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“THIAGO MOTTA? A VOLTE SEMBRA GUARDIOLA MA NON SAI MAI COSA ASPETTARTI, ANCHE PER LA FORMAZIONE CHE FARÀ GIOCARE” - I GIOCATORI DELLA JUVE INIZIANO A MUGUGNARE NEI CONFRONTI DELL'ALLENATORE (CHE A PAROLE VIENE CONFERMATO DALL SOCIETA’) – MA TUTTO DIPENDERA’ DAL CAMPIONATO: LA JUVENTUS NON PUÒ PERDERE LA QUALIFICAZIONE IN CHAMPIONS IL PROSSIMO ANNO, ALTRIMENTI BYE BYE MOTTA – LA FRATTURA TRA LOCATELLI (“ABBIAMO BUTTATO VIA LA QUALIFICAZIONE”) E IL TECNICO (“NON ABBIAMO BUTTATO VIA NULLA”)…
Massimiliano Nerozzi per corriere.it - Estratti
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C’è delusione, tanta, non disperazione a casa Juve, il giorno dopo aver subito il ribaltone a Eindhoven, da favorita a tradita (dai suoi, anche): «Siamo arrabbiati, perché volevamo andare avanti, ma alla fine il Psv ci è stato superiore», sintetizzava Thiago Motta. Che «è e resterà il nostro allenatore», lo cementano sulla panchina gli spifferi della società, anche per la prossima stagione, nonostante sia svanito il primo traguardo stagionale, monetario ancor prima che sportivo.
Tra gli obiettivi definiti nel Piano strategico per gli esercizi 2024/25 – 2026/27, con stime aggiornate nel cda del 27 settembre 2024, c’è infatti anche «la partecipazione agli ottavi di finale di Champions a partire dall’edizione 2024/2025». Risultato che avrebbe portato nelle casse del club altri 11 milioni di euro. Dopodiché, nell’elenco dei target c’è pure «un piazzamento finale nel campionato che consenta ogni anno di partecipare alla stessa Champions, fino alla stagione 2026/2027».
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Poi certo, peserà pure il tipo di percorso sportivo, da qui a fine maggio, tra sviluppo di gioco e di giocatori; di più avendo investito, e creduto, in un tecnico come Thiago, e lavorato tagliando gli ingaggi e assemblando la seconda squadra più giovane della serie A. E che, anche nel covo del Psv, aveva una line-up da futuro prossimo, con 25 anni, 8 mesi, e 20 giorni di età media. Proprio per questo, fin dall’inizio, il direttore dell’area tecnica Cristiano Giuntoli, aveva illustrato la road map: ci vorranno un paio d’anni — il concetto — per tornare virtuosi sui conti e competitivi sul prato. Dunque, ora et labora.
Il che, va da sé, non garantisce comunque l’immunità da errori, che ci sono stati, partendo dalla gestione dell’ultima sfida europea. Per dire, c’era una volta una squadra che si difendeva con il possesso palla, disarmando così in partenza il nemico: eppure, nel secondo tempo di Eindhoven, i bianconeri hanno tentato 132 passaggi, di cui 86 completati; compresi 35 lanci lunghi, di cui 12 andati a buon fine.
Anche per questo, un primo tempo equilibrato (4 tiri il Psv, 7 la Juve) è diventato una grandinata nel secondo (17 tiri a 3 per gli olandesi) e nell’overtime (4 a 1 gli spari nello specchio). «Nella ripresa — spiegava ancora Thiago — ci sono state situazioni che dovevamo evitare: il secondo gol nasce da una palla nostra, che diamo a loro e prendiamo contropiede; il terzo era evitabile, perché Bakayoko stoppa la palla dentro l’area di rigore, e a questo livello non puoi permetterlo».
Oltre alla tattica, c’è una gestione del gruppo che, ad alcuni, può sembrare vagamente naif, al di là della differente visione dopo la sconfitta in Olanda, tra Manuel Locatelli («Abbiamo buttato via la qualificazione») e il tecnico («Non abbiamo buttato via nulla»). A tratti, pare quasi una questione di empatia, con lo spogliatoio. Danilo, che pure pensa che Thiago sia un ottimo allenatore, era perplesso sulle modalità comunicative scelte, mica solo nei suoi confronti.
Da qui, impressioni, tra gli stessi giocatori, che sono zenith e nadir: «Per certe intuizioni pensi possa essere il nuovo Guardiola»; e «a volte non sai mai cosa aspettarti, anche per la formazione che farà giocare».