CAFONALINO – ALLA PRESENTAZIONE DEL SUO NUOVO LIBRO SUL DEFUNTO CAV, BUTTAFUOCO INCORONA RENZI “EREDE DI BERLUSCONI” E MATTEONZO FA IL SUO SHOW (“NON SI CONOSCE LA PARCELLA”, SFOTTE UNO SPETTATORE) - CON LORO, A REGGERE IL MOCCOLO, BARBARA PALOMBELLI E GRETA MAURO. IN PLATEA LE DUE TESTE D'UOVO DELLA MELONI, MARCELLO VENEZIANI E FEDERICO PALMAROLI, PRESENTE LA CLAQUE RENZIANA FORMATA DA BONIFAZI, MARATTIN E NOBILI, MA TORREGGIANTE E' L'INARRESTABILE SALVO NASTASI CHE, ABBANDONATO AL SUO DESTINO FRANCESCHINI PER RENZI, SI STA SCALDANDO PER LA BIENNALE VENEZIANA CHE LA SORA GIORGIA VUOLE METTERE NELLE MANI INESPERTE DI BUTTAFUOCO...
-Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
DAGOREPORT
Renzi renzeggia, come sempre. Si trova a suo agio nelle stanze dove regna il lobbysmo, quelle di Gianluca Comin, nella romana piazza Santi Apostoli, di fronte a palazzo Colonna.
In sala per gustare l’evento torreggia l'inarrestabile Salvo Nastasi che si sta scaldando per la prossima Biennale veneziana presieduta da un inesperto e inadeguato Buttafuoco che avrà quindi un gran bisogno di consigli e suggerimenti per la gestione del massimo evento culturale italiano.
Dietro Nastasi è seduta la suocera Matilde Bernabei ma è assente il marito Giovanni Minoli che ha a lungo lavorato con Buttafuoco e Mario Sechi alla radio del Sole 24 Ore. in prima fila ecco l’ambasciatore di lunghissimo corso Gianni Castellaneta, classe 1942. A seguire le due teste d'uovo di Meloni, Marcello Veneziani e Osho, ovvero Federico Palmaroli, con accanto Marilina Succo. C’è Benedetta Frucci, ex Il Tempo ora a Il Riformista. Ecco la mondadoriana Valeria Licastro Scardino. Parità di genere al tavolo dei relatori, con Barbara Palombelli e Greta Mauro, Buttafuoco e Renzi. Comin fuori quota in quanto padrone di casa.
Matteuccio è stato chiamato a presentare (“non si conosce la parcella”, bofonchia uno spettatore) da par suo il libro di Buttafuoco, “Beato lui”, dedicato al Cavaliere. Per Buttafuoco, Matteo Renzi è “un erede di Silvio Berlusconi”.
Secondo l’intellettuale siciliano, per “Berlusconi il capitolo della politica è un dettaglio, perché la politica lo annoiava, però questa capacità di essere disarmante, rispetto a certi dettati, ha individuato in lui un erede, non un successore, che sono due concetti completamente diversi. Un erede e chissà, mi sono chiesto, in altri tempi quando prepara la discesa in campo Silvio Berlusconi e si rivolge ai leader di quel che era rimasto nella Democrazia Cristiana, cioè Mario Segni, Martinazzoli, ricavandone un no, chissà, se avesse avuto l’età giusta Matteo Renzi cosa avrebbe fatto, probabilmente nella discesa di Berlusconi. Lui avrebbe continuato ad essere l’inventore della televisione commerciale e lui invece l’erede di quella maggioranza silenziosa di italiani che non aveva ancora una casa politica”.
L’analisi di Buttafuoco è interessante: “L’egemonia culturale di sinistra non è che sia finita. Non c’è mai stata, in realtà, è percepita, un po’ come il caldo in questi giorni, perché i grandi successi, quelli fatti con le pagine dei libri o quelle dei film, in realtà, nel sentimento popolare, erano appoggiati a personaggi che non possiamo definire di sinistra.
Non poteva essere di sinistra Giovannino Guareschi, che macinava un successo immenso, non poteva essere definito di sinistra, che so, un regista come Pietro Germi, neppure Federico Fellini. Non potevano essere considerati di sinistra anche artisti assolutamente liberi, che non potevano essere considerati di destra, da Burri a Gino de Dominicis alla potente voce di Carmelo Bene, è soltanto una percezione assolutamente calda, come questo caldo, che racconta soltanto una sottocultura mediatica non certamente la cultura con la ‘c’ maiuscola”.
“Berlusconi tira ancora”, afferma spavaldo Comin, e chissà perché tutti pensano a Gianfranco Micciché. Renzi che dice? Parla di giustizia, tema a lui caro: “La questione è separare le carriere, ma non quelle dei pm da quelle dei giudici, le carriere dei giudici bravi da quelli non bravi. Poi si può discutere, il concorso esterno che va tipizzato, l'abuso d'ufficio, il traffico di influenze. Ma sono tutte discussioni che lasciano il tempo che trovano, non sono temi interessanti come costitutivi della vera riforma della giustizia".
Fa caldo, c’è pure Luciano Nobili. Alla fine un Aperol non si nega a nessuno, in una stanza trasformata repentinamente in un bar.