cecilia sala al thani

SULLA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA C’È LO ZAMPONE DELL’EMIRO – NELLE TRATTATIVE CON L’IRAN HA GIOCATO UN RUOLO DI PRIMO PIANO ANCHE AL-THANI, ALLEATO DEGLI STATI UNITI, MA IN OTTIMI RAPPORTI CON IL REGIME TEOCRATICO – PER CONVINCERE TEHERAN, È SERVITA LA PROMESSA DI NON ESTRADARE NEGLI USA L’INGEGNERE-SPIONE MOHAMMAD ABEDINI (E QUELLA DI AVERE NELLA MELONI UNA “SPONDA” NELLA MORAL SUASION PRO-TURBANTI). PER CONVINCERE GLI USA, È BASTATO GARANTIRE I DATI DI COMPUTER, PEN DRIVE E CHIP IN MANO AL “MAGO DEI DRONI”

 

Articoli correlati

DAGOREPORT -LO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. IL RUOLO DEL QATAR E I TELEFONI DI ABEDINI PER TRATTARE IL RILASCIO

Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

giorgia meloni con tamim bin hamad al thani foto lapresse 2

 

Nelle trattative per la liberazione di Cecilia Sala hanno avuto un ruolo anche gli apparati del Qatar, il Paese affacciato sul Golfo Persico e dirimpettaio dell’Iran che da tempo svolge un importante ruolo di mediatore nel conflitto mediorientale; alleato degli Stati Uniti ma in buoni rapporti con la Repubblica islamica, già impegnato nel negoziato tra Israele e Hamas.

 

l arrivo a casa di cecilia sala foto lapresse 9

A rafforzare le garanzie sull’impegno preso dall’Italia di non consegnare agli Usa il detenuto Mohammad Abedini-Najafabani sarebbero stati proprio i vertici dell’ intelligence qatarina; una conferma dell’attendibilità già attribuita dagli iraniani e dagli omologhi degli altri Stati di quel quadrante alla figura di Giovanni Caravelli, il direttore dell’Aise (il servizio segreto per la sicurezza esterna) che ha guidato personalmente l’operazione che ha riportato a casa la giornalista […].

 

Il quale alle 4.30 del mattino di mercoledì 8 gennaio è partito dall’aeroporto di Capodichino, destinazione Teheran, senza avere la certezza che stava raggiungendo il traguardo.

 

Mohammad Abedini najafabadi

[…] La telefonata di Cecilia Sala di poche ore prima, in cui diceva che le sue condizioni di detenzione erano migliorate faceva ben sperare, ma poteva essere un’altra tappa intermedia. Poco dopo l’arrivo, invece, s’è trovato davanti la giornalista, e solo in quel momento ha capito che la missione poteva dirsi compiuta.

 

[…] Un risultato che ha, come contropartita, l’assicurazione che Abedini non sarà estradato negli Usa, e che a breve potrà lasciare anche lui il carcere in cui è rinchiuso a Milano; se per decisione dei giudici in seguito all’accoglimento della richiesta di arresti domiciliari, o per scelta del ministro della Giustizia che può revocare in ogni momento la misura cautelare, si vedrà nei prossimi giorni. E ancora più avanti si vedrà come far evaporare o respingere la domanda di estradizione non ancora giunta dall’America. Ma è probabile che l’Iran non abbia ottenuto solo questa promessa.

L ARRIVO DI CECILIA SALA ALL AEROPORTO DI ROMA CIAMPINO

 

[…] C’è anche un corrispettivo politico-diplomatico per il regime di Teheran, arrivato proprio grazie al molto visibile ruolo della premier Giorgia Meloni nell’ultima fase della trattativa. L’Iran è interessato a relazioni con gli Stati Uniti guidati dal prossimo presidente Donald Trump meno conflittuali di quanto si possa immaginare, e i «buoni uffici» della diplomazia italiana possono certamente aiutare. […]

 

2. QUEL TROLLEY PIENO DI SEGRETI SUI DRONI CHE HA CONVINTO GLI USA A SBLOCCARE LA TRATTATIVA

Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci e Giuliano Foschini per “la Repubblica”

 

AL THANI ALLA CERIMONIA D APERTURA DELLE OLIMPIADI DI PARIGI 2024

La liberazione di Cecilia Sala non è stata determinata solo dalla promessa di scarcerare Mohammad Abedini Najafabadi, l’uomo dei droni iraniani fermato a Milano il 16 dicembre, tre giorni prima della giornalista. C’entra il ruolo che l’Italia ora può giocare nello scacchiere mediorientale, grazie al rapporto diretto tra Giorgia Meloni e Donald Trump.

 

E c’entra anche, forse soprattutto, il trolley con cui viaggiava Abedini, sequestrato dal nostro Antiterrorismo all’aeroporto di Malpensa: insieme a computer, telefoni, pen drive, l’ingegnere trasportava chip e schede elettroniche che conservano i segreti di droni kamikaze. Materiale che è oro per le intelligence occidentali, soprattutto per quelle americane.

 

cecilia sala Mohammad Abedini

Il trolley col suo prezioso contenuto è nelle mani degli investigatori italiani, e lì rimarrà nei prossimi mesi. A quanto risulta a Repubblica, è questa la circostanza che alla fine ha convinto gli americani ad accettare la proposta italiana di «non alzare le barricate sulla non estradizione di Abedini».

 

Più complesso è stato invece convincere l’Iran della promessa di non estradizione visto che Teheran aveva letto come provocazioni una serie di passaggi sull’arresto di Abedini che invece erano stati tecnici: dalla conferma del fermo per mano del ministero della Giustizia, al trasferimento dell’ingegnere nel supercarcere di Rossano.

 

GIOVANNI CARAVELLI - FOTO LAPRESSE

Per riaprire i canali tra Roma e Teheran che il doppio arresto aveva all’improvviso chiuso, si è mossa l’intelligence: il direttore dell’Aise Giovanni Caravelli, sfruttando l’antica collaborazione con interlocutori iraniani, ha spiegato che la vicenda Abedini non era un atto ostile dell’Italia. E che il nostro Paese non aveva ancora preso alcuna decisione sulla consegna alle autorità americane del 38enne.

 

Era quello che gli iraniani volevano sentirsi dire: più ancora che alla libertà del loro ingegnere, tenevano alla sua non estradizione. «L’importante è che non finisca nelle mani dell’Fbi», hanno ripetuto in tutte le occasioni.

 

ali khamenei con in mano un fucile prega per nasrallah a teheran

Abedini, […] è in prima linea nella ricerca e nello sviluppo della tecnologia dual use servita per i sistemi di guida dei droni che hanno colpito le basi americane in Medio Oriente. Tuttavia, in Italia non pochi tra inquirenti e giuristi sono convinti che esistano elementi robusti per sostenere una non estradabilità, a partire dal fatto che i Guardiani della rivoluzione iraniana di cui è accusato di far parte dagli Stati Uniti non sono riconosciuti come gruppo terroristico dal nostro Paese.

 

Di più. Sono emerse perplessità sulla tempistica con cui all’Italia ne è stata chiesta la cattura: Abedini veniva seguito da tempo dall’Fbi e dalla Cia ma la chiusura delle indagini sul suo conto avviene due giorni prima dell’arrivo a Malpensa, firmata dallo stato del Massachusetts, uno dei pochi dove non c’è la pena di morte. Insomma gli appigli giuridici ci sono.

 

Mohammad Abedini najafabadi

[…] Era soltanto una questione di tempo e di fiducia, come Caravelli ha assicurato al direttore dei servizi segreti iraniani mercoledì mattina, durante il viaggio a Teheran che ha riportato a casa la giornalista. Gli iraniani si sono fidati, anche perché sanno che l’Italia è un interlocutore occidentale troppo importante, e uno dei pochi Paesi in Europa che non ha chiuso l’interlocuzione col regime iraniano. Stessa considerazione che hanno molti altri paesi dell’area, a partire dal Qatar, che si erano offerti come mediatori sul caso Sala.

 

La giornalista è stata liberata così, con la promessa che Abedini non andrà in Massachusetts, e che i suoi computer, il telefono, i trolley e dunque i suoi segreti resteranno saldamente nelle mani dell’intelligence atlantica. Agli Usa, per ora, va bene così.

cecilia sala con il compagno daniele raineri a ciampino biden meloni vertice natoCECILIA SALA CON GIORGIA MELONI A CIAMPINO cecilia sala con giorgia meloni a ciampino 1cecilia sala a ciampino con antonio tajani e giorgia meloni e roberto gualtiericecilia sala roberto gualtieri giorgia meloni

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)