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SUL FISCO IL GOVERNO DEGLI INCOMPETENTI SI RIPRENDE QUELLO CHE AVEVA DATO – L’ESECUTIVO HA APPLICATO LE VECCHIE REGOLE DELL’IRPEF VIGENTI NEL 2023, CHE PREVEDONO ALIQUOTE PIÙ ALTE E DETRAZIONI PIÙ BASSE. IN QUESTO MODO QUASI TUTTI PAGANO PIÙ TASSE NON DOVUTE – SECONDO LA CGIL, QUESTO PASTICCIO SULL'ACCONTO RIPORTA NELLE CASSE DELLO STATO I 4,3 MILIARDI SERVITI PER FINANZIARE PROPRIO IL TAGLIO DELL’IRPEF SBANDIERATO DALLA MELONI – LE SIMULAZIONI

Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

 

https://www.repubblica.it/economia/2025/03/24/news/acconto_irpef_extragettito_quanto_vale_simulazioni-424081731/?ref=RHLF-BG-P1-S1-T1

 

maurizio leo

Il governo dà, il governo toglie. Calcoli alla mano, la Cgil arriva alla conclusione che il pasticcio dell’acconto Irpef non dovuto alla fine riporta nelle casse dello Stato i 4,3 miliardi serviti per finanziare proprio il taglio dell’Irpef, in vigore dal primo gennaio dell’anno scorso. «Una vergognosa partita di giro», la definisce Christian Ferrari, segretario confederale Cgil. [...]

 

Le numerose simulazioni fatte dal Caf Cgil su lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati porterebbero a questa conclusione. La bizzarra scelta del governo di applicare le vecchie regole dell’Irpef vigenti nel 2023 (aliquote più alte e detrazioni più basse) per vedere se il contribuente è in debito con lo Stato e quindi matura un acconto, fa pagare quasi a tutti più tasse (non dovute) o abbatte il rimborso maturato per le spese portate in detrazione.

 

ACCONTO IRPEF - SIMULAZIONE CGIL

Ad esempio, una pensionata con reddito da 27.800 euro, una casa con rendita da 500 euro, un figlio disabile a carico, avrebbe una dichiarazione a zero imposte. Il ricalcolo che l’Agenzia delle entrate farà del suo 730 precompilato porterà invece un debito fiscale di 260 euro. «Un vero e proprio raggiro, la norma va cambiata», insiste Ferrari.

 

In media, i lavoratori dipendenti “presteranno” allo Stato – «a tasso zero», ripete la Cgil – 75 euro nella fascia sopra la no tax area e fino a 15 mila euro. Circa 100 euro in quella successiva, da 15 a 28 mila euro.

 

E 260 euro dai 29 mila euro in su. I 19,5 milioni di contribuenti coinvolti verseranno così 2,8 miliardi di imposte non dovute e li riavranno indietro solo tra un anno, assicura il ministero dell’Economia che parla di «disallineamento temporaneo».

 

GIORGIA MELONI E LE TASSE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Analogo discorso per i pensionati. Quelli tra 15 mila e 29 mila euro saranno caricati di 100 euro di tasse in più. Gli altri sopra 29 mila euro dovranno pagare altri 260 euro. In totale, 9,2 milioni di pensionati verseranno 1,5 miliardi non dovuti. Il totale dà esattamente quanto il governo Meloni ha speso per ridurre dal 25 al 23% l’aliquota Irpef nel secondo scaglione e alzare la detrazione per lavoro dipendente da 1.880 a 1.955 per redditi fino a 15 mila euro. Cioè 4,3 miliardi.

 

Ancora non è chiaro perché il governo abbia scelto di procedere in questo modo per due periodi di imposta: 2024 e 2025. E se l’impatto sarà davvero quello indicato dalla Cgil.

 

MAURIZIO LEO - GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE

Quando la norma fu varata, a fine dicembre del 2023, quel comma 4 dell’articolo 1 aveva suscitato già le perplessità dell’ufficio studi di Camera e Senato: «Andrebbero forniti elementi informativi circa lo sviluppo per cassa degli effetti finanziari stimati». La relazione tecnica del decreto legislativo 216, attuativo della riforma fiscale Meloni-Leo, non dava quell’informazione. «Sarebbe opportuno che siano forniti gli effetti finanziari per cassa», ripetevano i tecnici. [...]

giorgia meloni e il pizzo di stato - vignetta by emiliano carli IRPEF - TASSE

 

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