
TRUMP HA FATTO CONFUSIONE: IN UCRAINA NON CI SONO TERRE RARE (MA C’È UN ALTRO TESORO) – IL PAESE GUIDATO DA ZELENSKY NON FIGURA FRA I QUELLI CON RISERVE DI TERRE RARE. MA IL SUO SOTTOSUOLO CUSTODISCE IL 5% DEI MINERALI “STRATEGICI”, COME GRAFITE E LITIO CHE SERVONO A FABBRICARE BATTERIE O IL TITANIO PER GLI AEREI. I GIACIMENTI SI TROVANO A SUD DEL DONBASS, OGGI IN MANO AI RUSSI – GABANELLI: “QUESTE RISORSE SONO STATE UN BUON MOTIVO PER SCATENARE UNA GUERRA, E L’INCENTIVO PER TRUMP PER TENTARE DI FERMARLA METTENDOCI LE MANI SOPRA. PERÒ NON C’ENTRANO NULLA CON LE TERRE RARE” – VIDEO
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Estratto dell’articolo di Francesco Battistini e Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera”
COSA SONO LE TERRE RARE – DATAROOM
«L’Ucraina ha terre rare fantastiche per 500 miliardi di dollari e io le voglio!». Lo ha detto e ripetuto il presidente Donald Trump ponendole come condizione per mantenere il sostegno militare e avviare negoziati di un cessate il fuoco. In realtà l’Ucraina non figura fra i Paesi con riserve di terre rare. Ma cosa sono esattamente?
Il nome è un inganno
Le chiamavano così nell’800, perché i minerali che le contengono erano simili ai terreni, ma erano difficili da trovare e da isolare. Oltre un secolo dopo sappiamo che non sono affatto rare: nella crosta terrestre, sono migliaia di volte più abbondanti del platino, dell’oro, dell’argento. Si tratta di 17 metalli con proprietà uniche: con il disprosio si fanno i magneti per le auto elettriche e le turbine eoliche, con il lantanio le lenti delle fotocamere, con il neodimio gli hard disk dei computer, il praseodimio serve come agente per le leghe ad alta resistenza, l’europio è utilizzato in medicina come tracciante grazie alla sua luminescenza […]
MILENA GABANELLI - LE TERRE RARE E LA CINA - DATAROOM
Con le terre rare si produce di tutto: auricolari, corazze dei carri armati, fibre ottiche, droni, vetri colorati, radar. E aiutano nell’edilizia, nell’industria aerospaziale, in agricoltura, nella cyberguerra. Anche l’80% dei motori delle auto elettriche contengono almeno un chilo di terre rare.
Dove si trovano
Parliamo di riserve, cioè le quantità individuate e oggi potenzialmente estraibili calcolate (e relative al 2023) dall’United States Geological Survey (Usgs), un’agenzia statunitense tra le fonti più autorevoli e citate in tema di risorse naturali: al primo posto c’è la Cina, seguono Brasile, India, Australia, Russia, Vietnam, Stati Uniti, Groenlandia, Tanzania, Thailandia, e altri con quantità minori.
Nella complessa filiera dell’estrazione, raffinazione e commercio di terre rare, domina la Cina. Il 70% dell’attività estrattiva globale avviene sul territorio cinese. La capitale mondiale è la Mongolia interna. La Cina però controlla anche i giacimenti del Sudest asiatico, e in parte quelli in Tanzania e Groenlandia. Di fatto oggi gestisce il 90% del mercato globale.
Da riserva a risorsa
DOVE SI TROVANO LE TERRE RARE - DATAROOM
[…] Prima della guerra, Putin ha nazionalizzato le imprese russe per 15 miliardi di dollari, affidandone il controllo all’amico Mikhail Kovalchuk del colosso Rosatom. Le zone più avvantaggiate con le risorse sono quelle semi-disabitate, come la Mongolia interna o l’Australia. O dove i regimi fanno quel che vogliono.
La città cinese di Baotou, a 80 km dal confine mongolo e dove l’attività di estrazione è partita verso la fine degli anni ’70, è una delle più avvelenate al mondo. Sono state aperte 95 società per l’estrazione e raffinazione e oggi la crescita del Pil di Baotou è del 18,5%, più di tre volte quella cinese.
Però l’esposizione agli inquinanti ha portato a un aumento del 46,5% di casi di tumore al polmone, crescono i malati di diabete e osteoporosi, ed è calata la vita media degli animali. A Baotou è nato un lago artificiale di 13 km quadrati dove galleggiano 200 milioni di tonnellate d’acido solforico e cloridrico, assieme a 70 mila tonnellate di sostanze radioattive presenti nei minerali estratti. E i paesini limitrofi vengono comunemente chiamati «cancer villages», i villaggi del cancro. (fonte: Researches and Market Report on China’s Rare Earths Industry).
Cosa c’è in Ucraina
Tornando all’Ucraina: non sono state mappate le terre rare, ma invece nel suo sottosuolo c’è il 5% dei minerali critici, con almeno 20 delle 50 materie prime ritenute essenziali per le economie di tutto il mondo. La società canadese di consulenze geopolitiche SecDev sostiene che sono «il fondamento dell’economia del XXI secolo», al pari dell’oro e del petrolio nei secoli scorsi.
In Ucraina ci sono 20 mila giacimenti con 116 tipi di minerali strategici che contengono materiali critici. Ben 2,6 miliardi di tonnellate di riserve che vengono estratte solo al 15% (fonte: Iupac). Parliamo di caolino, gallio, manganese, germanio e soprattutto della grafite e del litio, che servono a fabbricare le batterie per le auto elettriche, Pc, smartphone e di cui l’Ucraina è fra i 5 produttori leader. O del titanio per costruire gli aerei. E poi il rame, il piombo, lo zinco, l’argento, il cobalto, il nichel. Inoltre è il primo Paese esportatore europeo d’uranio e il secondo al mondo per il ferro.
I giacimenti si trovano a sud del Donbass, oggi in buona parte in mano ai russi. In sostanza Mosca controlla il 42% delle miniere di materiali critici, il 63% di quelle del carbone, l’11% dei pozzi di petrolio e il 20% di gas naturale.
I minerali del Donbass, secondo il ministero dell’Economia ucraino, valgono almeno 350 miliardi di dollari. Tutte queste risorse sono state un buon motivo per scatenare una guerra, e l’incentivo per Trump per tentare di fermarla mettendoci le mani sopra. Però non c’entrano nulla con le terre rare.
TERRE RARE E MINERALI CRITICI IN UCRAINA - DATAROOM
I minerali critici La Cina è leader anche nello sfruttamento dei minerali critici. In Africa, dove è il principale finanziatore di strade, porti e reti di telecomunicazione, nel 2020 ha anche acquistato un terzo della produzione di questi minerali per 15 miliardi di euro. Il 71% del business viene dal Sudafrica, Angola, Congo, Zambia e Repubblica Democratica del Congo.
Dal 2022, le società cinesi hanno investito 4 miliardi di euro nelle miniere di litio in Namibia, Zimbabwe e Mali. E nella Repubblica Democratica del Congo sono appaltati ai cinesi 15 dei 17 giacimenti di rame ricchi di cobalto, cruciale per la produzione di batterie e leghe magnetiche (fonte: State Council, The Situation and Policies of China’s Rare Earth Industry).
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Il ruolo dell’Europa
LA CINA E IL MONOPOLIO DELLE TERRE RARE - DATAROOM
L’Europa importa il 98% delle terre rare dalla Cina. Quelle appena scoperte in Norvegia potrebbero soddisfare il 10% del fabbisogno, ma non siamo nel mezzo del deserto mongolo, e la sensibilità ambientale è diversa. Chi, come noi, ha poche risorse e un’alta densità abitativa potrebbe investire nelle attività di recupero: uno smartphone può contenere fino a 10 terre rare, mischiate a 40 elementi chimici diversi.
Certo, isolarle è complesso e costoso, ma ogni anno vengono buttati 5,3 miliardi di cellulari, l’85% finisce in discariche africane, che li rivendono in India, nel Sud-Est asiatico e in Cina. E proprio la Cina sta raggiungendo il primato anche nel riciclo. Nulla impedisce all’Europa di organizzare filiere su larga scala per trasformare questa montagna di «rifiuti informatici» in risorsa.
TERRE RARE - BAOTOU ITTA DELLA CINA INQUINATA - DATAROOM
LA MAPPA DELLE RISORSE MINERARIE IN UCRAINA
CINA TERRE RARE
TERRE RARE - BAOTOU ITTA DELLA CINA INQUINATA - DATAROOM