
“LA VERITÀ È CHE I MAGISTRATI CONTINUANO A DARSI LA ZAPPA SUI PIEDI DA SOLI QUANDO LA GENTE VUOLE CHIAREZZA E CERTEZZA” – GIANLUIGI NUZZI RIPERCORRE L’INFORMATIVA DEL 2020, ORA AL VAGLIO DELLA PROCURA, IN CUI I CARABINIERI METTEVANO IN FILA TUTTE LE FRAGILITÀ DELL’INDAGINE SULL’OMICIDIO DI CHIARA POGGI: DAI CAPELLI NERI NEL LAVANDINO ALLE TELEFONATE CHE ANDREA SEMPIO, AMICO DEL FRATELLO DELLA VITTIMA, FECE A CASA DEI POGGI NEI GIORNI ANTECEDENTI ALL’OMICIDIO. DALL’IMPRONTA DELLA SCARPA ALLA MACCHIA SULLA PORTA CHE…
Estratto dell’articolo di Gianluigi Nuzzi per "la Stampa"
La nuova inchiesta sulla morte di Chiara Poggi parte da un'indagine sui misteri di Garlasco, aperta e chiusa dalla procura di Pavia in soli trenta giorni e che lasciò basiti inquirenti e magistrati del capoluogo lombardo.
Un retroscena che oggi aiuta a capire, al di là della genesi, gli sviluppi di questo nuovo clamoroso filone. Un passo indietro, il 19 luglio del 2018 i carabinieri del nucleo investigativo di Milano indirizzano al Pm milanese Alberto Nobili una nota conclusiva su un'indagine aperta dopo la denuncia dell'avvocata di Alberto Stasi, Giada Bocellari, che temeva di essere seguita e per la sua incolumità.
Nelle sette pagine, gli investigatori evidenziano l'assenza di elementi d'allarme e raccontano di aver visionato gli atti dei vari procedimenti che la penalista stava seguendo in quegli anni. A iniziare dall'omicidio di Garlasco, visto che difende l'imputato Stasi ora condannato definitivamente.
Il documento conclude con una postilla che sorprende: «In ultimo giova far presente che, per comprendere meglio i fatti ed il terreno sul quale si indagava, si è proceduto ad una rilettura dell'intero fascicolo concernente l'omicidio di Chiara Poggi, riscontrando degli elementi che potrebbero non metter fine alla vicenda giudiziaria».
Niente di più.
La procura di Pavia riceve sollecitazioni informali su questi «elementi» ma il fascicolo rimane in archivio. Passano due anni, arriviamo al 23 giugno 2020 quando il codifensore di Stasi, l'avvocata Laura Panciroli presenta un esposto alla procura di Pavia chiedendo lumi proprio su quella postilla.
Le toghe di Pavia girano il 6 luglio la domanda ai carabinieri estensori che tre giorni dopo consegnano le loro osservazioni su sei punti a loro avviso poco chiari e che metterebbero in dubbio la colpevolezza di Stasi.
Vediamoli: «Innanzitutto, sul dispenser (oltre alle due impronte di Stasi) vi sono numerose impronte papillari sovrapposte che sarebbero state cancellate se il dispenser fosse stato lavato dal sangue. Poi nel lavandino, durante il sopralluogo… si evince chiaramente la presenza di 4 capelli neri lunghi… che attestano ovviamente che il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue. Diversamente, i capelli presenti nel lavabo sarebbero stati portati via dall'acqua».
la perizia sulle impronte nella villetta di garlasco
Ancora, «tra i contatti non giuridicamente utili (quindi non aventi i 16 punti di comparazione formati dalle minuzie) vi è un contatto evidenziato in data 17.08.2007 dal Ris di Parma sulla parete interna della porta di ingresso… (contatto digitale catalogato con il n. 10)… Su tale contatto non appare sia stata eseguita alcuna indagine biologica mirata ad accertare se quel contatto possa essere stato lasciato da una mano sporca di sangue (della vittima o di altri) o se fosse altra sostanza… del resto tale indagine non venne fatta neanche per analogo contatto (totalmente inutile ad un esame dattiloscopico) rinvenuto sulla parete delle scale dove fu trovato il cadavere della giovane ragazza (contatto papillare n. 33 evidenziato all'Uv)…». Infine, gli ultimi tre punti.
le tracce di sangue nella villetta di garlasco
Le scarpe: «…all'epoca vennero acquisite dal Ris tutte le scarpe di coloro che ebbero accesso alla scena del crimine. Ciò venne fatto al fine d'operare un confronto con le tracce di suola repertate sul luogo. Ad oggi si può affermare…. che almeno uno degli operanti consegnò un paio di scarpe che non erano quelle che indossava il giorno del rinvenimento del cadavere di Chiara Poggi. ... Quindi la comparazione per esclusione fatta dal Ris fu sicuramente, quantomeno, parziale».
Quindi, le telefonate: «Le tre telefonate verso casa Poggi ad opera di Andrea Sempio in date 7 e 8 agosto 2007 immediatamente antecedenti l'omicidio (13 agosto 2007)». E così lo scontrino del parcheggio «consegnato da Sempio per dimostrare che la mattina del 13 agosto 2007 e quindi negli stessi momenti in cui si consumava l'omicidio, non era a Garlasco ma a Vigevano».
La procura di Pavia sembra reagire come stizzita. Osserva che queste presunte "incongruenze" sono già state tutte superate dalle sentenze. Ricorda che la sentenza contro Stasi è definitiva e che il procedimento contro Sempio è già stato archiviato.
[…] il 29 luglio 2020 parte la richiesta di archiviazione del procedimento – rimasto contro ignoti – che era stato aperto solo un paio di settimane prima.
Oggi questo precedente viene valutato con attenzione dal nuovo procuratore di Pavia Fabio Napoleone, non mettendo certo in discussione l'onesta dei colleghi che lavoravano in quegli uffici all'epoca ma facendo emergere come di fatto siamo alla terza inchiesta sulle piste alternative a quella principale arrivata a sentenza definitiva.
il bagno della villetta di garlasco 1
Oggi Sempio è indagato come nel primo procedimento […] Di certo a Pavia oggi non si vuol perdere tempo e arrivare a conclusioni chiare e definitive. Troppe volte in passato quando il caso era "mediaticamente forte" qualche frettoloso investigatore (pochissimi per fortuna) adottava, con assoluta sciatteria, il principio del noto film Sbatti il mostro in prima pagina. La storia di Pietro Valpreda docet. Insomma, poco professionismo e tanta carne da macello data in pasto ai poveri lettori per far credere ad una brillante e repentina chiusura del caso.
Non si possono non ricordare casi di errori mostruosi (es. Enzo Tortora) a fronte dei quali non nessuno ha mai auspicato punizioni (salvo casi di dolo o colpa grave, sempre difficili da dimostrare) ma almeno il blocco di carriere (cosa mai avvenuta neanche nel clamoroso caso del conduttore di Portobello). La verità è che i magistrati continuano a darsi la zappa sui piedi da soli quando la gente vuole chiarezza e certezza. A iniziare dalla mamma di Chiara.
delitto garlasco 1
i pedalini della bicicletta di alberto stasi
le scarpe di alberto stasi
il bagno della villetta di garlasco 2
STASI - MEME BY EMILIANO CARLI