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IL BUSINESS DEL FAKE – SAPETE QUANTO COSTA COMPRARE DELLE RECENSIONI FALSE ONLINE? TRA GLI 11 E I 57 EURO – IL WEB È PIENO DI SITI CHE OFFRONO PACCHETTI DI VOTI PER RISTORANTI, HOTEL E ALTRE STRUTTURE – SI STIMA CHE OLTRE 1,3 MILIONI DI RECENSIONI SU “TRIPADVISOR” SIANO FALSE, IL 4,3% DI QUELLE COMPLESSIVE, UN DATO IN CRESCITA RISPETTO AGLI ANNI PRECEDENTI – IL CASO DI UN RISTORATORE DI GENOVA, CHE HA FATTO CAUSA A GOOGLE (VINCENDO), DOPO CHE IL SUO LOCALE HA RICEVUTO UNA PIOGGIA DI COMMENTI NEGATIVI CREATI DAI “BOT”…

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Estratto dell’articolo di Lorenzo Cresci per "la Stampa"

 

«Comprare recensioni su Trip Advisor». Basta un clic. […] Ci sono siti – che si presentano come agenzie – che mettono in vendita pacchetti di voti tra gli 11,90 e i 15,90 euro. La selezione è ampia: il commerciante può scegliere tra due Opzioni («I tuoi commenti» oppure «Commento su misura») e anche quante recensioni al giorno: una, due o tre.

 

D'altro canto, garantisce l'agenzia «con sedi a Roma e New York», ormai «più dell'80% degli utenti Internet consulta le recensioni dei clienti e le loro stelle su un sito prima di andarci. I buoni commenti aiutano a indirizzare questi utenti alla tua piattaforma». Secondo un sondaggio di Fipe-Confcommercio il valore percentuale è del 65%. […]

 

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Questa è l'offerta low cost, perché le agenzie considerate di alto livello – GetAFollower, Media Mister o Buy Real Media – chiedono anche 57 euro a recensione su TripAdvisor. L'aspetto curioso è che non necessariamente si possono acquistare soltanto recensioni a 5 stelle. Sono in commercio anche quelle a 1 o 2 stelle. […]

 

Una delle ricerche più recenti della stessa TripAdvisor – il Review transparency report datato 2022 – sostiene che «oltre 1,3 milioni di recensioni al mondo sono risultate false», ovvero il 4,3% di quelle complessive, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti […] Ma c'è un elemento importante: i pareri manipolati perché a pagamento in realtà sono stati appena 24.500, e l'Italia è tra i primi Paesi al mondo, quinta, tra Turchia e Vietnam.

 

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È un grande bazar, insomma, quello delle recensioni, se non fosse che di mezzo c'è autenticamente la credibilità: del ristoratore e del cliente. Il ristoratore mettendoci la faccia, il cliente spesso l'anonimato. […]

 

Chi non si è piegato a una pioggia di improvvise recensioni negative – dopo centinaia di giudizi positivi – è il ristoratore dell'Hostaria Ducale di Genova, Enrico Vinelli. Che ha fatto causa (vincendola) a Google. «Improvvisamente mi sono arrivati decine di giudizi negativi, ma non credibili – racconta Vinelli – Un sedicente cliente addirittura diceva di "aver mangiato qui la peggiore pizza di Roma". Erano tutte in inglese, fioccavano una dopo l'altra».

 

A quel punto l'imprenditore si rivolge a Google chiedendo di verificare le recensioni, ma il colosso dice che non è così, in fondo quelle recensioni non hanno contenuti offensivi. Si arriva in procura e, dimostrata la falsità dei contenuti, Google viene costretta a rimuovere le recensioni lasciate da un cosiddetto "bot", e, si legge nell'ordinanza, «usando l'ordinaria diligenza, ne avrebbe potuto facilmente riconoscere la falsità, provvedendo quindi autonomamente alla loro eliminazione».

 

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[…] Altri casi arrivano in ordine sparso da ogni parte d'Italia: […] c'era un autista di autobus romagnolo (condannato) dietro decine di recensioni negative al ristorante Artrov di Rimini, reo di non somministrare spritz, mentre era un vicino di casa indispettito dalla musica che proveniva dal locale a scrivere «Very bad... pessimo» dell'agriturismo di Jesi "bocciato" nelle recensioni.

 

C'è di tutto, insomma ma in generale il problema secondo i ristoratori è uno: «Chiunque può lasciare una recensione in forma anonima, mentre piattaforme come The Fork sono sulla carta più affidabili perché offrono un servizio di prenotazione. Il cliente, arrivato al ristorante, viene "segnato" presente e solo a quel punto potrà scrivere una recensione».

 

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Sulla carta sicuro, ma siccome non sempre è solo il cliente ad avere torto, c'è chi ha scoperto un inganno: può essere lo stesso ristoratore a prenotare – magari usando il nome di un conoscente o di un parente – quindi segnalare l'arrivo del presunto cliente con l'apposita app, pagare 2,50 euro di commissione e infine liberare il tavolo. E rilasciare un giudizio (positivo). In fondo, business is business: e 2,50 euro è meglio dei 57 euro proposti dalle agenzie di vendita recensioni.

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