DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - PER FESTEGGIARE I 35 ANNI DI "LEGEND OF ZELDA", LA SERIE STELLARE DI NINTENDO, VI CONSIGLIO QUI I SETTE GIOCHI IMPRESCINDIBILI DELLA SAGA, CONSIDERANDO TUTTAVIA CHE ANCHE QUELLO PIÙ MISCONOSCIUTO E SOTTOVALUTATO È COMUNQUE UN GRANDE VIDEOGIOCO - VIDEO
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Federico Ercole per Dagospia
Sebbene il numero “35” non sia esemplare per una celebrazione come lo sono il “25”, il “50” o il “100” secondo la matematica comunque arbitraria che scandisce e regola l’ufficiosa festosità degli anniversari, durante questi giorni del 2021 ricorrono le tre decadi e mezza di Legend of Zelda, così che la leggendaria invenzione di Shigeru Miyamoto (e non dimentichiamo il geniale e poliedrico Takashi Tezuka) torna a rimbalzare come goccia da uno scoglio all’altro per siti specializzati e la stampa generalista, dove sono ricordati i suoi rivoluzionari meriti, la sua origine campestre e fantasiosa, il suo mondo e i suoi personaggi.
Non c’è nulla di male in questa ipertrofia zeldiana, anzi, bisognerebbe celebrare ogni anno The Legend of Zelda, perché senza di questa, con i suoi innumerevoli episodi distribuiti nel corso del tempo, le galassie videoludiche sarebbero meno luminose e mutevoli: in ogni Leggenda ci sono uno o più elementi tecnici, formali o artistici che condizionano e ispirano i videogame d’avventura successivi, e non solo. Dopo un Legend of Zelda qualcosa cambia sempre, di solito per il meglio.
Per celebrare quindi questa ormai stellare serie di Nintendo vi consiglio qui i sette (7x7 = 35) giochi imprescindibili della serie, considerando tuttavia che anche lo Zelda più misconosciuto e sottovalutato è comunque un grande videogioco e i titoli segnalati di seguito servono soprattutto, malgrado il loro fulgore distintivo, per tentare di far sorgere una passione nel cuore di chi non li ha mai vissuti o che li hanno consapevolmente trascurati, affinché poi essi scoprano anche gli altri, componendo così un affresco favoloso e unico.
Non ho incluso il primo, eccezionale episodio, riscopritelo dopo, se non lo conoscete, perché sebbene sia l’inizio è anche e soprattutto una fine perfetta nella sua avveniristica sintesi tra passato e futuro. I videogiochi della lista non sono in ordine di pregio e neppure cronologico, ma casuale, come lo è il primo sguardo d’amore.
LEGEND OF ZELDA: A LINK TO THE PAST
Uscito in Giappone per il Super Nintendo nel 1991, in Italia giunse durante la primavera dell’anno dopo, così che mi ricordo la pioggia con cui comincia l’avventura riusuonare con i temporali di quell’aprile remoto. Dopo gli sperimentalismi del secondo episodio, A Link to the Past torna alla consueta visuale isometrica spingendo l’innovazione verso ciò che può sembrare un territorio più convenzionale e solo tecnologico, ma non lo è affatto.
Tutto è più bello, nitido e colorato grazie alla potenza della nuova console di Nintendo, e assai più grande. Nella sua ricerca salvifica della Principessa Zelda, il verde vestito Link raddoppia la mappatura di Hyrule proponendoci una sua versione più oscura e remota, viaggiamo così tra due mondi in un’epopea lunga e drammatica, sempre meravigliante. Ci sono alcuni enigmi stimolanti, memorabili scontri con i “boss” in labirinti e sotterranei di rara coesione strutturale, diverse sottotrame che ampliano le possibilità di esplorazione e scoperta, un’arte a 16 bit raffinata nell’illustrare spazi favolosi che ancora oggi risultano veri e perfetti nella loro morfologia e significato. Un meccanismo ludico straordinario che ci fa dimenticare la sua artificialità, illudendoci di “vivere” in un altro mondo, connessi come mai prima ad un personaggio di un videogame. D’altronde il significato di “Link” è unione, collegamento.
LEGEND OF ZELDA: WINDWAKER
Qui cambia tutto, il consueto reame di Hyrule è sommerso dai mari e lo navighiamo, tra una delle sue innumerevoli piccole e grandi isole, a bordo di una barca a vela senziente. Illustrato con le tinte e le forme di un cartone animato, Windwaker uscì nel 2002 sulla Nintendo Gamecube, dapprima deludendo parte dei fan più conservatori e integralisti a causa della freschezza del suo stile, per poi imporsi con la sua unicità, il liquido e ventoso splendore avventuroso.
Qui dominiamo le correnti aeree “dirigendole” con una bacchetta magica, come quella di un direttore d’orchestra divino, e veleggiamo lungo rotte ignote in una continua scoperta che rende l’esperienza lunga e coinvolgente malgrado ci siano meno “dungeon” del solito da espugnare. E poi c’è una piratesca Zelda, la minaccia di un Ganondorf mai così umano nella sua malvagità ancestrale, la possibilità di volare come gabbiani. Non ci sono imprese marittime come Windwaker, neanche quando più realistiche o sofisticate, non c’è mare più vero nella storia dei videogiochi.
LEGEND OF ZELDA: OCARINA OF TIME
Il primo Legend of Zelda in tre dimensioni, opera che ancora oggi risulta titanica, forse la leggenda più grande mai composta, se non il migliore videogioco di tutti i tempi. Arrivato su Nintendo 64 nel 1998, Ocarina of Time ci fa giocare con il tempo e con l’età di Link, bambino e adulto nel corso di un’epopea così estesa che ad un certo punto, dopo essere già penetrati in grandi alberi ammorbati o nelle viscere di un pesce più grosso della balena di Pinocchio, quando quasi pensiamo di essere prossimi alla conclusione, ci rivela invece di essere appena cominciata.
Ci sono melodie da suonare sulla nostra ocarina virtuale, la preziosa Epona da cavalcare mentre il tempo trascorre, il giorno si alza o cala la notte, alcuni labirinti dagli enigmi davvero ostici, la quiete della pesca, la sublime utilità solo etica di complesse missioni di ricerca, la costante dialettica con una fata. Ocarina of Time è uscito anche riadattato per il 3DS, risultando affascinante anche nella sua versione portatile. Un gioco sul tempo, senza tempo.
LEGEND OF ZELDA: MAJORA’S MASK
Link ha solo tre giorni per salvare il mondo nel seguito spirituale ma assai diverso di Ocarina of Time. Andiamo altrove, a Termina, dove una luna impazzita sta per schiantarsi e distruggere tutto. Una leggenda oscura, talvolta persino macabra, che pone sfide complesse e fa leva sulla ripetizione, senza per questo risultare ripetitivo grazie soprattutto all’utilizzo delle maschere che mutano Link nel corpo e nelle abilità. Uscito nel 2000 per Nintendo 64, Majora’s Mask è un gioco divisivo, c’è anche chi non lo ama per le sue dinamiche radicali, ma una volta intrappolati nelle sue spire e compresa la sua implacabile ritmica, diviene una delle esperienze “zeldiane” più originali e appassionanti.
LEGEND OF ZELDA: BREATH OF THE WILD
L’ultima Leggenda uscita al lancio della Switch Nintendo e al tramonto conseguente di Wii U, è un immenso campo d’azione e sperimentazione per il giocatore, alimentando iniziative e soluzioni soggettive che trasformano questo viaggio lunghissimo in un’esperienza personale, dove tutto sembra possibile e interpretabile secondo la propria volontà e creatività.
Strutturato secondo le regole e le forme di un “open world”, il mondo aperto dall’esplorazione quasi libera di tanti giochi di ruolo o d’azione occidentali, Breath of the Wild va oltre tutti gli esponenti di questa categoria per la varietà e la vitalità della smisurata mappa di gioco, per la maestosa organicità del suo disegno, per il suo realismo fantastico dei suoi spazi mai vuoti e insensato ma solo e sempre funzionali in un ecosistema ludico dalla varietà straordinaria. Il videogioco del decennio appena trascorso.
LEGEND OF ZELDA THE ADVENTURE OF LINK
La seconda avventura di Link per la prima console di Nintendo uscì nel 1988 e apparve subito diversa dalla prima per una forma che miscelava le due dimensioni a scorrimento laterale con la visuale a “volo d’uccello”.
Se siete in cerca di un gioco difficile The Adventure of Link lo è davvero, soprattutto all’inizio, perché abbiamo solo tre vite a disposizione e quando si “muore” si torna drasticamente indietro al punto di partenza sebbene le nostre gesta siano “salvate”, da capo nel mausoleo laddove la principessa Zelda giace addormentata. Ma come tutti i giochi ostici questa Leggenda diviene vieppiù appagante e gli sforzi premiano il giocatore, garantendo un’esplorazione meno punitiva più si prosegue nello svolgimento della trama. Un gioco che dimostra come sin dal secondo episodio le Leggende di Zelda si siano trasformate, tentando di ignorare i predecessori, innovandosi e mutando per non perdere la loro unicità nella nebbia del consueto.
LEGEND OF ZELDA LINK’S AWAKENING
Quarta leggenda di Zelda uscita originariamente sul Game Boy nel 1993, si tratta di un’opera che propone un nuovo scenario, ovvero un’onirica isola tropicale sulle cui rive Link naufraga all’inizio dell’avventura. Link’s Awakening contiene un sofisticato sistema di missioni secondarie fondato sull’iterazione con i personaggi e presenta un’esplorazione sempre enigmatica per un mondo di gioco la cui mappatura talvolta è ardua da decifrare, alimentando così la soddisfazione ricavata dall’esplorazione. Consiglio il remake uscito due anni fa per Nintendo Switch, poiché l’originale (sempre bellissimo) è stato completamento ridisegnato con un stile accattivante che ricorda quello di naife di pupazzi e balocchi, ma la sua struttura rimane identica. Un’avventura sognante, infine molto malinconica.