
TASSE? TIE’! - LA MACCHINA DELLA RISCOSSIONE SI E’ INCEPPATA: OGNI 100 EURO CHIESTI DALLE CARTELLE FISCALI, LO STATO NE INCASSA SOLO 9,6 – MERITO DI ANNULLAMENTI, IN AUTOTUTELA O IN GIUDIZIO, STRALCI, ROTTAMAZIONI E SANATORIE DI OGNI GENERE – MORALE DELLA FAVA? NELLO SCONFINATO MAGAZZINO DELLA RISCOSSIONE, AL 31 GENNAIO SCORSO, C’ERANO 1.279,8 MILIARDI DI DEBITI ARRETRATI – IN TEORIA GLI ITALIANI DEVONO ANCORA AL FISCO UNA CIFRA PARI AL 58,4% DEL PIL, E LA MONTAGNA CRESCE AL RITMO DI 65 MILIARDI ALL’ANNO, 178 MILIONI AL GIORNO…
Estratto dell’articolo di Gianni Trovati,Marco Mobili per il “Sole 24 Ore”
paradisi fiscali - evasione fiscale
[…] i numeri fotografano una macchina della riscossione che, dismessi gli abiti da parata, zoppica con un motore imballato da annullamenti, in autotutela o in giudizio, stralci, rottamazioni e sanatorie di ogni genere e specie. «Il tasso di riscossione dei carichi affidati dal 2000 al 2024 – riconosce la memoria depositata mercoledì a Palazzo Madama dal direttore generale delle Finanze, Giovanni Spalletta - si attesta al 9,6%, sicché i carichi riscossi sono meno della metà di quelli annullati (22,5%)». In pratica, ogni 100 euro chiesti dalle cartelle fiscali, solo 9,6 finiscono nelle casse dello Stato, dell’Inps o degli altri enti creditori.
Altri 17,4 euro vengono cancellati dai colpi di spugna normativi, come quelli che negli ultimi otto anni sono intervenuti a ripetizione per cancellare i mini-debiti (82,7 miliardi sfumati in tre stralci, si veda Il Sole 24 Ore di venerdì) o abbuonare sanzioni, interessi e aggi a chi aderiva alle rottamazioni, spesso senza pagare le rate successive alla prima (63 miliardi persi in quattro edizioni; Sole 24 Ore di venerdì).
Il resto finisce nello sconfinato magazzino della riscossione, che al 31 gennaio scorso ospitava la somma stellare di 1.279,8 miliardi di debiti arretrati come spiegato giovedì, sempre al Senato, dal direttore delle Entrate, Vincenzo Carbone. In teoria, insomma, gli italiani devono ancora al Fisco una cifra pari al 58,4% del Pil, e la montagna cresce al ritmo di 65 miliardi all’anno, 178 milioni al giorno: quasi quanto il debito pubblico, che nel 2024 è aumentato di 266,5 milioni ogni 24 ore. In teoria, appunto.
Perché oltre a essere sterminato, il magazzino delle cartelle non è propriamente a tenuta stagna, come dimostra un altro gruppo di numeri discussi al Senato. A portarli è stato Roberto Benedetti, l’ex presidente di sezione della Corte dei conti che ora guida la «Commissione per l’analisi del magazzino della riscossione» creata dalla delega fiscale per fare luce sul tema: 537,75 miliardi, ha detto, sono ormai persi, perché dovuti da persone ormai decedute, società cancellate o fallite o da contribuenti che, di fronte al tentativo di azioni esecutive del Fisco, si sono rivelati nullatenenti, e altri 167,31 miliardi presentano un «profilo di riscuotibilità non determinabile» perché relativi a imprese con fallimento in corso oppure oggetto di attività di riscossione sospese in autotutela dagli enti creditori o da decisioni dei giudici.
Restano 567,85 miliardi caratterizzati da qualche «aspettativa di riscossione»: aspettativa non elevatissima, par di capire, se il 13,8% di questi crediti risale ai primi anni Duemila, e un altro 29,5% ha un’età compresa fra gli 8 e i 14 anni.
[…] gli italiani pagano quando sono costretti a priori, con quella che il sorvegliato gergo tecnico definisce «compliance» e un linguaggio più schietto può inquadrare come obbligo senza via d’uscita. Ma squadernano un ventaglio amplissimo di strumenti elusivi, dilatori o giudiziari quando la prevenzione fallisce, sfruttando anche gli infiniti passaggi procedurali imposti dalle tante norme nate negli ultimi anni per tagliare le unghie alla riscossione: avvisi, intimazioni, solleciti che «assorbono buona parte della capacità operativa dell’agenzia della riscossione», ha sottolineato Carbone.
La prevenzione vince, insomma, sulla repressione. Lo dimostrano i risultati ottenuti con fatturazione elettronica, split payment e reverse charge, su cui lo stesso Renzi liquidatore di Equitalia ha puntato con successo riducendo il tax gap, cioè la forbice fra gettito tributario atteso e incassi realizzati, dai 96,7 miliardi del 2016 ai 72 miliardi del 2021, quando quegli strumenti erano pienamente in vigore. […]