1. UN EVERSORE IN LIBRERIA
Dagoreport
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
roberto d agostino eduard limonov
Limonov è un criminale e un artista. Ma, come scrive Aurelio Picca, uno scrittore molto vicino per radicalità di scrittura (leggere “Arsenale di Roma distrutta”), i criminali e gli artisti sono una cosa sola. Feroci, spietati, nudi, estremi, senza paura, pronti a bere la vita fino all’ultimo goccio, pronti a morire per cercare l’assoluto.
Limonov è protagonista dell'inimmaginabile: teppista in Ucraina, punk e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato nei Balcani al fianco dei serbi. Più tardi in Russia ha creato il partito nazionalbolscevico che assomigliava a una specie di milizia fascista: bandiere naziste con la falce e il martello al posto della svastica. A Roma si è tatuato sul braccio il simbolo dei nazbol: una granata.
pubblico alla libreria ibs per eduard limonov
Come leader di partito mette insieme estrema destra ed estrema sinistra: Stalin e Beria con Hitler, Nikolaij II (l'ultimo zar, assassinato con la famiglia dai bolscevichi), santi e madonne dell'iconografia ortodossa, Mishima e Goethe, il “Lupo della steppa” e Pasolini. Afferma: “Ho un anello col volto di Mussolini ma lo porto solo a casa”.
sandro teti marc innaro giulietto chiesa
In ogni caso un ribelle che non si è mai schierato dalla parte del potere. Nel 2004, dopo due anni e mezzo di prigione, avrebbe potuto diventare uno scrittore adulato e ben pagato. Invece è rimasto povero ed emarginato.
Il suo lavoro letterario comprende qualcosa come 70 libri, tra saggi romanzi poesie, non è “decorativo” - come gran parte della letteratura contemporanea, tutta arabeschi ma priva di sangue e visceralità, lontana da qualsiasi realtà se non quella borghese -; e lo fa con una stile di scrittura secca, sfolgorante e poetica, incalzante e selvaggio, nemica di ogni forma di pietà umana (soprattutto verso se stesso) e di ogni pensiero beneducato. “Sono un cinico nel senso che il cinismo è il livello estremo del realismo”.
roberto d agostino eduard limonov sandro teti alessandro politi giulietto chiesa
Il primo romanzo racconta l'autoesilio a New York, la vita miserabile di un emigrante, piccoli lavori in un sordido hotel, esperienze sessuali etero e omo, risse di strada e rapine, il mondo di De Niro in ‘Taxi driver’, i suoi eroi erano Lou Reed e Johnny Rotten, leader dei Sex Pistols. In quelle pagine sodomizza sua moglie sulla colonna sonora di un discorso di Solgenitsin. Oppure quando si fa possedere analmente da un ragazzo di colore a Central Park.
Scrive in “Zona Industriale”, presentato ieri alla libreria romana IBS: “A me interessano gli eroi, gli dei, i demoni. Perchè io sono come loro”. E aggiunge una frase di Moebius, autore contemporaneo di Goethe: ‘’Le inclinazioni artistiche non sono altro che istinti sessuali secondari”. E gran parte del libro ha al centro le sue vicende d’amore e sesso, dalla moglie attrice alla spogliarellista “succhiacazzi”, alla svalvolata 17enne. Un delirio da “testa di cazzo” dove la ragione viene messa da parte a favore della libidine.
Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche "Un fascista", "Un genio assoluto", "Un perfetto stronzo". Alla domanda: Quale le sembra più corretta?
“Bellissime tutte e tre, ma assieme. Separate non vale”.
Alla presentazione il 75enne Limonov ha osservato che noi europei “siamo ossessionati da Putin, pensate che sia il motore di tutto. invece la Russia è governata da 30 famiglie. lui è solo il loro brillante portavoce, non gestisce la baracca. Ha padroni che si chiamano Mikhail Fridman, fondatore di Alfa Group”.
Ho elencato alla folta platea le sue considerazioni sugli scrittori russi: ‘’Evtushenko? Mediocre poeta e uomo molto meschino”; “Brodskij? Poeta sopravvalutato, abile manager di se stesso”; Bulgakov? “Ripugnante razzista sociale e nemico della classe operaia come dimostra Cuore di cane”. Reso famoso da un'operina piatta e senz'anima come Il Maestro e Margherita”; ‘’Solzhenicyn, un vecchio coglione”.
Così ha liquidato Gorbaciov: “Meriterebbe di essere punito per quello che ha fatto lasciando sgretolare un impero e facendoci perdere la dignità”. Quanto al boia serbo Karadzic ‘’era un uomo mite e colto, sono fiero di essere stato suo amico. Un giorno sarete costretti a rivalutarlo”
Su Trump: “È solo uno disgustosamente ricco, circondato da prostitute. L' ha visto l' arredamento di casa sua? Però ha sempre fiuto per i pericoli. Pensi al muro col Messico: un giorno, saranno i messicani a seppellire gli Usa, come stanno facendo gli islamici con l'Europa”.
sandro teti dago eduard limonov e olga mazzina
Solo a una domanda ha fatto lo gnorri: quando ho chiesto su un misterioso episodio del ’76, quando era a Roma per seguire le lezioni di Angelo Maria Ripellino. In un articolo di Camilla Baresani sul “Sole 24 Ore” (ieri su Dagospia) si legge che Limonov “aveva incontri segreti a San Pietro in Vincoli e in altre chiese romane dove consegnava valigie di cui non conosceva il contenuto”. Contenevano armi? Brigate rosse?, chiedo: Risposta secca come un cassetto chiuso con un ginocchio: “Segreto”
Pur conoscendo bene l’inglese e il francese, Limonov ha preferito parlare in russo e purtroppo la zinnuta interprete non era per niente adeguata al flusso di parole. Il pubblico, tra cui era presente la moglie russa dell’era americana, la biondissima Elena, ha sparato domande poco più che banali, tra cui la sua canzone preferita. E allora Limonov si è abbandonato al canto di un terribile brano che meritava più dei due anni e mezzo di galera subiti per terrorismo.
pubblico alla libreria ibs per eduard limonov (1)
Tra i presenti brillava in prima fila Franca Leosini scortata dal coniuge, Giulietto Chiesa, Pietrangelo Buttafuoco, Peppe Scaraffia, Alessandro Politi, Pino Corrias, Marc Innaro, Elisabetta Reguitti, Salvatore Sottile, Umberto Croppi e Damiana Leoni.
DARE ARTE ALL’ARTE
Pietrangelo Buttafuoco per IL Foglio.it - https://www.ilfoglio.it/il-riempitivo/2018/05/08/news/dare-arte-allarte-193352/
Alla presentazione romana di “Zona Industriale” di Eduard Limonov – alla presenza dello stesso Limonov – protagonista vero è stato Roberto D’Agostino, l’unico sciamano dell’immaginazione e della creatività in grado di dare arte all’arte.
A dispetto del ciapi ciapi dei letterati, nel frattempo che Limonov se l’ascoltava per tramite di traduzione, D’Agostino è andato dritto al punto con l’esegesi dell’opera evocando – in omaggio alla crudeltà nichilista – “una pistola in forma di penna”.
pietrangelo buttafuoco salvatore sottile
Una lectio insomma, quella di D’Agostino, sul “fascista, genio assoluto e perfetto stronzo” qual Limonov è. E tutta quella brava gente – tantissima, radunata nella libreria Ibs di via Nazionale – come mosche al miele della vera poesia, godeva l’istante perfetto: “Come quando, nel coito, ci si stacca dalla solitudine cosmica”. (Per non dire del dettaglio karmico di tutta la scena: il profilo del Duce nell’anello di Limonov).
Con Goethe, il russo Limonov – e dunque, in quanto russo, vero europeo – sottoscrive la proposizione che così recita: “Le inclinazioni artistiche altro non sono che energie sessuali secondarie” ma con D’Agostino, non può che proclamare: “No future”. Solo eternità.
massimo leosini pietrangelo buttafuoco
LIMONOV, NON MI VEDO COME IN CARRÈRE
Ansa.it
Non si riconosce nel ritratto che ha fatto di lui Emmanuel Carrère, ma Eduard Limonov non disconosce il valore che ha avuto per la sua fama la biografia romanzata che lo scrittore francese gli ha dedicato, uscita per Adelphi nel 2012. "E' una sua opera. Non deve piacermi. Carrère mi ha visto così, io non mi vedo come mi descrive, ma non è importante perché lui per me ha fatto una gran cosa. Mi ha presentato al pubblico di massa. Il suo romanzo è stato tradotto in 35 lingue.
roberto d agostino eduard limonov sandro teti
Ha avuto un successo strepitoso e impensato per lo stesso Carrère e dunque per me" dice all'ANSA Limonov che per la sua prima uscita dalla Russia, dopo 23 anni, ha scelto l'Italia. Nel nostro Paese è venuto a presentare 'Zona industriale' (Sandro Teti Editore, euro 16), la sua autobiografia con cui è attesissimo al Salone Internazionale del Libro di Torino, il 12 maggio. Il tour italiano che lo vedrà protagonista è partito da Roma: domani lo scrittore russo sarà alla casa delle Letterature e poi, tra le altre tappe, sarà a Milano il 14 maggio, a Ferrara il 16 maggio e a Firenze il 17 maggio.
"Del Limonov di Carrère ho letto le prime 45 pagine e mi sono state sufficienti. Io non scavo dentro di me, lascio agli altri il diritto di vedermi come vogliono. Adesso scrivo tre articoli a settimana. Sono attivissimo come giornalista", spiega Limonov che vive a Mosca e anche in carcere non ha mai smesso di scrivere.
Poeta, scrittore, giornalista, leader politico, fondatore del Partito Nazional-Bolscevico, discusso, controverso, maledetto, radicale tanto da scontare per la sua ideologia periodi di reclusione, Limonov stupisce sempre. "Volevo cambiare la faccia della Russia e ci sono riuscito. Penso che il mio impatto sul potere politico in Russia sia visibile. Sono riuscito a influenzare la politica estera del Paese" dice. In 'Zona Industriale', in cui si trovano riferimenti al Faust di Goethe, Limonov racconta il periodo immediatamente successivo alla scarcerazione nel 2003, dopo due anni di reclusione. Nelle 230 pagine del libro da voce alla vita e alla sua solitudine in un quartiere desolato nel centro di Mosca, l'ex zona industriale Syry, dove vive con il topo Krys che si arrampica sulle sue gambe e mangia sapone con il quale ha un legame speciale.
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"Sono uscito dal carcere e avevo bisogno di un appartamento.
Lo ho trovato a Syry ed è stato interessante. E' un luogo mistico" spiega lo scrittore che al suo arrivo a Roma ha subito fatto un giro nei luoghi di Pasolini. "Calopresti vuole fare un documentario con Limonov nei luoghi pasoliniani" dice l'editore Sandro Teti che si è molto speso per l'arrivo del leader nazionalbolscevico in Italia. "Sono stato a Roma nel '74, un anno prima della morte di Pasolini e non ci sono passato invano e ne avevo già disquisito" spiega lo scrittore, 75 anni, che ha vissuto a New York, Parigi, Sarajevo dopo la giovinezza in Ucraina e la vita a Mosca.
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Per lui 'Zona industriale' è "un romanzo moderno" nel senso che "la vita moderna è frammentata, non è unica. Un uomo esce di prigione e inizia una nuova esistenza in un luogo allucinato. A Syry ho passato 5 anni della mia vita e racconto tutto ciò che di interessante mi è capitato lì. C'e' stata una specie di gentrificazione, un fenomeno di cui sono stato testimone anche nelle altre metropoli del mondo in cui ho vissuto. Ora Syry sta diventando una zona di gallerie d'arte molto care, di uffici e banche". Quello che racconta Limonov è tutto vero, anche il suo rapporto con il topo bianco Krys. "L'uomo è sempre solo, perfino in carcere dove è forte la prossimità ossessiva con tante persone" spiega.
Nell'autobiografia sono grandi protagoniste soprattutto le donne. Troviamo la ventenne Nastja che lo ha aspettato mentre era in carcere, a cui dedica il capitolo 'La bambina bullterrierina', poi Varenka e l'Attrice famosa, di 30 anni più giovane di lui che gli ha dato due figli e la grottesca spogliarellista Lola Wagner. "Le donne abitano vicino a noi. Penso siano qualcosa di diverso, un'altra specie di essere umano rispetto agli uomini. Forse non ci sono prove scientifiche di questo, ma mi basta questa mia convinzione interiore" dice prima di concedersi al pubblico che lo aspetta alla libreria Ibis.
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