QUARANTACINQUE ANNI E ANCORA SIAMO A CACCIA DELLA VERITÀ - NON SOLO NINO MADONIA E GIUSEPPE LUCCHESE: I SICARI CHE UCCISERO NEL 1980 A PALERMO PIERSANTI MATTARELLA, IL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA CHE VOLEVA CACCIARE I MAFIOSI DAI PALAZZI DELLA POLITICA, ERANO PIÙ DI DUE – IL GRUPPO È RIMASTO NELL’OMBRA PER 45 ANNI, ORA SI VA A CACCIA DI TUTTI I MEMBRI DEL NUCLEO, CHE POTREBBERO ESSERE SEI. ERA IL MODUS OPERANDI DEI GRUPPI RISERVATI DI TOTÒ RIINA, IL MANDANTE DELL’OMICIDIO CHE…
Estratto dell’articolo di Salvo Palazzolo per “la Repubblica”
In quella drammatica Epifania del 1980, non c’erano soltanto Nino Madonia e Giuseppe Lucchese in via Libertà. La commissione provinciale di Cosa nostra aveva inviato un gruppo fidato di sicari per fermare il cammino di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione siciliana che voleva cacciare i mafiosi e i loro complici dai palazzi della politica.
Questo gruppo fidato di sicari è rimasto nell’ombra per 45 anni, caso unico in tutta la storia dei delitti eccellenti di Palermo.
Poi, nelle scorse settimane, il pool coordinato dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunta Marzia Sabella ha stretto il cerchio attorno a Madonia e a Lucchese, iscrivendoli nel registro degli indagati. Il riserbo massimo attorno a questa inchiesta racconta la delicatezza del momento per chi sta cercando la verità: con i magistrati stanno lavorando gli investigatori della Dia.
Un lavoro certosino, dentro i meandri delle vecchie carte dell’inchiesta ufficiale conservate tra il palazzo di giustizia, la squadra mobile e il comando provinciale dei carabinieri. Meandri pieni di pezzi mancanti.
All’epoca […] l’unica traccia dei killer, un guanto dimenticato nell’auto della fuga, una Fiat 127, scomparve presto dall’Ufficio corpi di reato del tribunale. È l’altro capitolo dell’inchiesta dei magistrati di Palermo. Ma anche la pista del depistaggio e delle protezioni confluisce nell’unico obiettivo di questo fascicolo d’indagine: dare un nome a tutti i componenti del commando che alle 12,50 di quel 6 gennaio 1980 entrarono in azione per uccidere Piersanti Mattarella.
Per comprendere davvero qual è la prospettiva di questa inchiesta così complicata bisogna riprendere le parole che Totò Riina, il capo di Cosa nostra condannato come mandante del delitto Mattarella, diceva al compagno dell’ora d’aria, nel carcere di Opera, era il 2013: «Nino Madonia è un ragazzo troppo malandrino — rideva il boss — era come un figlio, me lo sono nutricato da bambino, aveva sei, sette anni». E ancora: «Nino era terribile, terribile, terribile. Vedi che Nino è la persona più pericolosa che esista». Parole che non sono soltanto folclore mafioso.
Riina diceva pure: «Nino e i tre fratelli erano cristiani riservati». Nel gergo mafioso, vuole dire una cosa sola: mafiosi per le missioni più delicate e nascoste. Riservati, come gli altri componenti del commando. Che c’erano, questo è certo. Lo dissero i due coraggiosi scout in Vespa che inseguirono l’auto dei killer: «Quando la 127 girò per via Mondini, una vettura di grossa cilindrata ci tagliò la strada per bloccarci». Anche i quattro pentiti (Mannoia, Mutolo, Marchese e Di Carlo) che fra il 1989 e il 1997 fecero i nomi di alcuni killer, per averli saputi da altri, hanno citato sempre cinque, sei persone.
Così operavano i gruppi di fuoco riservati di Riina.
la 127 utilizzata per il delitto mattarella e abbandonata poco distante dalla scena del crimine
All’epoca, un testimone riferì di avere visto una Land Rover sospetta in via Libertà, oggi sappiamo che è la stessa auto di “Faccia da mostro”, l’ex poliziotto Giovanni Aiello sospettato di essere un killer al soldo dei servizi segreti deviati. Ma questa storia resta al momento solo una suggestione attorno ai killer “riservati” di Riina.
piersanti mattarella piersanti mattarella 8piersanti mattarella 7piersanti mattarella 6piersanti mattarella 5piersanti mattarella 3piersanti mattarella 4il fotofit del killer di piersanti mattarella realizzato dopo il delitto
[…]