PEPPINO DI CAPRI CANTA CHAMPAGNE PER GLI 80 ANNI DI CIRINO POMICINO - VIDEO BY FULVIO ABBATE (PACK)
GLI 80 ANNI DI CIRINO POMICINO - VIDEO BY FULVIO ABBATE (PACK)
Reportage di Luciano Di Bacco per Dagospia
Video di Fulvio Abbate
pippo baudo saluta paolo cirino pomicino foto di bacco
DAGONOTA
Festa per il caro amico Paolo. Attovagliati al Parco dei Principi, grande hotel dotato di finte mura dell’epoca dei Cesari per far felici i turisti pigri che non vogliono raggiungere il Foro, molti combattenti e reduci della prima e seconda repubblica hanno sbaciucchiato, abbracciato, riempito di regali Paolo Cirino Pomicino.
Per il suo ottantesimo compleanno si sono scapicollati destra, sinistra, centro, isole comprese. Da Gianni Letta a Padellaro, da Formica a Pippo Baudo, da Marco Damilano a Cerasa, da Ferrara a Gamberale, da Palenzona a Maurizio Sacconi, dal neo ministro ed ex democristo Lorenzo Guerini ai figli di Giulio Andreotti, da Vegas a Panatta, da Stefano Lucchini a Salvatore Rossi, eccetera eccetera (vedi foto), con finale canterino di un altro mito ottuagenario, Peppino di Capri che ha offerto “Champagne” a tutti.
paolo cirino pomicino e lorenzo guerini foto di bacco (2)
Una rimpatriata che ha acceso la nostalgia canaglia per tempi e personaggi che, paragonati ai sei 7 nani della politica attuale, sembrano tutti Biancaneve.
Momento commovente quando Pomicino ha presentato agli ospiti la vedova e la di lei figlia dell’uomo che gli permise il trapianto del cuore e i due chirurghi che recentemente lo hanno operato al rene. Un highlander lucidissimo e arguto come solo i napoletani sanno essere, come dimostra questa bella intervista di Susanna Turco per “l’Espresso”.
paolo cirino pomicino foto di bacco
LA PRIMA REPUBBLICA, TU COSA NE SAI
Susanna Turco per “l’Espresso”
‘’Un disastro: la politica è una scienza esatta, c' è un rapporto preciso di causa ed effetto.
Ma qui domina l' ignoranza, siamo all' illeggibilità, all' imprevedibilità assoluta». Non fai in tempo a varcare la soglia dei suoi uffici (citofonare "Gulliver", il gigante fra i nani di Swift, alla faccia dell' understatement) che Paolo Cirino Pomicino ha già impallinato la gestione della crisi di governo e tutti i suoi protagonisti. Li uccide con un sorriso. Lapidario sarcasmo, alla napoletana: ti dico che sei morto mentre ti porgo la tazzina del caffè.
rino formica pippo baudo foto di bacco
Giunto alla soglia degli 80 anni, che celebra in questi giorni con una festa il cui biglietto d' invito è tutto un programma (sobrio l'incipit: «Il 3 settembre 1939 Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania di Hitler, mentre alle 7 del mattino nasceva» eccetera), l' andreottiano doc, il doroteo che da presidente della Commissione Bilancio non negava un obolo a nessuno (li chiamò «vol-au-vent», omaggio al principio che «il governo è di tutti», un precursore), l' ex ministro di De Mita e Andreotti, cinque volte in Parlamento tra il 1976 e il 1992, poi di nuovo eletto nella Seconda Repubblica, Pomicino sguazza nella consapevolezza che «la migliore furbizia è dire la verità, tanto nessuno ci crede».
paolo cirino pomicino gianni letta e giuliano ferrara foto di bacco
Seduto alla sua scrivania, sotto un mega combo di foto regalatogli da sua figlia (tra le altre: con Giovanni Paolo II, con Moravia, con Andreotti, con Bernabei, con Ruggiero, con Iotti, Bertinotti e Marini, con Berlusconi) non riesce a smettere un secondo di parlare di politica, anche se a questo punto a Palazzo non ci tornerebbe nemmeno dipinto: «Perché non è più il Parlamento. Quando vado a Montecitorio non vedo politici: vedo boy scout. In gita».
antonio padellaro paolo cirino pomicino franco carraro umberto ranieri foto di bacco
Questa Terza Repubblica somiglia alla Prima, ma senza averne gli strumenti. Lo si è detto spesso, nella crisi. Ci dia una interpretazione autentica: è così?
«Non offendiamo la Prima Repubblica, non c' è proprio nulla che le somigli. C' è un leader politico, Salvini, che addirittura chiede i pieni poteri, fa una crisi di governo e poi, però, si dice: possiamo continuare a lavorare. Mai accaduto. Poi c' è un presidente del Consiglio che dà i pieni poteri a un suo ministro su una emergenza - nella Prima Repubblica era semmai il Consiglio dei ministri a deliberarla. Un precedente inesistente».
giuliano ferrara gaetano quagliariello maurizio sacconi foto di bacco
Beh, c' è il governo Tambroni.
«Non dica Tambroni, perché quello è stato un incidente. Di tre mesi. Nessuno ha mai immaginato di poter dare a un ministro l' assoluta responsabilità dinanzi a una emergenza. Peraltro, il presidente del Consiglio che l' ha fatto, dieci giorni dopo ha pronunciato una arringa da pm, contro lo stesso ministro, in Senato. Meno male che doveva essere un anno bellissimo. Dulcis in fundo, il giovane Di Maio. Che ha incominciato chiedendo l' impeachment del presidente della Repubblica, ha continuato asserendo che c' erano contratti segreti per cui era stato costretto a dare l' Ilva ad Arcelor Mittal, ha poi intimidito - con la famosa "manina" - i dirigenti del Tesoro, ed è finito a fare alleanze con tutti. Lui che diceva che il Movimento 5 Stelle non avrebbe fatto alleanze con nessuno».
gianni conte paolo cirino pomicino foto di bacco
Ma le alleanze non sono eterne, non si deve spiegarlo certo a lei.
«È così, non c' è dubbio, si immagini. Però le alleanze sono una cosa seria. Anche la Dc ha avuto una stagione di centrismo, poi ha fatto un congresso e ha aperto ai socialisti. E, in un momento di grande crisi, con il terrorismo e l' inflazione a due cifre - quando nessuno voleva governare con la Dc, ma tutti volevano che la Dc governasse - si fece la solidarietà nazionale con il Pci».
ada urbani gianni letta paolo cirino pomicino foto di bacco
A proposito di quell' esperienza, Pier Luigi Castagnetti ha ricordato la «lezione di Berlinguer», spiegando in un tweet molto citato che «lui (che avrebbe preferito Moro) accettò Andreotti, perché riteneva che sono i programmi e non le persone il terreno e lo strumento della discontinuità». Andò proprio così?
«Ogni volta si inventano le cose, tanto nessuno se le ricorda. Moro era in quel momento il capo del partito vero, Zaccagnini era il suo amico e il suo segretario, mentre Andreotti era stato sconfitto, insieme ai dorotei: aveva solo il 5 per cento, a quell' epoca - perché Pomicino era ancora un giovanotto e non controllava la corrente... Insomma dipese dall' idea di Moro, che era un' idea politica: non solo tenere unito il partito, una tradizione della Democrazia cristiana, ma coinvolgere le minoranze nel governo. Ma quella è una delle cifre con cui si giudica un partito: come tratta le minoranze».
lucia marotta brinda insieme al marito paolo foto di bacco
Proprio come accade adesso, no?
«Ora le minoranze sono marginalizzate. Alcuni tentano di rottamarle, come Renzi, altri le espellono direttamente, come i Cinque Stelle. Ecco perché dico che nulla somiglia alla Prima Repubblica. Nessuno ha mai espulso nessuno, di nessun partito. Le scissioni erano politiche: non uno che dissentiva. C' erano i fondamentali».
Adesso non ci sono più?
marco damilano paolo cirino pomicino giuliano ferrara foto di bacco
«Si dice sempre che la politica è cambiata. È vero: adesso c' è l' algoritmo. Ma non è che, siccome c' è l' algoritmo, allora la tavola pitagorica non c' è più. I fondamentali della politica sono eterni. Poi cambiano le politiche, gli uomini, le sfide, la comunicazione. Ma i fondamentali restano. Il problema è che nessuno li conosce. Ecco perché dico che l' ignoranza determina l' imprevedibilità».
pippo baudo roberto d agostino michele mirabella foto di bacco
Sta dicendo che Salvini è scivolato su un fondamentale e non se ne è nemmeno accorto?
«Esatto. Una crisi di governo in agosto: già questo indispettisce. E poi: avrei capito con un ragionamento, all' indomani delle Europee. Ma così a freddo, sostenendo che alcuni ministri Cinque Stelle dicevano no. E non era neanche vero: dicevano sempre di sì. Anzi, in quel momento Di Maio faceva il maggiordomo. Conte pure. E in più - è la cosa che più mi affligge - con un Parlamento che non diceva una parola, approvava tutto.
enrica giorgetti sacconi foto di bacco
Nella Prima Repubblica c' erano scontri epici, ma tutti di alto livello. Adesso l' opposizione si fa al massimo con i cartelli. Uno entra, estrae il cartello, fine. Un' opposizione da consiglio di quartiere. Peggio: da condominio».
Lei dice che nulla sopravvive della Prima Repubblica: il doppio forno, però, resiste.
fabrizio palenzona foto di bacco
«Quello non è il ritorno della Prima Repubblica: è la sua eternità».
Ma ci sono le parole, il lessico. C' è Di Maio che dice «avvieremo tutte le interlocuzioni possibili per una maggioranza solida».
«Si pensa che il lessico di qualcuno sia democristiano - vedi anche il caso di Conte - quando parla piano, non urla e tenta la mediazione. Queste tre cose danno l' immagine. Manca però la cosa più importante: il buonsenso. Qualità fondamentale nella Dc. E manca un' altra cosa. Ogni partito - tranne forse il Pd - ha un solo leader che può fare il presidente del Consiglio, e poi fine della trasmissione. E dico uno solo perché sono generoso, soprattutto verso Lega e Cinque Stelle. Nei grandi partiti avevi otto-nove presidenti del Consiglio, sei-sette ministri degli Esteri e dell' Economia. Qui non c' è nessuno. Tanto è vero che il governo giallo-verde ha chiamato i tecnici, e per quali incarichi? Gli Esteri, l' Economia, la Difesa, l' Ambiente, la presidenza del Consiglio. Incarichi squisitamente politici».
A quale corrente della Dc iscriverebbe Giuseppe Conte?
«Ai dorotei, vista l' ambiguità».
E Luigi Di Maio?
«Al Movimento giovanile della Dc».
Come Enrico Letta e Marco Follini?
«Non volevo offendere nessuno: diciamo allora che Di Maio può essere un aspirante iscritto al Movimento giovanile della Dc. Un aspirante, ecco. I capi del giovanile avevano stoffa, sapevano parlare di politica».
Da cattolico e democristiano cosa pensa dei rosari sventolati da Salvini nei comizi?
«Uno che caccia fuori il rosario e bacia l' immagine della Madonna deve sapere, se crede per davvero, che c' è anche l' inferno. E se tu non vivi cristianamente l' inferno sta là, non solo il paradiso: e devi preoccuparti anche di questo. Il rosario non l' ha brandito nemmeno Scalfaro, all' epoca in cui schiaffeggiava le donne per un po' di scollatura».
peppino di capri pippo baudo e daniele saladini foto di bacco
Altro fondamentale oggi dimenticato: mai confondere governo e partito.
«Una regola aurea: il segretario del partito non andava mai al governo, e addirittura i ministri non erano neanche componenti della direzione. Perché partito e governo erano soggetti diversi. Uno aveva previsione ventennale e faceva propaganda.
peppino di capri gianni letta myrta merlino foto di bacco
L' altro non faceva propaganda, se non illustrando le decisioni assunte. Ma se vai a mettere al governo l' uomo di partito, quello - prima di fare il ministro - fa la propaganda. E così hanno fatto Salvini e Di Maio, ma prima di loro era accaduto già col governo Prodi nel 2006. Quando Di Pietro Mastella, Rutelli, Pecoraro Scanio, D' Alema illustravano i provvedimenti, piuttosto che spiegare le decisioni chiarivano la differenza che loro avevano rispetto alle decisioni, perché la diversità per loro era la fonte del consenso».
antonio padellaro paolo cirino pomicino foto di bacco
Che farebbe lei oggi se fosse ministro del Bilancio?
«Non si possono risanare i conti pubblici senza coinvolgere la ricchezza nazionale, che oggi non è toccata in nessun modo. Invece bisogna spiegarle, prima con una iniziativa di persuasione politica, poi con un sistema di agevolazioni e incentivi volontari, che salvando il Paese salverebbe anche se stessa».
Sarà, ma quando hanno toccato voi, sui vitalizi, avete reagito con una battaglia furiosa. Torneranno mai?
adriano panatta anna bonamigo foto di bacco
«Ma no, mancherà il coraggio. Adesso abbiamo all' orizzonte il taglio dei parlamentari, ma nessuno ricorda che il Parlamento è come la salute: lo si apprezza quando non c' è più. Se impoverisci i deputati ne limiti la libertà, se tagli i posti, e quindi riduci il rapporto che esiste tra popolazione ed eletti, finisci per ridurre la democrazia rappresentativa. Questo Di Maio non lo dice: perché non lo sa. Il colpo alla democrazia arriva a sua insaputa. Ma così finisce per governare la piazza: e la piazza che governa è sempre autoritaria».
I Cinque Stelle hanno sempre sbandierato la guerra al trasformismo.
stefano andreotti con la moglie foto di bacco
«Piccolo particolare: nella Prima Repubblica il trasformismo non c' era. Uno solo, Franco Bassanini, passò dai socialisti all' opposizione: e fu pure schiaffeggiato in Transatlantico dal segretario amministrativo, Giorgio Gangi. Il trasformismo c' è stato solo nell' Italia liberale e nella Seconda Repubblica, e sa perché? Avevano il maggioritario e il collegio uninominale: tu sei eletto col concorso di più forze e quindi sei figlio di nessuno, men che meno dell' elettore che trova il tuo nome già stampato sulla scheda.
paolo cirino pomicino spegne le candeline foto di bacco (1)
Da noi invece c' era la preferenza. Quindi, accanto all' appartenenza al partito, c' era il rapporto con l' elettore, che era talmente diretto che alla fine nella scheda doveva scrivere: Po-mi-ci-no. Una cosa lunga. Lui se lo ricordava, però me lo ricordavo pure io. Il più sciocco dei deputati dell' epoca rappresentava un pezzo di territorio, o un pezzo di società. Oggi nessuno rappresenta nessuno, se non il segretario che ti ha messo al primo o al secondo posto, in un collegio sicuro o in un collegio perdente. Questo è il motivo per cui ci sono i trasformismi parlamentari, in massa. Ormai addirittura partiti interi».
simona ercolani giuliano ferrara myrta merlino sandra carraro foto di bacco
Però la preferenza era il regno del malaffare, dell' inquinamento mafioso.
«La verità è che la criminalità organizzata, con il voto di preferenza, c' entrava poco. Mentre c' entra molto nei collegi uninominali, che sono più ristretti: perché là, mille voti fanno la differenza. Mentre in una circoscrizione di 3 milioni e mezzo, come la mia - Napoli e Caserta - anche se uno ti dà 5 mila voti non fa la differenza. Io e ne prendevo 180 mila e arrivavo secondo. Non so se mi spiego».
Da dove si riparte?
«Il riassetto del sistema politico può nascere solo con la scissione del Pd».
paolo cirino pomicino roberto d agostino foto di bacco
L' ha appena votato, alle europee, e già vuole che si divida?
«Per un motivo semplice. Mettere insieme le culture ha significato che questi sono né comunisti, né socialisti né democristiani. Non sono nulla, non hanno identità, la gente non riesce a capirli. Mentre se si dividono una parte del Pd fa la sinistra, in maniera forte, serena. Quell' altra il centro che recupera il voto moderato.
E il centrosinistra così governa: con una coalizione vera. Mentre oggi il Pd non ha un alleato naturale: quella coi Cinque Stelle è oggettivamente una forzatura per salvare capra e cavoli. Lo dissi già nel 2009, alla Camera, a Marini e D' Alema: se vi scindete governerete alleati per i prossimi vent' anni. Se state insieme, morirete abbracciati. Per loro la profezia fu addirittura plastica. Però il Pd è pesantemente crollato. Perché in politica, due più due fa tre, non fa cinque».
peppino di capri con paolo cirino pomicino foto di bacco
Lei ci sta sulla rete?
«Ma certo. Una volta uno mi scrisse: "Pomicino sulla rete? Non sapevo che nei cimiteri c' era la connessione". E io gli risposi: "Solo voi mortali avete bisogno della connessione". Però è un passatempo. Sulla rete c' è una minoranza di persone. E se tu hai un rapporto con le comunità, col territorio, con le persone nella realtà, allora lo sai e te ne puoi anche fregare. Se tu non ce l' hai, e pensi che l' unico rapporto tra eletto ed elettore sia la rete, allora sì che assume importanza».
Le riunioni del Caf si facevano a casa sua, sull' Appia. Adesso ci si vede nel salotto di Vincenzo Spadafora.
paolo cirino pomicino rino formica foto di bacco
«Ma lei lo sa chi è Spadafora? Fu candidato con alcuni amici miei a Cardito, al consiglio comunale: ebbe 45 voti, non fu eletto. Era tra la sinistra di base e gli andreottiani. Ma gli andreottiani del luogo: io non l' ho mai conosciuto».
Lei è anche esperto di elezioni al Quirinale. Nel 1992 impallinò l' ascesa di Forlani, come ha raccontato anche Paolo Sorrentino nel film "Il Divo". Chi sarà il prossimo inquilino del Colle?
«Nell' attuale Parlamento non vedo nessuno. Bisognerà pregare Mattarella di fare come Napolitano, oppure rivolgersi fuori. Mario Draghi per esempio è una persona di qualità.
Lo chiamammo noi al Tesoro. Ha dato segno di sé. Ma è un esterno. Ed è passato dal ruolo pubblico al privato, peraltro in una delle peggiori banche d' affari. Poi è tornato al pubblico.
peppino di capri paolo cirino pomicino pippo baudo foto di bacco
Mentre all' epoca chi usciva dal pubblico non tornava più. Romiti veniva dalle partecipazioni statali: non è mai più tornato indietro. Draghi però può essere un interlocutore internazionale formidabile».
E Prodi?
«Sarebbe buono. È mio coetaneo, si mantiene benissimo in forma. Ed è più democristiano di me: la sua ambiguità è costruttiva».
Come finirà?
myrta merlino michele mirabella luisa todini foto di bacco
«Non lo so. È una situazione sconvolgente. Devo avere il terzo quarantennio, per forza: non posso venire meno, voglio vedere fino in fondo dove vanno a finire».