"SONO UNA PROSTITUTA DIGITALE, A DIFFERENZA DI UNA PROSTITUTA TRADIZIONALE SONO IO CHE UMILIO I MIEI CLIENTI" - LA MODELLA DI ONLYFANS DEBORAH MASINI DA' UNA LEZIONE ALLE TURBO-FEMMINISTE DE' NOANTRI: "PARLANO DI ARGOMENTI RIDICOLI COME IL NON DEPILARSI O IL CAT CALLING. CI SONO TEMI SERI COME LA DISPARITÀ SALARIALE O LA VIOLENZA DI GENERE A CUI BISOGNA DARE PIÙ RILIEVO E NON RIDICOLIZZARE LE BATTAGLIE FEMMINISTE CHE HANNO FATTO LE NOSTRE NONNE" - "LA RICHIESTA PIÙ BIZZARRA CHE HO RICEVUTO? UN CLIENTE MI HA PAGATO 100 EURO PER…"
Estratto dell'articolo di Manuel Marinelli per www.gazzettadimodena.it
Deborah Masini, 36 anni, pavullese. Professione? «Vendo le mie foto nuda sul sito OnlyFans». Ma la giovane è anche un’imprenditrice: gestisce infatti un negozio di tatuaggi e piercing a Pavullo. «Quando ho cominciato questa carriera sulla piattaforma Suicide Girl non sono mancati gli insulti e i pregiudizi. Ma ora, dopo dieci anni in cui ho proseguito senza sosta nelle mie attività, ho guadagnato il rispetto delle persone attorno a me».
Masini, quando ha iniziato questo lavoro?
«Sui social ho raggiunto la popolarità nel 2016. Durante il periodo Covid ho aperto un profilo su OnlyFans. Specifico che non ho mai pubblicato contenuti molto spinti. Una volta ho fatto una scena hard con un’altra donna, ma a parte quello niente sesso davanti alla telecamera». […]
Perché lo fa? È solo un discorso di soldi?
«Si! In realtà non mi è mai piaciuto mostrarmi e allinearmi ai contenuti che prevede la piattaforma. Chi dice che lo fa per esibizionismo mente. L’ho sempre fatto perché amo i soldi facili. Dal 2025 però ho deciso di chiudere il mio account siccome il mercato è cambiato e si guadagna di meno. Per me il gioco non vale più la candela. Gli iscritti sono a caccia dei contenuti scontati, non voglio entrare in questa trattativa al ribasso. Continuerò su Telegram per i fan più affezionati».
In questi anni ha ricevuto richieste particolari?
«Sì, alcune davvero bizzarre. Mi chiedevano di fotografarmi mentre fumavo una sigaretta, solo questo. E pagavano anche 100 euro».[…]
[…] Si definirebbe una prostituta?
«Si, una prostituta digitale. A differenza di una prostituta tradizionale che credo venga sfruttata, farsi pagare per farsi vedere in atteggiamenti intimi tramite uno schermo ridefinisce un po’ i ruoli. Sono io che umilio i miei clienti, spesso padri di famiglia, facendoli pagare per guardare le mie foto, non c’è sfruttamento».
Si ritrova nei valori femministi?
«Non amo la nuova generazione di femministe perché parlano troppo di argomenti ridicoli come il non depilarsi per ridefinire i canoni estetici. Anche la questione cat calling è ingigantita. Per me è un fenomeno che ha più a che fare con la maleducazione, non con la violenza. Ci sono temi seri come la disparità salariale o la violenza di genere che sono ancora attuali a cui bisogna dare più rilievo e non ridicolizzare le battaglie femministe che hanno fatto le nostre nonne».
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