CADUTO ASSAD, “BIBI” S’ALLARGA IN SIRIA - L'ESERCITO ISRAELIANO È AVANZATO DI ALCUNI CHILOMETRI OLTRE LA “ZONA CUSCINETTO” DELLE ALTURE DEL GOLAN, AL CONFINE TRA I DUE STATI - IL LEADER DEI JIHADISTI AL POTERE A DAMASCO, AL JOLANI, AVVERTE NETANYAHU: “HA OLTREPASSATO I LIMITI DEL SUO IMPEGNO E CIÒ RAPPRESENTA UNA MINACCIA DI ESCALATION” - LO STATO EBRAICO HA DECISO CHIUDERE L’AMBASCIATA A DUBLINO. LA DECISIONE ARRIVA DOPO CHE IL GOVERNO IRLANDESE HA APPOGGIATO L’ACCUSA A NETANYAHU DI AVER COMMESSO UN GENOCIDIO A GAZA, PRESENTATA ALLA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA…
1. ISRAELE NON MOLLA IL GOLAN «LA POPOLAZIONE CRESCERÀ» ALTA TENSIONE CON LA SIRIA
Estratto dell’articolo di Marco Ventura per "il Messaggero"
Soffiano venti di guerra, di nuovo, tra l'Iran e Israele, che si prepara ad attaccare i siti nucleari iraniani con l'accordo e forse l'aiuto degli Stati Uniti. In un video di ieri sera, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, definisce la telefonata dell'altra notte con il presidente eletto americano Donald Trump «molto amichevole, calda e importante».
Chiaro il risultato. «Siamo impegnati a prevenire il riarmo di Hezbollah, questo è un test per Israele e lo affronteremo. Intendo dire senza mezzi termini a Hezbollah e all'Iran che se vogliono farci del male, agiremo contro di loro quanto sarà necessario, in qualsiasi luogo e tempo».
Nessun interesse, invece, da parte di Israele «a entrare in guerra con la Siria», anche se l'esercito israeliano ha preso posizione sul versante siriano del Monte Hermon, avanzando pure oltre la zona cuscinetto delle alture del Golan e avvicinandosi a qualche decina di chilometri da Damasco. Quindici navi della (ex) flotta siriana affondano a Latakia e i caccia con la Stella di David continuano a martellare i residui gruppi di batterie antiaeree e gli aeroporti militari.
[…] Il governo di Netanyahu approfitta della rivoluzione jihadista, anche se il nuovo leader siriano, il capo dei ribelli di Idlib, Al-Jolani, che ieri ha incontrato l'inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, avverte: «Non ci sono scuse per alcun intervento straniero in Siria ora che gli iraniani se ne sono andati e noi non siamo in procinto di ingaggiare un conflitto con Israele, che ha oltrepassato i limiti del suo impegno e ciò rappresenta una minaccia di escalation ingiustificata nella regione».
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LA SITUAZIONE SULLE ALTURE DEL GOLAN
Il governo di Tel Aviv, oltretutto, ha approvato un piano per lo sviluppo delle alture del Golan, finalizzato alla crescita demografica degli insediamenti. L'accordo sulla zona cuscinetto con la Siria secondo Netanyahu sarebbe «decaduto», per cui le forze di Israele «rimarranno dove sono nei prossimi mesi invernali spiega il ministro della Difesa, Israel Katz e si deve fare tutto il possibile per consentire alle truppe di rimanerci, perché mantenere la cima dell'Hermon è di enorme importanza per la nostra sicurezza».
Il piano approvato all'unanimità dall'esecutivo prevede un investimento di 11 milioni di dollari al fine di raddoppiare la popolazione israeliana nell'area. «Rafforzare il Golan significa rafforzare Israele, ed è particolarmente importante in questo momento», ribadisce Netanyahu nel video di ieri.
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Fra tutti i conflitti che Trump erediterà, quello tra Israele e l'Iran, scrive David Ignatius, «è il più urgente e pericoloso». In Siria si è trattato di approfittare della caduta del regime e dello Stato, che ora bisogna ricostruire. In questa "finestra", Israele si è già inserito con la sua potenza militare, azzerando per anni la minaccia siriana. Adesso tocca all'Iran.
E le parole di Netanyahu lasciano poco spazio a dubbi. La Siria non è un problema. «Determineremo la politica di Israele verso Damasco in base alla realtà che emergerà sul campo. La Siria non è la stessa Siria. Il Libano non è lo stesso Libano. Gaza non è la stessa Gaza e il Paese leader dell'asse, l'Iran, non è lo stesso Iran». […]
Accuse di genocidio, lo Stato ebraico contro l’Irlanda: chiusa l’ambasciata
Estratto dell’articolo di G. Fas. per il “Corriere della Sera”
manifestazione pro palestina a dublino
La premessa è che l’Irlanda è uno dei Paesi (con lei Spagna, Slovenia e Norvegia) ad aver dichiarato il riconoscimento formale di uno Stato palestinese. Ma c’è altro. Settimana scorsa il governo irlandese ha deciso di sostenere il caso del Sudafrica contro Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia che accusa il Paese di Netanyahu di aver commesso un genocidio a Gaza.
E così siamo arrivati a ieri, e cioè a Israele che annuncia di voler chiudere l’ambasciata israeliana a Dublino, «alla luce delle estreme politiche anti-israeliane del governo irlandese». Il ministro degli Esteri Gideon Saar precisa: «L’Irlanda ha oltrepassato ogni linea rossa nelle sue relazioni con Israele» e nelle azioni che, dice, esprimono «delegittimazione e demonizzazione dello Stato ebraico».
Da Dublino risponde il primo ministro Simon Harris, che definisce «profondamente deplorevole» la decisione di chiudere l’ambasciata e dice che «non è contro Israele» ma «a favore della pace, dei diritti umani e del diritto internazionale». […]