscere alcuni rari numeri che il giocatore ritiene di avere scritto correttamente. Ma ho notato con il tempo che Brain Traning ti obbliga ad esercitarti anche con la qualità calligrafica e dopo poco si apprende a scrivere con la precisione richiesta, ottenendo quindi ottimi risultati e assolvendo la penna.
Questa volta è possibile giocare in due e se non si entra in competizione con il compagno (“il tuo cervello è più vecchio del mio, tiè, idiota!”) quest’attività condivisa risulta gradevole e stimolante.
GRAZIE, DOTTORE
Quando ci dice che l’età del nostro cervello è di 110 anni mentre ne abbiamo solo diciassette, il Ryuta Kawashima digitalizzato può risultarci antipatico. Ci vuole tuttavia davvero poco, pari passo con i primi progressi, ad affezionarci al suo viso di mentore, a stimare il suo giudizio. Forse perché stiamo diventando più intelligenti? Certamente no, ma stiamo cominciando ad utilizzare meglio la nostra testa e, nel contempo, anche per questo, a vivere meglio. Mens sana in corpore sano, ma è vero anche il contrario.