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IL CINEMA DEI GIUSTI - “EMILIA PÉREZ” DOMINA LA SERATA ALTAMENTE POLITICA (MA ERA INEVITABILE) DEI CÉSARS, GLI OSCAR FRANCESI, VINCENDO BEN SETTE PREMI. IN UNA SERATA RISCALDATA DAL NUMERO DI DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA CON ZELENSKY, I CÉSARS SI SONO SCHIERATI SUBITO RICORDANDO L’APPOGGIO FRANCESE ALL’UCRAINA GIÀ NEL DISCORSO INTRODUTTIVO - IN UN ANNO FORTUNATO PER IL CINEMA FRANCESE, CON TITOLI FORTI E INTERNAZIONALI COME “EMILIA PÉREZ” E “THE SUBSTANCE”, I CÉSARS NON SEGUONO AFFATTO I GUSTI DEL PUBBLICO E LE LOGICHE PRODUTTIVE NAZIONALI. ADESSO NON CI RESTANO CHE GLI OSCAR… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
zoe saldana karla sofia gascon emilia perez
“Emilia Pérez”, il crime-trans-musical di Jacques Audiard domina la serata altamente politica (ma era inevitabile) dei Césars, gli Oscar francesi, vincendo ben sette premi. Miglior film, miglior regia, sceneggiatura, effetti speciali, suono, musica e fotografia. Non vince però nessun premio per le migliori attrici, Karla Sofia Gascon, premiatissima a Cannes, e presente ai Césars come lo sarà agli Oscar, e Zoe Saldana.
Vince invece come miglior attrice Hafsia Herzi per “Borgo” e come miglior attore Karim Leklou per “Le roman de Jim”, non protagonisti Alain Chabat per “L’amour ouf” e Nina Meurisse per “L’histoire de Souleymane”. Attori rivelazione Abou Sangaré per “L’histoire de Souleymane” e Maiwene Barthelemy per “Vingt Dieux”.
In una serata riscaldata dal numero di Donald Trump alla Casa Bianca con Zelensky, i Césars si sono schierati subito ricordando l’appoggio francese all’Ucraina già nel discorso introduttivo della presidentessa del premio, Catherine Deneuve, e hanno fatto scandalo per la dichiarazione condivisibile di Jonathan Glazer, regista di “La zona d’interesse”, premiato come miglior film straniero: “Oggi la Shoah e la sicurezza ebrea sono utilizzati per giustificare i massacri e la pulizia etnica a Gaza”. Dichiarazione accolta da un fragoroso applauso da parte di tutto il cinema francese.
Ai sette premi di “Emilia Pérez”, che hanno fatto urlare parte del pubblico ai Césars in salsa woke, si sono aggiunti i quattro premi per “L’histoire de Souleymane”, film inclusivo e antilepenista di Boris Lojkine, miglior sceneggiatura, montaggio, attore rivelazione Abou Sangaré e non protagonista, Nina Meurisse. Vince due premi anche “Vingt Dieux” di Louise Courvoisier, opera prima e attrice rivelazione, Maiwene Barthelemy. Il cinema più popolare, cioè il campione di incassi nazionale “Le Conte de Monte-Cristo”, grande sconfitto, visto che malgrado le 14 nomination, vince solo due premi tecnici, costumi e scenografia.
Ma non vince per il miglior attore, l’amato dal pubblico Pierre Niney. Come non vincono i belli del cinema francese, né Tahar Rahim, protagonista di “Monsieur Aznavour” né François Civil per “L’amour ouf”. Malgrado sette nominations non vince nulla nemmeno “En fanfare” di Emmanuel Courcol, tradotto da noi come “L’orchestra stonata”, né “Misericordia” di Alain Guiraudie, che pure vantava 8 nominations e la segnalazione come miglior film dell’anno dei “Cahiers du cinéma”.
Stravince come miglior film d’animazione il lettone, ma di produzione in gran parte francese, “Flow” di Gint Zilbalodis. In un anno particolarmente fortunato per il cinema francese, con titoli forti e internazionali come “Emilia Pérez” di Jacques Audiard e “The Substance” di Coralie Fargeat in grado stanotte di tener testa al cinema americano, i Césars non seguono affatto i gusti del pubblico e le logiche produttive nazionali, che avrebbero voluto qualcosa per film come “Le Comte de Monte-Cristo” e “L’amour ouf”. Adesso non ci restano che gli Oscar.
the substance
l’histoire de souleymane
le roman de jim
misericordia di alain guiraudie
en fanfare
en fanfare
le comte de monte cristo
le roman de jim
borgo
vingt dieux
l’amour ouf
borgo
karla sofia gascon emilia perez
karla sofia gascon zoe saldana emilia perez
l’amour ouf
le comte de monte cristo