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MA SI PUÒ CONCEDERE UN MUTUO ALLA NIPOTE DI TOTÒ RIINA SENZA FARSI QUALCHE DOMANDA? PER LA CASSAZIONE NO – GLI ERMELLINI HANNO RESPINTO LA RICHIESTA DI UNICREDIT DI RECUPERARE IL CREDITO, DOPO CHE LO STATO HA CONFISCATO UN IMMOBILE A MAZARA DEL VALLO SUL QUALE ERA STATO CHIESTO UN MUTUO AL BANCO DI SICILIA, DAL 2007 ASSORBITO DA UNICREDIT: AD ACCEDERE AL CREDITO DI 120MILA EURO ERA STATA MARIA CONCETTA RIINA, FIGLIA DI GAETANO, IL FRATELLO DEL BOSS DI COSA NOSTRA – E ORA, DOPO LA SENTENZA...
Estratto dell'articolo di Mario Gerevini per www.corriere.it
Unicredit è andata fino in Cassazione (sentenza pubblicata il 27 gennaio scorso) per veder riconoscere correttezza e buona fede di un mutuo fondiario da 120 mila euro erogato nel 2005 dal Banco di Sicilia a una donna, con garanzia ipotecaria e fideiussione del padre e della madre. La donna era Maria Concetta Rita Riina, il padre Gaetano Riina, ovvero nipote e fratello di Totò Riina, il più sanguinario mafioso della storia.
Il Banco di Sicilia (Bds) nel 2005 era del gruppo Capitalia-Banca di Roma che si è fuso con Unicredit nel 2007. La Cassazione ha dato torto a Unicredit e respinto la richiesta della banca di essere ammessa con il suo credito alla ripartizione dell’attivo patrimoniale dopo che lo Stato aveva confiscato a Gaetano Riina l’immobile di Mazara del Vallo insieme a una serie di altri beni.
[…] L’eco della sentenza comincia a filtrare negli studi legali e ai piani alti di Unicredit, insieme a una domanda: c’era bisogno di arrivare fino in Cassazione nel 2025 su una questione così spinosa, avallando la correttezza di un credito del Banco di Sicilia ai Riina? Secondo fonti legali vicine a Unicredit è prassi del gruppo agire in giudizio in ogni grado per difendere il credito, la buona fede al momento dell’erogazione e il rispetto delle regole sulla valutazione del merito creditizio. […]
Il peso del cognome dei contraenti non può sfuggire al funzionario della banca. Nel 2005 Totò Riina, arrestato nel 1993 e morto a 87 anni nel 2017 con 26 ergastoli sulle spalle, è nel carcere di Opera (Mi) e sempre nel 2005 anche il suo secondogenito, Giovanni, finisce all’ergastolo per quattro omicidi. Gaetano Riina, parte del contratto come garante con la moglie fino alla cifra di 190 mila euro, era invece “pulito”? O era ravvisabile un collegamento diretto, “strumentale”, tra la concessione del mutuo e la sua attività illecita?
Nessuna strumentalità secondo la linea espressa nel procedimento dai legali di Unicredit, perché il fratello del boss era stato oggetto di misure di prevenzione nel lontano 1994 («la banca non poteva conoscerle non avendo accesso alle banche dati della polizia giudiziaria») mentre un’ulteriore misura sarebbe stata irrogata solo nel 2017, molto dopo il mutuo. Quindi come si poteva pensare nel 2005 che il signor Gaetano, "Zú Tano”, coltivasse attività criminali? Ma anche perfetta buona fede perché Maria Concetta era incensurata […]
E poi sul merito creditizio (cioè la capacità di restituire il debito) nessuna negligenza della banca - sempre secondo le tesi di Unicredit - perché a differenza di quanto affermato dal tribunale di Palermo era stato «verificato il reddito sia della mutuataria (Maria Concetta Riina, ndr) che dei fideiussori (i genitori, ndr)» e dunque «il reddito della famiglia era sufficiente per il pagamento della rata».
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La Cassazione, quinta sezione penale, nell’udienza del 27 novembre scorso sottolinea anche questa fondamentale circostanza nel respingere il ricorso di Unicredit e nel confermare in toto il decreto del tribunale di Palermo secondo cui ci fu strumentalità del credito rispetto all’attività illecita. Per vari motivi tra cui la «già accertata appartenenza di Gaetano Riina all’associazione mafiosa Cosa nostra», «lo stretto rapporto di parentela con il noto boss di mafia Salvatore Riina», il fatto che lo stesso Gaetano «fosse stato destinatario di una confisca di prevenzione su beni situati in Mazara del Vallo …» e poi anche il fatto che il percorso criminale fosse da ritenere noto, senza particolari accertamenti, in un centro di piccole dimensioni come Mazara del Vallo.
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È rilevante anche la differenza tra l’importo del mutuo concesso (120 mila euro) e quello contenuto nell’atto notarile (97 mila) perché indicativa, secondo la Corte, di una diversa finalità a cui era destinata la somma erogata dalla banca: «L’accensione di un mutuo costituisce uno dei più comuni artifici per riciclare denaro di provenienza illecita», denaro che viene reimmesso nel circuito legale con il pagamento delle rate e contestualmente ci si «assicura l’acquisto di beni apparentemente “puliti”, in quanto pagati con denaro proveniente dalla banca».
[…] I giudici confermano anche le anomalie e la «grave negligenza» nell’attività istruttoria. […]
Gaetano Riina, arrestato nel 2011 e condannato per associazione mafiosa ed estorsione aggravata, dopo 10 anni di carcere è finito ai domiciliari a Mazara del Vallo dove è morto nel 2024 a 90 anni. L’appartamento, comprato e ristrutturato anche con i soldi del Banco di Sicilia, gli era stato confiscato con altri beni nel 2018. Il ricorso di Unicredit per recuperare i soldi prestati da Bds ai Riina è stato definitivamente respinto e la banca condannata al pagamento delle spese processuali.
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