
SIAMO TROPPI: LA CRISI DEMOGRAFICA PUÒ ESSERE LA SALVEZZA DEL MONDO – IN CENTO ANNI SIAMO PASSATI DA 2 A 8,2 MILIARDI DI ABITANTI SULLA TERRA. SECONDO L’ONU NEL 2080 SI RAGGIUNGERÀ IL PICCO, CON 10,3 MILIARDI DI PERSONE. POI INIZIERÀ UNA FLESSIONE DEMOGRAFICA – MILENA GABANELLI: “PER LE NAZIONI UNITE IL CALO DELLE NASCITE È UN’OPPORTUNITÀ PERCHÉ SCONGIURA IL PERICOLO DI SOVRAPPOPOLAMENTO, E AL TEMPO STESSO COSTRINGE A METTERE LE BASI PER MODELLI DI SVILUPPO E CONSUMO PIÙ SOSTENIBILI” – I PAESI CHE GIÀ OGGI PERDONO ABITANTI (COME ITALIA, RUSSIA E CINA) E QUELLI CHE CONTINUANO A CRESCERE – VIDEO
GUARDA QUI LA VIDEO-INCHIESTA DI MILENA GABANELLI SULLA POPOLAZIONE MONDIALE
Estratto dell’articolo di Francesco Tortora e Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera”
MILENA GABANELLI - POPOLAZIONE MONDIALE
Negli ultimi 100 anni la popolazione mondiale è passata da 2 a 8,2 miliardi. Una crescita accelerata dal drastico calo della mortalità infantile, dai progressi medico-sanitari e dall’aumento dell’aspettativa di vita globale che ha raggiunto una media di 73,3 anni. Di questo passo in quanti saremo a fine secolo? L’allarme sovrappopolazione di cui spesso si parla è giustificato? La risposta è no.
Le Nazioni Unite presentano periodicamente il «World Population Prospects», rapporto che monitora l’andamento demografico di tutti i Paesi del mondo: negli ultimi anni è stato necessario aggiornare le previsioni per difetto, perché si cresce sempre un po’ meno di quanto atteso.
La ragione numero uno è il crollo del tasso di fertilità. Per mantenere una popolazione costante il numero medio di figli per donna in età feconda dovrebbe essere pari a 2,1. Nel corso dei decenni la media globale è precipitata passando dai 5,1 figli per donna del 1965 a 3,7 nel 1980, a 2,8 nel 2000 e 2,2 nel 2024. Vediamo le tendenze dei singoli Paesi nel dettaglio.
I Paesi che già perdono popolazione
DATI SULLA POPOLAZIONE MONDIALE - DATAROOM
Il rapporto dell’Onu divide il pianeta in tre gruppi e fotografa le prospettive entro i prossimi 30 anni e a fine secolo. Nel primo gruppo ci sono 63 Paesi che ospitano il 28% della popolazione mondiale, dove è già iniziata la fase di declino ed è attesa entro il 2054 una perdita di abitanti del 14%.
Fra questi c’è la Russia, che ha raggiunto il picco nel 1992 con 149 milioni di abitanti. Oggi ne registra 4 milioni in meno e scenderà a 135 milioni nel 2054. L’Ucraina è passata dai 51,8 milioni del 1995 ai 37 milioni di oggi, e secondo le proiezioni scenderà a 30 milioni nel 2054.
DATI SULLA POPOLAZIONE MONDIALE - DATAROOM
Anche l’Italia è in fase discendente: dopo aver raggiunto la punta massima nel 2014 con 60,6 milioni di abitanti, in 10 anni ne ha persi un milione, e la prospettiva a 30 anni è di scendere a 50 milioni, mentre alla fine del secolo nel nostro Paese si conteranno appena 35,5 milioni di abitanti. […]
Fra le cause che hanno accelerato la decrescita e il crollo del tasso di fertilità ci sono un miglior accesso alla contraccezione e la decisione delle donne di concepire più tardi il primo figlio per avere più opportunità di istruzione e maggiore indipendenza economica.
Che succede in Asia
MILENA GABANELLI - POPOLAZIONE MONDIALE
Anche la Cina rientra nel gruppo dei Paesi in calo demografico. È la conseguenza della politica del figlio unico imposta nel 1979 e abolita nel 2013. Ma ormai i modelli non sono più quelli rurali, e infatti il grande Paese asiatico ha raggiunto il picco nel 2021 con 1,426 miliardi di abitanti, per poi iniziare la fase discendente: in soli tre anni ha perso 6 milioni di abitanti, e secondo le proiezioni delle Nazioni Unite subirà il più rapido crollo demografico della storia perdendo circa 204 milioni di cittadini nei prossimi 30 anni, per arrivare a 638 milioni a fine secolo.
Il Giappone invece ha raggiunto la massima estensione nel 2010 con 128 milioni di abitanti che oggi sono scesi a 124, nel 2054 ne conterà 102 milioni. […]
Chi resiste e chi continua a crescere
DATI SULLA POPOLAZIONE MONDIALE - DATAROOM
Nel secondo gruppo ci sono 48 Paesi con il 10% della popolazione mondiale che raggiungeranno il picco demografico nei prossimi 30 anni, con una crescita complessiva del 5,3%. Tra questi il Brasile che oggi conta 211 milioni di abitanti e raggiungerà i 215 milioni nel 2054; l’Iran passerà dagli attuali 91 milioni a 102, la Turchia da 87 a 90 milioni, e il Vietnam da 100 a 110 milioni.
Per tutti poi inizierà un lento, ma inesorabile calo.
Infine, il terzo gruppo, che raccoglie 126 Paesi e in cui vive la maggior parte dell’umanità. In queste aree nei prossimi 30 anni la crescita sarà del 38%, e raggiungeranno quasi tutte il picco entro la fine del secolo.
Le nazioni che vedranno aumentare la popolazione a ritmo più sostenuto sono quelle dell’Africa subsahariana, che triplicherà gli abitanti passando dagli attuali 1,2 miliardi a 3,3 miliardi di fine secolo.
DATI SULLA POPOLAZIONE MONDIALE - DATAROOM
I numeri più alti si registreranno nella Repubblica Democratica del Congo: da 107 milioni salirà a 429. Poi l’Etiopia, che passerà da 130 milioni a 366 milioni, e la Nigeria, che da 230 milioni salirà a 476. Anche gli Stati Uniti, nonostante il basso tasso di fertilità (1,6 figli per donna), continueranno a crescere, e a fine secolo conteranno 421 milioni di abitanti (più 86 milioni), soprattutto grazie alla capacità di attrarre masse di immigrati. Lo studio infatti precisa come, senza l’apporto degli stranieri, perderebbero il 36% di popolazione entro il 2100.
Fa eccezione l’India, che con i suoi 1,45 miliardi di abitanti è oggi il Paese più popoloso al mondo. Il Subcontinente raggiungerà il picco nel 2060 con 1,7 miliardi, poi inizierà a scendere e alla fine del secolo conterà 1,5 miliardi di cittadini.
Europa, chi va in controtendenza
In una posizione intermedia tra il secondo e il terzo gruppo si piazzano Francia e Gran Bretagna, che cresceranno nei prossimi 30 anni e riusciranno a rimanere stabili fino a fine secolo. La Francia salirà dagli attuali 66,5 milioni di abitanti (escluse le province d’Oltremare) a 68,1 milioni, mentre la Gran Bretagna passerà da 69 a 75,8 milioni.
Come mitigare gli effetti negativi
Il record del la popolazione mondiale sarà raggiunto a metà degli anni 2080 quando sulla Terra abiteranno 10,3 miliardi di persone, ma da allora inizierà una graduale discesa (arriveremo a 10,2 miliardi alla fine del secolo). Dunque, la crescita complessiva sta rallentando, andrà a stabilizzarsi, e poi ovunque la curva si invertirà, proprio perché si tratta di un processo che è universale e irreversibile, definito «transizione demografica».
DATI SULLA POPOLAZIONE MONDIALE - DATAROOM
La prosperità sarà possibile dove il rapporto popolazione-risorse è in equilibrio. Staranno meglio quei Paesi che riusciranno a mantenere un tasso di fertilità di 2,1 figli per donna, e che saranno quindi in grado di garantire il ricambio della forza lavoro necessario a sostenere la spesa pensionistica e di assistenza.
Si starà peggio invece nei Paesi che stanno di parecchio sotto la soglia limite, come Germania (1,45 figli per donna), Russia (1,4), Giappone (1,26), Spagna (1,22), Italia (1,21), Cina (1,18), Corea del Sud (0,73), proprio perché gran parte delle risorse verranno erose dalle spese incomprimibili.
Per mitigare gli effetti negativi il Rapporto delle Nazioni Unite suggerisce a questi Paesi di attivare da subito strategie volte ad una regolare gestione dei flussi migratori e delle politiche familiari, oltre che all’implementazione tecnologica per aumentare la produttività.
Picco precoce, segnale di speranza
MILENA GABANELLI - POPOLAZIONE MONDIALE
In definitiva il picco demografico più precoce – scrivono le Nazioni Unite – è un’opportunità perché scongiura il pericolo di sovrappopolamento, e al tempo stesso costringe a mettere le basi per modelli di sviluppo e consumo più sostenibili.
Vuol dire non restare nell’inerzia del modello del secolo precedente, ma avere la capacità di orientare i comportamenti sociali investendo sulla qualità, e non più sulla quantità.
Incerte invece so no le conseguenze sul cambiamento climatico: «In teoria il calo della popolazione dovrebbe portare a un minor impatto sull’impronta ecologica – spiega a Dataroom il professore di Demografia e Statistica sociale dell’Università Cattolica, Alessandro Rosina –. Ma questa è un’incognita, perché un maggiore benessere porta a maggiori consumi. L’auspicio è che veicoli anche una maggiore consapevolezza».
Secondo le stime del Global Carbon Budget nel 2023 le emissioni pro-capite sono state maggiori nei territori più economicamente sviluppati: in Nord America il cittadino medio ha emesso 10,1 tonnellate di CO2, in Europa 6,6, in Asia 4,7, in America Latina 2,5, in Africa 0,96. In sostanza l’equazione: calo della popolazione, meno emissioni, non è automatica e tantomeno scontata.