GENERALI PRONTI ALLA BATTAGLIA - IL CDA DEL LEONE SI RIUNISCE PER LA PRIMA VOLTA DALL’ANNUNCIO DELL’OPS DI MPS SU MEDIOBANCA (PRIMO AZIONISTA DELLA COMPAGNIA), VARA IL NUOVO PIANO TRIENNALE E PROMETTE UNA REMUNERAZIONE PIÙ RICCA AGLI AZIONISTI. UNA SORTA DI PIANO “ELETTORALE” PER PHILIPPE DONNET, IN VISTA DELL’ASSEMBLEA DELL’8 MAGGIO. QUANDO CI SARÀ UNA NUOVA RESA DEI CONTI TRA IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI E L’AD FRANCESE. DECISIVI SARANNO, COME TRE ANNI FA, I FONDI, CHE HANNO IL 35% DI GENERALI…
BORSA CALMA SU GENERALI-MEDIOBANCA NEL GIORNO DEL CDA DEL LEONE
(ANSA) - Partenza di giornata senza strappi in Piazza Affari per i titoli coinvolti più o meno direttamente dall'Ops annunciata da Monte dei Pachi su Mediobanca, primo azionista delle Generali. Nel giorno del Cda del Leone sul piano triennale con i primi scambi in Borsa a Milano il titolo Mps inverte la rotta rispetto alla ultime sedute e sale dell'1,7% a 6,31 euro, con Mediobanca in marginale aumento dello 0,2% a quota 15,8. Calma Generali, piatta a 29,9 euro.
GENERALI VARA IL NUOVO PIANO, PIÙ SOLDI AGLI AZIONISTI
Marcella Merlo per l’ANSA
Il consiglio di amministrazione di Generali vara il nuovo piano triennale e promette una remunerazione più ricca agli azionisti tra dividendi e buyback. Si tratta a tutti gli effetti di un piano 'elettorale' per il ceo del gruppo, Philippe Donnet, in scadenza come il resto del cda all'assemblea dell'8 maggio, dove Mediobanca da una parte e il gruppo di Gaetano Caltagirone e Delfin dall'altra si daranno battaglia in un clima surriscaldato dall'offerta di scambio lanciata da Mps su Piazzetta Cuccia, partecipate entrambe dall'imprenditore romano e dalla cassaforte degli eredi di Leonardo del Vecchio.
GLI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E GENERALI
Pur in questo contesto, nella riunione del cda sul piano 2025-2027, il quarto presentato da Donnet che è da ormai nove anni al timone di Generali, "è andato tutto bene". Così ha detto il presidente del Leone, Andrea Sironi, al termine dei lavori, durati quattro ore, nella sede delle Procuratie Vecchie in piazza San Marco a Venezia.
Del resto non sorprende un giorno di relativa tregua "perché il piano è molto bello", ha indicato Sironi rinviando i dettagli all'Investor day di giovedì. Né lui né gli consiglieri hanno peraltro fornito indicazioni sull'unanimità o meno del board al piano.
Di certo non si è consumata la rottura dello scorso consiglio del 20 gennaio quando in un cda di 13 membri gli amministratori espressi da Caltagirone e Delfin - Stefano Marsaglia, Flavio Cattaneo e Marina Broggi - avevano votato contro il contestato accordo con la francese Natixis nel risparmio gestito.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
Le nozze per far nascere un gruppo con 1.850 miliardi di asset in gestione dovevano essere il fiore all'occhiello del piano di Donnet ed ovviamente compare delle strategie al 2027. Ma c'è il punto di domanda legato al percorso accidentato per dare vita all'alleanza coi francesi. Non tanto per l'iter autorizzativo con l'incognita del golden power in mano al governo, bensì per il possibile ribaltone che si prefigura, se non già alla prossima assemblea, nell'eventualità in cui abbia successo l'ops del Monte dei Paschi su Mediobanca.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
Gli analisti si aspettano di vedere nel piano per altri aspetti continuità con le strategie di quello precedente con l'acceleratore premuto sia sul ramo danni (non auto) sia sul vita che potrebbe beneficiare dei tassi in discesa.
Ma c'è soprattutto consenso su un aumento della remunerazione ai soci azionisti fra dividendi e buyback. Goldman Sachs non si aspetta che il payout totale raggiunga il 75% garantito da Allianz, Axa e Zurich ma che si alzi al 65/70% considerando le indicazione già date dal Leone su un riacquisto di azioni proprie da almeno 500 milioni ogni anno.
L'altro pilastro, c'è da scommettere, è ancora l'innovazione digitale e tecnologica con sempre più spazio all'intelligenza artificiale. Nell'attesa Generali ha guadagnato lo 0,37% in Borsa, Mediobanca lo 0,44% e Mps, per la prima volta dall'annuncio dell'ops, è salita (+0,48%).
CALTAGIRONE PREPARA LA LISTA PER IL RIBALTONE IN GENERALI
Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “La Stampa”
[…] Philippe Donnet […] punta a ottenere il suo quarto mandato alla guida delle Generali. Raggiungere l'obiettivo non sarà però – nemmeno questa volta – una passeggiata di salute. Non tanto perché, nel frattempo, il Monte dei Paschi di Siena ha lanciato un'offerta pubblica di scambio su Mediobanca, che del Leone è il primo azionista con il 13,1%: quella è una partita dai tempi più lunghi rispetto all'assemblea del Leone, già fissata per l'8 maggio. Quanto perché si va verso un nuovo scontro proprio a Trieste, per contendere la guida della compagnia assicurativa.
Come tre anni fa, Francesco Gaetano Caltagirone, azionista al momento accreditato al 6,92% ma che può arrivare fino al 9,9%, secondo indiscrezioni punterebbe al ribaltone al vertice e conterebbe di presentare all'assemblea di primavera una lista lunga, adatta insomma a costituire una nuova maggioranza in consiglio, con un nome alternativo a Donnet quale amministratore delegato del Leone e un candidato presidente.
Sul fronte opposto, se tre anni fa a presentare la lista di maggioranza che ha eletto per la terza volta il manager francese era stato lo stesso cda del Leone, quest'anno difficilmente replicherà.
CLAUDIO COSTAMAGNA FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE LUCIANO CIRINA
I paletti imposti dalla nuova Legge Capitali, l'incertezza dettata dall'assenza del regolamento Consob, che a giorni pubblicherà la seconda tornata di consultazioni sull'interpretazione di alcuni punti controversi, rendono arduo procedere.
Il cda deve ancora pronunciarsi, ma i tempi sono ormai troppo stretti. Probabile dunque che il boccino passi agli azionisti, nella fattispecie a Mediobanca, che necessita di eleggere un proprio dirigente (oggi è Clemente Rebecchini) per consolidare a bilancio il Leone.
Lo scenario […] presenta nuove incognite rispetto a tre anni fa, quando la partita arrise al consiglio, a Donnet e a Mediobanca. Si chiuse con un 55,9% a loro favore contro il 41,73% della lista organizzata da Caltagirone (e un flop dell'1,93% di Assogestioni) su un totale di voti espressi pari al 70% del capitale, un record. Insomma: il 39% del Leone votò per la lista del cda, il 29,21% per la compagine di Caltagirone.
Una riedizione di quello scontro avverrà in uno scenario mutato, con il principale azionista nonché sostenitore di una ricandidatura di Donnet sotto Ops da parte di una banca, Mps, in cui sono Caltagirone e Delfin sono grandi azionisti, come pure lo sono in Piazzetta Cuccia e in Generali. Presenti in tutta la catena alimentare.
francesco gaetano caltagirone philippe donnet
Cosa voterebbero anzitutto i fondi, che hanno quasi il 35% delle Generali? Per molti di loro, specie quelli passivi, conta molto l'indicazione di voto che giunge dai consulenti, i cosiddetti "proxy advisor", come Iss e Glass Lewis.
I proxy di solito appoggiano le liste dei cda. In loro assenza spesso dirottano i voti sulle liste dei fondi, come quelle presentate da Assogestioni. In tal caso i pesi potrebbero cambiare, anche sensibilmente. Ancora non è chiaro, poi, se Mediobanca farà come l'ultima volta, quando si armò di un prestito titoli del 4,43% da aggiungere al 13,1%.
Nel caso dovesse ripetere la mossa, con l'Ops in ballo, il rischio è quello di uno scontro legale. Chi potrebbe fare ricorso al prestito con agilità è, sull'altro fronte, la Delfin, finanziaria della famiglia del Vecchio che dovrebbe appoggiare Caltagirone anche in questo nuovo affondo.
Se l'imprenditore romano può arrivare fino al 9,99% del Leone, Francesco Milleri, presidente della holding che controlla EssilorLuxottica, può spingersi oltre perché, dopo uno sconfinamento tecnico dovuto al riacquisto di azioni proprie delle Generali, ha chiesto e ottenuto dall'Ivass di poter arrivare fino al 19,99%. In parte potrebbe comprare, in parte potrebbe anche prendere in prestito.
Cosa faranno Benetton (4,8%) e la fondazione Crt (2%) è ancora da vedere: l'ultima volta scelsero il fronte romano ma tanta acqua è passata sotto i ponti. Le tensioni sul titolo Generali di questi giorni, con volumi molto sopra la media, segnalano che i fronti sono fluidi. Mediobanca non potrà più contare su DeAgostini, che tre anni fa ha venduto l'1,44%.
Ma di certo non resterà a guardare, tessendo la tela sul mercato. Allo stesso modo, nuove posizioni (c'è chi parla anche di possibili banche) potrebbero avvantaggiare il fronte romano. Sarà anche una sorta di referendum sul nuovo piano strategico, che oggi Donnet porterà in consiglio, e sull'alleanza tra Generali e Natixis, proprio quella che ha scatenato la reazione a catena nel cuore della grande finanza italiana.