
AMBASCIATOR PORTA PENA! – QUELLA CIACIONA DI OKSANA MARKOVA, L’AMBIASCIATRICE UCRAINA NEGLI STATI UNITI, RISCHIA IL POSTO DOPO LO SCAZZO TRA TRUMP E ZELENSKY ALLA CASA BIANCA – SECONDO KIEV, LA DIPLOMATICA “NON HA FATTO IL SUO LAVORO. PERCHÉ, TRA LE ALTRE COSE, NON HA CERCATO DI IMPEDIRE CHE ZELENSKY PARLASSE IN INGLESE ALLA CONFERENZA STAMPA, LINGUA CHE HA IMPARATO SOLO DI RECENTE?” – NON È LA PRIMA VOLTA CHE SI PARLA DELLE SUE DIMISSIONI…
Estratto dell'articolo di Lorenzo Cremonesi per il "Corriere della Sera"
Si mette le mani nei capelli, sul volto, gli occhi chiusi o rivolti a terra, il viso arrossato, per un attimo sembra anche scossa da singulti. Tra le immagini iconiche del drammatico scontro di Volodymyr Zelensky con Donald Trump e J.D. Vance c’è quella dell’ambasciatrice ucraina, Oksana Markova, seduta in prima fila davanti ai giornalisti. […]
[…] peggio di così proprio non poteva andare. E non pare che l’ambasciatrice possa fare qualche cosa. Sopra la sua testa passano i microfoni dei reporter, lei sembra farsi più piccola, quasi cerchi di sprofondare nella sedia. Oggi a Kiev dicono che dovrebbe essere richiamata al più presto.
SCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY NELLO STUDIO OVALE - Reazione della ambasciatrice Ucraina a Washington
«Non ha fatto il suo lavoro. Perché, tra le altre cose, non ha cercato di impedire che Zelensky parlasse in inglese alla conferenza stampa, lingua che ha imparato solo di recente?», dicono negli ambienti dell’amministrazione.
[…] Ma non è la prima volta che si parla delle sue dimissioni. Era stata nominata a guidare la rappresentanza ucraina a Washington da circa un anno quando le truppe di Putin lanciarono l’invasione militare il 24 febbraio 2022. E da allora gli affari più importanti con l’amministrazione Usa sono sempre stati coordinati direttamente dagli uomini di Zelensky a Kiev.
Nel settembre 2024 gli esponenti del partito repubblicano la accusarono di avere sostenuto la campagna elettorale di Joe Biden e ne chiesero la testa. In verità, si era solo recata in una fabbrica che produce proiettili da 155 millimetri per le artiglierie ucraine mentre nelle vicinanze si teneva una manifestazione del partito democratico. Ma tanto era bastato per infiammare gli animi.