"L’ATTACCO DI MPS A MEDIOBANCA È BALENGO” – I BANCHIERI DI PIAZZETTA CUCCIA RITENGONO L’OFFERTA DEL MONTE DEI PASCHI “PASTICCIATA” E “TRA LE PIÙ DEBOLI CHE ABBIAMO MAI VISTO” – IL PRIMO DUBBIO È INDUSTRIALE: “È COME METTERE INSIEME L’OLIO CON L’ACQUA, OLTRE AL FATTO CHE LA PICCOLA RETE COMMERCIALE DI MPS A NOI NON PORTA NESSUN VANTAGGIO” – POI CI SONO I DUBBI FINANZIARI: L’OFFERTA DI UN PREMIO DEL 5% È TROPPO BASSA, ED È STATA BOCCIATA DALLA BORSA. E UN RILANCIO DI MPS APPARE IMPROBABILE: SIENA CAPITALIZZA 8 MILIARDI, LA SUA PREDA 13,72 – L’IPOTESI DI UN CAVALIERE BIANCO E LE CONTROMOSSE DI NAGEL…
1. “Operazione pasticciata” a piazzetta Cuccia l’offerta non fa paura
Estratto dell’articolo di Andrea Greco per “la Repubblica”
Tra i banchieri che camminano felpati al piano nobile di Palazzo Visconti- Ajmi, sede di Mediobanca, vestigia del “salotto buono” della finanza, non c’è sorpresa per l’assalto di Mps. Dopo che a novembre il Tesoro aveva ceduto un 15% della banca senese a Banco Bpm, Anima, Caltagirone e Delfin, e che a dicembre gli ultimi due (padroni di ampi pacchetti pure in Mediobanca, e avversi al management) avevano arrotondato, si aspettavano un qualche tipo di offensiva.
Quello che più ha sorpreso chi frequenta i piani degli uffici dove siedono Alberto Nagel e i suoi stretti riporti, è che lo schema d’attacco sia tanto “balengo” – una parola che anche il fondatore Enrico Cuccia amava usare.
Al punto che a qualche grisaglia è tornato in mente il Rocky horror picture show […]. Un’offerta pasticciata e «tra le più deboli che abbiamo mai visto in anni di carriera», si dicevano tra loro i banchieri d’affari, per una volta destinatari dell’Ops e non consulenti di qualche scalatore.
Il pasticcio […] è industriale, «perché è come mettere insieme l’olio con l’acqua, oltre al fatto che la piccola rete commerciale di Mps a noi non porta nessun vantaggio, e in compenso tutto il nostro personale migliore e con vocazione internazionale, specie senza un accordo preliminare, non rimarrebbe mai a lavorare per un marchio legato alle Pmi del Centro Italia». Una banca che sette anni fa il Tesoro dovette salvare dal crac con 6 miliardi, e che ancora due anni fa dovette ricapitalizzare per 2,5 miliardi per coprire passate perdite.
LUIGI LOVAGLIO - FOTO LAPRESSE
In quell’operazione, il primo scoglio superato dall’ad di Mps Luigi Lovaglio, Mediobanca fu a fianco del banchiere lucano per aiutarlo a trovare i soldi. Mps era quasi fallita e da allora con Lovaglio c’è stato sempre un rapporto molto buono: non si aspettavano che si prestasse con un’operazione «da nemico».
Per gli esperti di Piazza Cuccia, debole è anche la gittata finanziaria dell’offerta, come emerso anche in Borsa, dove ieri Mediobanca volava mentre Mps cadeva. Il premio del 5% offerto dai senesi è già «sott’acqua » nelle quotazioni: e sembra che Nagel […] stia riscontrando tutta la perplessità di chi, senza avere un premio, dovrebbe scambiare la carta di una banca d’affari attiva nelle ricche gestioni patrimoniali con quella di una banca commerciale che tra due anni, quando i tassi saranno scesi e i crediti fiscali legati a passate perdite, vedrà scendere di circa un terzo gli utili ordinari.
Ma anche un rilancio serio, da parte senese, pare complesso: Mediobanca capitalizza 13,72 miliardi e Mps 8,17. Servirebbe un’iniezione di cassa miliardaria per attrarre gli azionisti di Nagel più laici. Quelli del mercato, nel senso che almeno un 35% è nel controllo di Delfin, Caltagirone e loro sodali: ma per vincere Siena deve raccogliere almeno un 66,67%, quindi manca un 30% circa.
E difficilmente potranno comprare i primi due soci, che sono già vicini alle soglie di vigilanza. Un altro argomento intorno al quale il management inizia a ragionare è un cavaliere bianco. Mediobanca ora è sotto Opa, quindi soggetta alla passivity rule e non può intentare mosse difensive. Ma nulla vieta a un’altra banca di presentare un progetto più affine e gradito agli investitori. «Potremmo trovare qualcuno più simile a noi – ragionano i manager – ma noi siamo simili a pochi. […]». In Italia, solo Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno queste caratteristiche: ma già nei mesi scorsi si erano chiamate fuori.
2. "L'OFFERTA È OSTILE E BASSA" MEDIOBANCA GIOCA IN DIFESA L'IPOTESI DEL CAVALIERE BIANCO
Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “La Stampa”
Alberto Nagel, […] che […] ha sorpassato indenne già due battaglie campali (tutte finanziarie, fortunatamente) contro Caltagirone e Milleri, una volta nel Leone contro la lista organizzata dall'imprenditore romano, e una volta in casa sua, poco più di un anno fa, quando la lista del consiglio ha prevalso contro quella di minoranza messa in campo da Delfin, non starà però a guardare. Gli avvocati sono in allerta in vista dell'esame che la Bce – sebbene sarebbe stata sondata da Mps prima di calare le carte – sarà chiamata a fare.
Adesso che suona la campana dell'ultima battaglia, pur nella tensione del momento, Nagel è pronto a resistere, pur con i paletti della "passivity rule". Ritiene che la prima difesa sia andare a guardare il merito dell'offerta di Siena. E il banchiere erede di Cuccia e Maranghi la reputa molto povera dal punto di vista finanziario e ancor più nel suo aspetto industriale.
[…] a Mediobanca non scorgono sinergie da ricavi con Mps, casomai "dissinergie", con il rischio di un fuggi fuggi di banker e consulenti, quelli che nel mestiere della banca d'affari e nelle gestioni di grandi patrimoni fanno la differenza. E poi sui costi: esagerato pensare a 300 milioni di risparmi, laddove non ci sono sovrapposizioni di sportelli da sanare ma solo oneri di holding function da limare. Non oltre i 150-180 milioni.
GLI AZIONISTI DI GENERALI IL RISIKO BANCARIO - L OFFERTA DI MPS SU MEDIOBANCA E QUELLA DI UNICREDIT SU BANCO BPM
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