“UNA LETTERA D’AMORE A ROMA” – DA ACHILLE BONITO OLIVA A MARIA VITTORIA MARINI CLARELLI, SOVRINTENDENTE CAPITOLINA AI BENI CULTURALI, AL BAR CAMILLO DI PIAZZA NAVONA SI PARLA DEL CATALOGO DELLA MOSTRA DEL 2020 SULLE MURA AURELIANE – ABO: "CREDO CHE ROMA SIA UNA CITTÀ CHE HA CREATO UN GRANDE PROBLEMA AGLI ARTISTI, UNA SORTA DI SPAESAMENTO CHE…" - VIDEO
-ACHILLE BONITO OLIVA - INSIEME
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Il Catalogo della mostra INSIEME è stato presentato in anteprima venerdì 18 giugno a Piazza Navona.
Perfetta sintesi della mostra che ha avuto luogo sulle Mura Aureliane nel 2020, il catalogo restituisce il processo creativo che diede vita al lavoro espositivo.
Attraverso una serie di testi e immagini, che ripercorrono la storia della Mura e la visione artistica, il lettore è catturato dal fermento che ha mosso un gruppo di artisti, archeologi e critici a raccontarsi attraverso il confronto con l’imponente monumento murario.
Testi di
Enrico Ghella, Gianni Politi, Matteo d’Aloja, Maria Vittoria Marini Clarelli, Maria Gabriella Cimino, Paola Chini, Lorenzo Fornaciari, Achille Bonito Oliva, Salvatore Lacagnina.
IL CATALOGO DELLA MOSTRA INSIEME
Dagonews
Roma sta vivendo un fermento artistico indiscutibile, probabilmente dovuto al suo caos.
Dopo la mostra INSIEME sulle Mura aureliane, allestita tra Ottobre e Dicembre 2020, gli autori ne hanno presentato il catalogo.
La scelta non casuale di Piazza Navona, al bar Camillo: da Aprile 2020, dopo il periodo di lockdown, Piazza Navona aveva un manto erboso tra i suoi sanpietrini, i turisti erano spariti e il centro di Roma era tornato un luogo a dimensione umana: quasi un quartiere cittadino. Gli artisti avevano trovato in quel bar un luogo dove incontrarsi, dove parlare all’aperto, in una delle piazze più belle di Roma.
È lì che ha preso forma la mostra, in un dialogo serrato tra il curatore Gianni Politi e Matteo d’Aloja che ha progettato l’allestimento e coordinato il suo sviluppo.
Il catalogo era pronto da mesi, edito da Quodlibet, ma Politi ha preferito aspettare la tanto agognata zona bianca. Sarebbe stato assurdo presentare un lavoro tanto materico da remoto, confessa l’artista.
Il libro è da considerarsi un’opera d’arte collettiva che ha visto coinvolti gli artisti, la Sovrintendente Marini Clarelli, tre archeologi, tre curatori e lo sponsor Ghella che ha permesso la sua realizzazione. Perché dietro questo grande lavoro c’è la volontà di una imprenditoria illuminata di cui tanto si sente il bisogno.
Forse più di un catalogo, una lettera d’amore a Roma. Ha avuto una genesi serena, senza rincorse, avendo dovuto attendere l’allestimento concluso per essere fotografato. Questi tempi si rileggono nella qualità del lavoro editoriale, curato in ogni dettaglio: dalla scelta della carta che vuole ricordare la matericità dei mattoni che compongono le Mura, alla grazia con cui racconta le sue stratificazioni millenarie. Il libro è un inchino a Roma e alla sua forza generatrice.
A presentare il lavoro c’erano Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali, Salvatore Lacagnina, curatore e critico d’arte che ha partecipato alla stesura dei testi, Gianni Politi come padrone di casa e curatore/artista e Matteo d’Aloja. Achille Bonito Oliva è voluto intervenire da Torino dove si inaugurerà la mostra in suo onore al Castello di Rivoli: A.B.O. THEATRON. L’arte o la vita.
È ABO il più generoso di complimenti. Un progetto che lo ha appassionato e che ha voluto seguire fin dal suo concepimento. Per Politi era essenziale citare le mostre ideate da Bonito Oliva tra gli anni ’70 e ’80 che lo portarono a curare l’imponente mostra di Christo, Wrapped Roman Wall (1973) e Avanguardia Transavanguardia (1982) con il gotha dell’arte mondiale.
C’erano Fabiana Balestra, Stefano Verdicchio proprietario di Quodlibet, Federico e Smaranda Ghella, la scrittrice Francesca d’Aloja col figlio Tano Risi, Camilla Alibrandi, Lulù Nuti lanciatissima nella sua carriera artistica, Lupo Lanzara, Ines Musumeci, Massimo Piersanti che ha dato una sua magnifica foto della mostra di Christo, l’archeologo Lorenzo Fornaciari, Massimo Mininni storico curatore della Galleria d’Arte Moderna di Roma, Pietro Pasolini e Ester Cohen che è voluta intervenire con un plauso alla forza del progetto.
Perfetta sintesi della mostra che ha avuto luogo sulle Mura Aureliane nel 2020, il catalogo restituisce il processo creativo che diede vita al lavoro espositivo. Attraverso una serie di testi e immagini, che ripercorrono la storia della Mura e la visione artistica, il lettore è catturato dal fermento che ha mosso un gruppo di artisti, archeologi, critici a raccontarsi attraverso il confronto con l’imponente monumento murario. Dopo il duro periodo pandemico è diventato per Politi necessario esprimere la forza della città di Roma e del suo fermento culturale. Ha così immaginato di appropriarsi delle Mura Aureliane per esporre le Opere di 19 artisti, da lui selezionati nel ruolo di curatore, per costruire un dialogo tra monumento e contemporaneo. Il catalogo vuole ricordare un mattone appartenente alle Mura Aureliane.
“Crediamo nell’arte perchè immagina contesti e opportunità razionalmente irraggiungibili. Ci permette di guardare altrove, genera empatia, parla un linguaggio universale” Enrico Ghella Presidente e Amministratore Delegato Ghella
“Via dei Rutoli si affaccia su una porzione dalla cortina ben conservata, nella sua stratificazione secolare, ed è qui che Gianni Politi, dopo avervi trasferito lo studio, ha voluto invitare diciotto artisti ad moenia, a scalare le mura “insieme”, scegliendo questo avverbio come titolo di questa singolare mostra. Appese in modo da non scalfire il monumento oppure poggiate dove possano essere viste o invece cercate, le opere compongono, senza nulla togliere all’autonomia di ciascuna, una trama che lascia spazio a molte possibili letture, non importa se arbitrarie.” (Maria Vittoria Marini Clarelli Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali)
“Credo che l’arte, qualora abbia una funzione - e io non credo ne abbia una precisa - sia proprio quella di spaesare, di uscire fuori dalla cronologia di un tempo lineare. L’artista può passare da una dimensione a un’altra: il tempo è soggettivo e personale. Credo che Roma sia una città che ha creato un grande problema agli artisti, problema che ho affrontato con le mostre curate: principalmente Contemporanea nel 1973. Utilizzare gli spazi del passato per l’arte contemporanea crea un cortocircuito tra un’architettura già vissuta e le opere che appartengono invece alla nostra contemporaneità, inclusa quella dello spettatore: per questo parlo di spaesamento. Realizzare una mostra sulle Mura aureliane secondo me significa proprio percepire la flessibilità e la disponibilità del luogo: ti consente di approfittare dei morti positivamente. Se hai determinazione e un’idea espositiva puoi realizzarla senza il loro permesso. Questo è un felice sopruso dell’artista, che in questo modo può entrare in uno spazio del passato per riportarlo al nostro presente.” (Achille Bonito Oliva)
“Questa mostra l’ho immaginata come un grande mosaico di esperienze artistiche diverse, che guardate con un unico sguardo possano diventare qualcosa di ancora più grande. Qualcosa che possa superare le nostre singole ricerche ed individualità per poter comporre un cosmo di intimità e di desideri condivisi.” (Gianni Politi Curatore)
“Insieme è un titolo rassicurante. Esprime un bisogno che sottintende una mancanza. Per gli artisti è un modo per dialogare. Personalmente ritengo sia la formula per superare la profonda crisi che stiamo attraversando. Quando questa crisi pandemica passerà, perché passerà presto, si porterà dietro dei ricordi sbiaditi e un cambiamento ancora incomprensibile. Questa mostra sarà il monito di come abbiamo reagito.” (Matteo d’Aloja Coordinatore delle immagini)
“Mi piace pensare che in questa simbiosi tra arte contemporanea e monumento il termine “Insieme” non voglia descrivere tanto la somma di due fattori quanto piuttosto la manifestazione simultanea di due dimensioni del tempo: in questo modo il presente si appoggerà, come al muro di una galleria, ad un muro del passato, non più bianco, ma segnato da storie e dalla Storia.”( Lorenzo Fornaciari Archeologo, PhD student)