CARLO NORDIO SCONFESSA SE STESSO E PURE GLI AMERICANI – IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, IL 20 DICEMBRE, AVEVA CHIESTO LA CONFERMA DELL’ORDINE DI CARCERAZIONE PER MOHAMMAD ABEDINI, POI REVOCATA IERI - LA SCUSA PER IL "NO" ALL'ESTRADIZIONE? IL REATO CONTESTATO DAGLI AMERICANI ALLA "MENTE DEI DRONI", SUPPORTO A ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA, IN ITALIA NON ESISTE - NORDIO POTEVA FERMARSI LÌ, E INVECE HA SPECIFICATO ANCHE CHE NON CI SONO ELEMENTI A SUPPORTO DELLE ACCUSE. CIOÈ NON CREDE ALLE CONTESTAZIONI FATTE AD ABEDINI DAGLI STATI UNITI: PERCHÉ LO DICE SOLO ORA? E COME MAI LUI E TAJANI HANNO CONTINUATO A DIRE CHE IL CASO SALA ERA SCOLLEGATO, QUANDO ERA EVIDENTE A TUTTI CHE È STATO UNO SCAMBIO?
1. TERRORISMO, IN CHE MODO È STATA ESCLUSA L’IMPUTABILITÀ
Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
1. Il ministro della Giustizia può ordinare ai giudici di scarcerare un arrestato?
Solo in materia di estradizioni […], il Guardasigilli ha per legge due poteri. Alla fine di tutto l’iter, se sino in Cassazione i magistrati abbiano accolto la richiesta di estradizione avanzata all’Italia da uno Stato, il ministro può comunque bloccarla (mentre non può imporla se i giudici l’abbiano negata).
Inoltre, ed è questo invece il caso di ieri, in ogni momento del procedimento […] il ministro della Giustizia «può sempre chiedere» ai giudici […] «la revoca della custodia cautelare», che comporta l’immediata scarcerazione.
2. Il Guardasigilli deve motivare la propria decisione?
No, è un atto di pura discrezionalità politica. È dunque un «di più» la nota con la quale ieri Nordio, che il 20 dicembre aveva chiesto ai giudici la custodia cautelare in carcere di Abedini, ha spiegato di ritenere non concedibile l’estradizione reclamata dagli Usa perché mancherebbe il requisito fondamentale per accoglierla: la doppia imputabilità, ossia la necessità che il fatto per cui uno Stato chiede l’estradizione sia previsto come reato in modo sovrapponibile in entrambi gli ordinamenti. Il che, per Nordio, non varrebbe per i tipi di associazione a delinquere e di supporto a organizzazione terroristica prospettati dagli Usa a carico dell’iraniano.
3 Con Abedini libero, resta in piedi la richiesta americana di estradizione?
No. Non si terrà più l’udienza in cui il 15 gennaio i giudici avrebbero dovuto decidere se tenerlo in carcere o concedergli i domiciliari, ma soprattutto, poiché Abedini è rientrato subito in Iran, non c’è più il requisito base per la prosecuzione della procedura di estradizione.
2 NORDIO SCONFESSA NORDIO E LIBERA IL TECNICO IRANIANO
Estratto dell’articolo di Alessandro Mantovani per “il Fatto quotidiano”
Ci avevano detto tempi lunghi e invece no, Mohammad Abedini Najafabadi prima dell’ora di pranzo di ieri è uscito dal carcere di Opera, quattro giorni dopo la liberazione di Cecilia Sala a Teheran. Nel tardo pomeriggio l’ingegnere iraniano 38enne, considerato dagli Stati Uniti un uomo chiave nella costruzione dei droni dei pasdaran e arrestato dalla polizia a Malpensa il 16 dicembre scorso, era già nella capitale del suo Paese.
Se l’Italia non voleva dare al mondo l’immagine di uno scambio di prigionieri con un regime indicato come nemico dell’Occidente, l’obiettivo è fallito. Se non contestuale, lo scambio è stato rapidissimo.
Il collegio della V sezione della Corte d’appello di Milano si è riunito ieri mattina per un provvedimento vincolato. A chiedere la revoca della carcerazione di Abedini è stato infatti il Guardasigilli Carlo Nordio.
“La revoca è sempre disposta se il ministro della Giustizia ne fa richiesta”, dice l’articolo 718 del Codice di procedura penale. Tanto Nordio quanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani avevano detto che il governo non sarebbe intervenuto prima dell’udienza fissata per il 15 gennaio sulla richiesta di arresti domiciliari avanzata per l’iraniano dall’avvocato Alfredo De Francesco. Non si terrà mai.
La procedura di estradizione si chiude ancora prima che gli Stati Uniti abbiano depositato l’intero dossier, per il quale avevano tempo fino a fine mese.
CARLO NORDIO - FOTOMONTAGGIO DEL FATTO
Forse il governo ha accelerato per evitare di intervenire all’indomani di un eventuale “no” dei giudici. Oppure è intervenuto un fatto nuovo che ha spinto a fare subito quanto promesso agli iraniani per ottenere la liberazione di Sala, la giornalista 29enne di Chora Media e del Foglio che è stata detenuta dal 19 dicembre all’8 gennaio.
Così la spiega il ministero della Giustizia: “In forza dell’art. 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana – si legge in una nota – possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente.
La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di ‘associazione a delinquere per violare l’Ieepa’ (International Emergency Economic Powers Act ovvero le leggi Usa sull’embargo a vari Paesi tra cui l’Iran, ndr) non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di ‘associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte’ e di ‘fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte’ – osserva ancora il ministero della Giustizia –, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”.
CECILIA SALA CON GIORGIA MELONI A CIAMPINO
Nordio ci dice insomma che gli Usa ci hanno chiesto di arrestare un innocente, che la polizia italiana evidentemente ha sbagliato a farlo, che i giudici di Milano non avrebbero dovuto tenerlo in galera e che Nordio medesimo ha preso una cantonata, il 20 dicembre, quando ha chiesto la conferma dell’ordine di carcerazione che egli stesso, ieri, ha fatto revocare.
Così, secondo diversi giuristi, sconfina nel campo della Corte d’appello alla quale spetterebbe valutare la sussistenza della doppia incriminazione (reati punibili in astratto in entrambi i Paesi) e perfino nel merito degli elementi di prova, il cui esame toccherebbe ai giudici Usa e non all’Italia. Insomma, […] il ministro avrebbe potuto invocare esigenze umanitarie o l’interesse nazionale, come pure è previsto dal codice in materia di estradizione. Ma forse gli accordi con l’Iran erano altri.
Mohammad Abedini najafabadicecilia sala nel 2015 1cecilia sala con la mamma elisabetta vernoni nel 2017 cecilia sala nel 2016 cecilia sala nel 2016 cecilia sala nel 2017 CARLO NORDIO - FOTO LAPRESSE