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LA FIBRA NON RENDE – FIBERCOP SMENTISCE L’AMMANCO DI 449 MILIONI DI PROFITTI RISPETTO ALLE STIME, MA NON PUÒ NEGARE LA DRAMMATICA CRISI DELLA TELEFONIA FISSA IN ITALIA, CHE RENDE LA SITUAZIONE DELLE TLC TRICOLORE DRAMMATICA: LA GRAN PARTE DELLA RETE IN GESTIONE ALLA SOCIETÀ, RILEVATA DA KKR PER 22 MILIARDI, È ANCORA IN RAME, E ANDREBBE CONVERTITA IN FIBRA. MA SERVONO FIOR DI INVESTIMENTI E QUALCHE SACRIFICIO, MENTRE I FONDI CHIEDONO RITORNI VISIBILI E IMMEDIATI (E INFATTI SONO GIÀ IN ALLARME)
Estratto dell’articolo di Sara Bennewitz per "la Repubblica"
https://www.repubblica.it/economia/2025/02/20/news/fibercop_buco_utili_2025-424015230/
Sale la tensione in Fibercop, in vista dell’approvazione dei conti 2024 e del budget per quest’anno, in agenda per martedì 25 febbraio. Ieri in una nota la società ha smentito le indiscrezioni riportate dal Financial Times , secondo cui ci sarebbe uno scollamento delle stime iniziali del 20%, e un ammanco di 449 milioni di profitti rispetto alle stime di 8 mesi fa.
Fibercop […] ha […] precisato che «i dati previsionali relativi all’esercizio 2024 ed i dati relativi al budget 2025, sono in linea con il piano pluriennale redatto ed approvato da tutti gli azionisti» lo scorso luglio. Per quanto le previsioni siano in linea, la situazione non è rosea, ma secondo fonti finanziarie sarebbe «gestibile».
Il problema sta nel mercato della telefonia fissa tricolore, che è e resta in sofferenza, come dimostrato anche dai conti della rivale Open Fiber.
Secondo gli analisti nel 2024 Telecom Italia, che è il principale cliente della sua ex rete, ha perso 330 mila linee fisse passando dai 7,49 milioni a fine 2023 a 7,16 milioni lo scorso 31 dicembre, e quest’anno rischia di scendere ancora a quota 6,86 milioni.
Per Fibercop investire nella conversione del rame in fibra, con ricavi in calo, è un problema che andrà gestito tagliando i costi perché gli investimenti non sono procrastinabili. In proposito potrebbe essere rivisto il piano di incentivi volontari all’uscita dei dipendenti, ma sono tante le voci di costo da rinegoziare con i fornitori e non solo.
Nel 2024 la società ha investito circa 1,4 miliardi, e quest’anno dovrebbe accelerare: oltre che a sostituire il rame con la fibra l’azienda conta di investire nel backbone e nelle centrali, che è anche un modo per offrire servizi diversi e generare ricavi alternativi al solo accesso alla rete.
Detto questo il quadro è meno roseo del previsto, e nonostante le smentite qualche azionista come il fondo di Abu Dhabi Adia, sarebbe già in allarme. Nessun commento invece dal Mef (16%) e dal fondo F2i (11,2%) che ugualmente hanno investito al fianco di Kkr nella società della rete che resta sempre a caccia di un nome con cui sostituire Fibercop.
Tuttavia se Kkr (37,8%), Aida (17,5%) e il fondo canadese Cpi (17,5%) hanno fatto un investimento finanziario, che in quanto tale deve dare i suoi ritorni a medio termine, per il Mef, e in parte anche per il fondo F2i, l’investimento ha un altro valore, e c’è fiducia che nel tempo i ritorni arriveranno.
Una volta che saranno approvati i conti, il budget 2025 e il piano industriale, Fibercop partirà con la ricerca di un nuovo direttore finanziario (anche l’attuale cfo Andre Rogowski sarebbe in uscita) e di un nuovo ad, ruolo che ora è stato assunto dal presidente esecutivo Massimo Sarmi (indicato dal Mef) al posto dell’ex ad Luigi Ferraris, che si è dimesso il 23 gennaio. Il piano di Ferraris si era infatti scontrato con le pretese (e le attese) di Kkr, costringendo il manager a fare un passo indietro a 6 mesi dalla nomina, e il fondo a farsi sentire in azienda rispetto alle scelte strategiche. Sullo sfondo resta il progetto di una rete unica con Open Fiber, che però per ora non è in agenda.