“AL MUSSOLINI DELL’“M” TELEVISIVO MANCA DEL TUTTO LO SPESSORE STORICO” – ANTONIO CARIOTI TUMULA LA MINISERIE DI SKY SUL DUCE: “SEMBRA UN’IMITAZIONE SATIRICA COME POTREBBE REALIZZARLA MAURIZIO CROZZA. QUELLO CHE MANCA QUASI DEL TUTTO SONO LE RAGIONI CHE PERMISERO ALL’AGITATORE ROMAGNOLO DI DIVENTARE UN DITTATORE. COME È STATO SCRITTO, SEMBRA UN CATTIVO DEI FUMETTI O DEI CARTONI ANIMATI, E NEMMENO DEI MIGLIORI…” - VIDEO
Estratto dell'articolo di Fabio Fabbretti per www.davidemaggio.it
LUCA MARINELLI INTERPRETA BENITO MUSSOLINI IN M - IL FIGLIO DEL SECOLO
Premetto di aver visto in anteprima solo le tre puntate iniziali della serie televisiva M, diretta da Joe Wright e tratta dal primo dei romanzi che Antonio Scurati ha dedicato alla vita di Benito Mussolini. Però mi è bastato per concludere che quello raffigurato dal regista britannico non assomiglia un granché al personaggio storico: sembra piuttosto un’imitazione satirica del Duce come potrebbe realizzarla Maurizio Crozza.
Da questo punto di vista l’operazione è ben riuscita, anche per il talento del bravo Luca Marinelli, che senza dubbio ha superato brillantemente la profonda ripugnanza che, a sentir lui, gli ha provocato il compito d’impersonare il fondatore del fascismo.
Gli eccessi caricaturali della sua interpretazione mi hanno strappato diversi sorrisi, così come la rappresentazione schiettamente macchiettista (certo, a volte si tratta di macchiette crudeli) di parecchi personaggi di contorno […]
Quello che però manca quasi del tutto (a parte le inevitabili forzature e alcuni stravolgimenti della cronologia) sono le ragioni che permisero all’agitatore romagnolo di diventare un dittatore, e in primo luogo la statura politica del protagonista. Tutto si risolve nell’opportunismo estremo, nel fiuto animalesco, nell’uso intensivo della violenza più feroce. La personalità di Mussolini ebbe certamente tali caratteristiche, ma ad esse non si può ridurre, se non facendo un torto alla storia.
LUCA MARINELLI - M - IL FIGLIO DEL SECOLO
Un esempio per spiegarmi meglio: la rottura di Mussolini con il Partito socialista viene risolta dalla serie M come un caso di bieco tradimento dettato dalla sete di potere. Fedifrago per natura, il futuro Duce avrebbe bellamente tradito anche se stesso.
In realtà però nel 1914 l’agguerrito romagnolo, in quanto direttore di successo dell’Avanti!, era forse il leader di maggior peso del Psi, il partito più organizzato esistente allora in Italia. E lasciò quel ruolo di primo piano, scegliendo l’interventismo nella Prima guerra mondiale, per gettarsi in un’avventura di cui nulla gli garantiva il successo. Se l’Italia fosse rimasta neutrale, si sarebbe ritrovato in braghe di tela.
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[…] Poi Mussolini slittò dall’interventismo di sinistra verso il nazionalismo, ma anche qui non per mero opportunismo. Sulla base dell’esperienza bellica, si convinse che il motore della storia moderna non fosse la lotta di classe interna alle nazioni, ma il conflitto tra i diversi Paesi per il predominio su scala mondiale.
[…] Al Mussolini dell’«M» televisivo manca del tutto lo spessore storico. Come è stato scritto, sembra un cattivo dei fumetti o dei cartoni animati, e nemmeno dei migliori.
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Il romanzo di Scurati conteneva alcune forzature (per esempio è insostenibile raffigurare Mussolini come sul punto di cadere il 3 gennaio 1925, salvato solo dall’inettitudine degli antifascisti incapaci di raccoglierne la sfida), ma forniva un ritratto molto più attendibile del capo del fascismo. A mio modesto avviso, il regista Wright non ha reso un buon servizio all’autore del libro.
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