
IL TESORO DOBBIAMO CERCARLO NELLA MONNEZZA - SE NON ABBIAMO TERRE RARE NEL SOTTOSUOLO, CI TOCCA RAVANARE NEI RIFIUTI - TRA I 47 PROGETTI STRATEGICI PER L'AUTONOMIA UE NELLE MATERIE PRIME CRITICHE, QUATTRO SONO ITALIANI - MA NESSUNO DI QUESTI PREVEDE NUOVE ESTRAZIONI, NONOSTANTE RIAPRIRE LE MINIERE SIA UN CAVALLO DI BATTAGLIA DEL GOVERNO MELONI - SI VA DAL RICICLO DELLE BATTERIE AL RECUPERO DELLE TERRE RARE DAI RIFIUTI ELETTRICI, MA ANCHE ALLA COSTRUZIONE DI CINQUE IMPIANTI PER RECUPERARE METALLI PESANTI DAGLI SCARTI LIQUIDI DELLE INDUSTRIE E…
Estratto dell'articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/economia/2025/03/26/news/terre_rare_progetti_ue_italia_riciclo-424086068/
riciclo terre rare dai rifiuti elettronici
C’è il progetto di Glencore per convertire al riciclo delle batterie una parte del deserto industriale di Portovesme, in Sardegna. Quello di un’altra multinazionale, la belga Solvay, per recuperare il palladio nello storico impianto chimico di Rosignano, in Toscana.
Quello di un’azienda italiana consolidata, Itelyum Regeneration, per estrarre terre rare da rifiuti elettronici a Frosinone. E quello di una startup padovana, Circular Materials, che vuole costruire cinque impianti per recuperare metalli pesanti dagli scarti liquidi delle industrie.
Sono le quattro bandierine italiane tra i 47 progetti strategici selezionati dalla Commissione nel suo piano di autonomia nelle materie prime critiche. Tutti progetti di riciclo, nessuno di estrazione, nonostante riaprire le miniere sia un cavallo di battaglia del governo Meloni.
[…] Sul valore complessivo degli investimenti, secondo la Commissione 22,5 miliardi, i dossier italiani sembrano relativamente piccoli. Il più ricco è quello di Glencore nel Sulcis, che il colosso franco-svizzero delle materie prime stima tra i 350 e i 400 milioni. Il grande sito di Portovesme, dove la produzione di zinco si è fermata, è oggetto di un complesso tavolo di crisi industriale.
L’idea della multinazionale è riconvertirne una parte al riciclo delle batterie esauste, da cui recuperare litio e altri materiali riutilizzabili per nuove batterie, in un impianto che sarebbe tra i maggiori d’Europa.
Il riconoscimento “strategico” dovrebbe aprire la strada a un’autorizzazione entro 15 mesi, che bypassi l’opposizione della Regione Sardegna. Resterebbe comunque irrisolto il destino del resto dell’area, per cui il governo cerca un compratore.
Solvay, che recupererà dalle marmitte il palladio che usa per produrre acqua ossigenata, e Itelyum regenaration, che riciclerà rifiuti elettronici, non forniscono dettagli. Vale almeno 85 milioni l’espansione di Circular Materials, con la sua tecnologia che recupera nichel, rame e platino, oggi smaltiti in discariche speciali, dalle acque reflue industriali: «Vogliamo aprire altri cinque siti, il secondo in Italia nel 2026, in Francia, Spagna e Polonia, al servizio di industrie dall’elettronica alla difesa - dice il fondatore e Ceo Marco Bersani - l’obiettivo è recuperare 3 mila tonnellate di nichel e rame».[…]
riciclo terre rare dai rifiuti elettronici
impianto solvay a rosignano
riciclo terre rare dai rifiuti elettronici
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