CAFONAL DELLA MEMORIA – PIENONE AL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA PER LA PROIEZIONE DEL DOCUMENTARIO “IL RESPIRO DI SHLOMO”, CHE RIPERCORRE LA VITA DI SHLOMO VENEZIA ATTRAVERSO UN INCASTRO DI VECCHIE INTERVISTE - C’ERANO ZINGARETTI E SGARBI, WALTER VELTRONI E ABODI, SAMI MODIANO, EDITH BRUCK E TANTI STUDENTI – IL SOVRINTENDENTE, FRANCESCO GIAMBRONE: “UN TEATRO PIENO È SEMPRE UNA COSA BELLA, ANCORA DI PIÙ QUANDO A RIEMPIRLO SONO I RAGAZZI” - VIDEO
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Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
1. “IL RESPIRO DI SHLOMO”: PRESENTATO AL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Estratto dell'articolo di Linda Russo per https://www.spazio50.org/
Platea gremita al Teatro dell’Opera di Roma nella sera del 23 gennaio per un evento speciale in occasione del Giorno della Memoria 2023. Molti gli studenti che hanno preso parte alla proiezione del documentario “Il respiro di Shlomo”, scritto dallo storico Marcello Pezzetti e diretto da Ruggero Gabbai.
Presenti anche il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi e Walter Veltroni, che nei suoi mandati come Sindaco di Roma intraprese un lungo lavoro sulla storia della Shoah e insieme ai sopravvissuti guidò molte scolaresche nei Viaggi della Memoria. In platea anche due testimoni degli orrori dell’Olocausto: Sami Modiano ed Edith Bruck, che in questi anni hanno sempre raccontato la loro esperienza affinché non debba mai ripetersi.
[…] Ad aprire e chiudere la proiezione sono state le note del “violino di Auschwitz”, appartenuto al musicista polacco Jan Hillebrand, componente dell’“orchestra di Auschwitz”.
Uno dei rarissimi violini originali suonati nel campo di sterminio simbolo della Shoah, ritrovato e fatto restaurare dal Maestro Francesco Lotoro, tra i più grandi esperti al mondo di musica concentrazionaria, che da oltre trent’anni è impegnato nel recupero del patrimonio musicale prodotto nei lager. […]
“Il respiro di Shlomo” raccontato dalla sua voce
Un sapiente incastro di vecchie interviste a Shlomo Venezia, scomparso nel 2012, restituisce un racconto in cui è lui stesso a riportare i fatti. Si ripercorre così la vita a Salonicco, città in cui ha vissuto con la famiglia fino al 1944 quando furono tutti deportati ad Auschwitz Birkenau.
Una volta scesi sulla Judenrampe, la diramazione ferroviaria dedicata agli ebrei, venne diviso dalla madre e le due sorelle, che non vide mai più. Nei lunghi mesi di prigionia che seguirono, Shlomo dovette poi affrontare “l’inferno nell’inferno”. Venne infatti selezionato tra i prigionieri per entrare nell’unità speciale dei Sonderkommando, la squadra che aveva il compito di lavorare all’interno delle strutture dei crematori.
Gli ultimi giorni di Shlomo ad Auschwitz trovano fine con le evacuazioni e le conseguenti “marce della morte” in mezzo alla neve e al freddo. Riuscito a sopravvivere, comincia a lavorare al campo di concentramento di Ebensee, in Austria, dove poi fu liberato dall’esercito americano nel 1945.
Negli anni successivi, come molti sopravvissuti, dovette tacere sulle esperienze vissute scontrandosi con un mondo che non voleva ascoltarlo. Decise di iniziare a raccontare nel 2006, descrivendo con precisione l’orrore dello sterminio, senza tuttavia mai ricreare immagini troppo cruente, specie per coloro che reputava i destinatari di questa memoria: i giovani studenti.
2. SHLOMO VENEZIA, IL RESPIRO DELLA MEMORIA
Estratto da https://moked.it/
[…] “Un teatro pieno è sempre una cosa bella, ancora di più quando a riempirlo sono i ragazzi”, il saluto del sovrintendente del Teatro dell’Opera Francesco Giambrone. “Sentiamo il dovere di fare memoria, di tramandare il ricordo, di impegnarci contro l’oblio”, ha poi aggiunto. Per Noemi Di Segni, presidente UCEI, il respiro di Shlomo “è il respiro di Dio, il respiro della storia del popolo ebraico”.
Una serata di Memoria in un teatro simbolo di Roma, un luogo di cultura, “perché la cultura può e deve assumersi le sue responsabilità” ed essere al servizio “della Memoria, della convivenza, della libertà”. Per la Fondazione Museo della Shoah si tratta del quinto documentario prodotto per un pubblico televisivo.
“Un impegno notevole e orientato al futuro” le parole del suo presidente Mario Venezia, che è anche il figlio di Shlomo e i cui ricordi arricchiscono di ulteriore significato questa sfida educativa e valoriale. Pensando anche alle nuove generazioni, al passaggio di testimone con giovani e studenti, un pubblico “cui cerchiamo di rivolgerci il più possibile”. Di nuovo stamane, con 80mila studenti da tutta Italia collegati online con Edith Bruck (presente ieri in sala insieme a Sami Modiano).
Sul palco sale Viviana Kasam, con una introduzione sui campi di sterminio e tutte le voci artistiche “soppresse nella Shoah”. È la premessa all’ingresso in scena del “violino di Auschwitz” appartenuto al musicista polacco Jan Hillebrand, il cui suono “rivive” nelle musiche recuperate e arrangiate dal Maestro Francesco Lotoro. Ad intervenire infine, prima della proiezione, regista e autore.
Gabbai cita l’imperativo ebraico Zakhor-Ricorda. È un film, afferma, “che ci auguriamo possa aiutare a far crescere gli anticorpi”. Conclude Pezzetti: “Shlomo è stato ‘il’ Testimone, esponeva i fatti per ciò che era avvenuto, per ciò che aveva visto”. Ai suoi occhi, non a caso, sarà dedicata l’ultima inquadratura. Siamo a Birkenau, davanti ai resti del crematorio, Shlomo ha appena finito di raccontarsi in una visita di qualche anno fa. In quegli occhi c’è tutto. E anche nel suo respiro. Un monito, di struggente intensità, per la Memoria viva.
“Il respiro di Shlomo” è stato realizzato in collaborazione con Rai Cinema, Forma International e Fondazione CDEC, con il supporto di Roma Capitale, Regione Lazio, Unione delle Comunità Ebraiche italiane, Comunità ebraica di Roma, Associazione Figli della Shoah.